martedì 19 agosto 2014

DOMANI ORLANDO PRESENTA IL PACCHETTO GIUSTIZIA, CON OCCHIO DI RIGUARDO PER IL PROCESSO CIVILE


Per ora si tratta di linee guida, ma il prossimo 20 agosto, almeno per quanto riguarda il processo civile il Ministro Orlando promette che in Consiglio dei Ministri verranno portate proposte di legge concrete. SI tratta quindi di aspettare poche ore, anche se poi, come di solito, il tutto rimarrà in stand by in attesa delle deleghe e delle concrete, successive applicazioni. 
In particolare sono curioso di vedere cosa sia stato previsto per il dimezzamento dell'aretrato (5 milioni di processi) e in cosa consista la sanzione dell'"abuso di processo", oltreché, naturalmente, l'individuazione di questa fattispecie.  Non essendo un avvocato "guerriero", di quelli "causidici", non mi preoccupa molto, anzi (vedo molto peggio certi colleghi, specie gli esperti in materia condominiale ...).  Ma la curiosità resta. 
Intanto, ecco come il Corriere presenta il quadro sintetico della riforma che verrà. 

    Giustizia civile, via libera di Napolitano
     
    Restano i nodi sulla parte penale, soprattutto sulle intercettazioni
    Primo via libera del presidente della Repubblica alla riforma della giustizia. Ieri Giorgio Napolitano ha discusso con il Guardasigilli Andrea Orlando i punti fondamentali delle innovazioni. In particolare Orlando ha illustrato al capo dello Stato il testo del decreto legge sulla giustizia civile che dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri il 29 agosto. L’obiettivo è la velocizzazione del processo civile, considerato un fattore di competitività del sistema Paese. Sulla parte penale (prescrizione, falso in bilancio, intercettazioni) e su quella ordinamentale (revisione del Consiglio superiore della magistratura), il ministro ha presentato solo ipotesi per raggiungere l’accordo nella maggioranza di governo, tuttora divisa.
     
    ROMA — Al ministero di via Arenula ormai la chiamano la «rosa della giustizia»: è un fiore che ogni giorno si arricchisce di un nuovo petalo ma che ancora non è sbocciato completamente. Lo staff del ministro Andrea Orlando, guidato dal capo di gabinetto Giovanni Melillo (che ha scelto di graficizzare la riforma della giustizia con un sommario a forma di rosa), ha prodotto una gran mole di schede sintetiche e analitiche, mentre l’ufficio legislativo del Guardasigilli, affidato a Mimmo Carcano, ha già scritto, laddove è stato possibile, i testi di legge definitivi. Se per il processo civile ormai si parla di testi pronti per il consiglio dei ministri del 29 agosto, per il penale (prescrizione) e per la parte ordinamentale (Csm) Orlando deve ancora chiudere l’accordo all’interno della maggioranza. Ecco dunque le principali novità contenute nella riforma della giustizia Renzi-Orlando.
    Processo civile: giudizi abbreviati
    Quella relativa allo snellimento del processo civile è la parte più urgente (e condivisa anche all’esterno della maggioranza) che ha come obiettivo il dimezzamento (da 5 a 2,5 milioni di fascicoli) dell’enorme arretrato che incombe sui tribunali. Maggiore efficienza e minore litigiosità, dunque, grazie alla risoluzione delle controversie con i giudizi abbreviati e semplificati, affidati all’assistenza degli avvocati e non più davanti al giudice. Previsto un giro di vite, con sanzioni più severe, per il cosiddetto «abuso di processo». Previsto su questo tema un decreto legge.
    Tribunali delle imprese e della famiglia
    Verrà istituito in ogni capoluogo il Tribunale delle imprese. Ma ci sarà anche un Tribunale della famiglia, che si occuperà di diritti e tutele, divorzi e separazioni, minori e adozioni. Non è chiaro se il Tribunale per i minorenni sopravviverà con il nuovo schema di organizzazione che verrebbe affidato a un disegno di legge delega.
    Tra le novità c’è anche il divorzio consensuale che, in assenza di figli minorenni, potrebbe essere certificato anche da un avvocato o un ufficiale dello stato civile.
    Responsabilità civile dei magistrati
    Dopo aver stoppato l’iniziativa del Senato che era arrivato a un buon punto con un suo testo, il governo prevede un ampliamento dell’area di responsabilità su cui possa far leva chi è colpito dal cattivo uso del potere giudiziario. Il cittadino che ritiene di essere stato danneggiato fa ricorso contro lo Stato, che, a sua volta, si rifà sul giudice chiamato in causa (responsabilità indiretta). Verrà innalzata la soglia dell’azione di rivalsa, attualmente fissata, fuori dai casi di dolo, a un terzo dello stipendio del magistrato, ma l’Ncd insiste perché anche l’abuso interpretativo da parte del magistrato sia considerato «violazione di legge».
    Responsabilità disciplinare
    Le regole e le sanzioni già previste per i magistrati ordinari verranno estese anche ai giudici amministrativi (Tar e Consiglio di Stato) e contabili (Corte dei conti). L’iniziativa disciplinare verrà concretamente affidata al presidente del Consiglio così come quella relativa agli illeciti commessi dai magistrati ordinari che è già di competenza anche del Guardasigilli. Previsti un disegno di legge delega e un decreto per applicare subito gli illeciti disciplinari e le relative sanzioni alle toghe amministrative e contabili.
    Csm o Alta corte?
    «Chi nomina non giudica» è lo slogan coniato da Renzi. Nel senso che i membri del Consiglio superiore della magistratura che nominano presidenti di tribunale e procuratori capo non devono essere gli stessi che giudicano i magistrati in sede disciplinare. Le ipotesi sul tappeto sono due: una sezione disciplinare del Csm i cui componenti laici e togati non abbiano altri compiti oppure un’Alta corte (più gradita a Ncd e FI) che giudichi i magistrati lontano da Palazzo dei Marescialli (sede del Csm).
    I togati e il no alle correnti
    Per evitare il potere delle correnti (Magistratura indipendente, Magistratura democratica, Unità per la Costituzione, ecc.) in cui è articolata l’Associazione nazionale magistrati, il governo punta a cambiare il sistema elettorale per i togati (fermo restando che il Parlamento ha già accumulato un mese di ritardo per l’elezione dei membri laici). La soluzione sarebbe quella di creare collegi elettorali molto piccoli ma l’Ncd, che non si fida, propone il sorteggio tra i magistrati con un certo numero di anni di carriera alle spalle.
    La nuova mappa di Tribunali e Procure
    Dopo i tagli del 2012 (sono spariti 30 tribunali e altrettante procure della Repubblica), il governo si appresta a ridimensionare anche le sedi di Corte d’appello e le Procure generali. Attualmente sono 26, ne rimarrebbero 20 o 21. Il modello da seguire è quello pluriregionale del Piemonte dove la Corte d’appello di Torino ha competenza anche sulla Val d’Aosta. A rischio, dunque, le piccole Corti (Campobasso, L’Aquila, Ancona, Potenza, Perugia) ma anche le sezioni distaccate di Lecce e di Sassari.
    La prescrizione
    Sulla riforma della prescrizione (il meccanismo che regola il tempo entro il quale si deve portare a termine un processo, pena la sua cancellazione) il governo vuole rimettere mano alla ex legge Cirielli. Con Berlusconi a Palazzo Chigi, infatti, furono accorciati tempi previsti per la sopravvivenza del processo. La soluzione è quella studiata dalla commissione ministeriale presieduta dal professor Antonio Fiorella che prevede l’interruzione della prescrizione per fasi del processo (primo grado, appello, Cassazione).
    Le intercettazioni
    Per ora il ministro Orlando ha scoperto una sola carta in materia: «Estendere gli strumenti di indagine finalizzati al contrasto della criminalità organizzata anche ai reati di corruzione e affini». E questo vuol dire che chi indaga su corruzione e concussione potrà intercettare anche solo in presenza di «sufficienti» (e non per forza «gravi») indizi di colpevolezza. Mentre le intercettazioni ambientali potranno essere fatte anche nei luoghi in cui non vi è la certezza che lì si stia consumando un reato. Sulla pubblicazione delle intercettazioni, l’Ncd (ma anche alcune componenti del Pd) spinge per tornare al «testo Mastella» che imponeva il segreto assoluto sugli atti fino al termine delle indagini preliminari.
    Il falso in bilancio e l’autoriciclaggio
    Già depenalizzato con i governi di centrodestra, ora tornerà a essere punito con la reclusione. Il problema è scegliere tra una pena massima di 5 anni e una superiore a questo limite. La differenza, non irrilevante, sta nel fatto che nelle seconda ipotesi sarebbero consentite le intercettazioni. L’Ncd è contrario. Il nuovo reato di autoriciclaggio riguarda chi (oggi non soggetto a sanzione) si macchia di un delitto non colposo e poi «sostituisce, trasferisce, impiega denaro, beni e altre utilità provenienti da tale delitto in attività di carattere imprenditoriale o finanziario».

    Dino Martirano

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