venerdì 8 agosto 2014

DRAGHI LE CANTA CHIARE MA RENZINO NON SI SCOMPONE : "HA RAGIONE, NON CE L'AVEVA CON ME "


Gli amici sanno che tra i miei difetti peggiori, oltre alla vena polemica, c'è lo scetticismo. Siccome ne sono consapevole, cerco di non assecondarli, con alterni risultati (non proprio irrilevanti, se molti lettori mi gratificano con parole che lodano il mio sforzo di esprimere giudizi obiettivi e non faziosi ) . 
Per esempio sono anni che plaudo a Mario Draghi, nonostante non siano pochi gli amici liberisti che lo criticano per una politica monetaria "generosa". Capisco il loro ragionamento : se il problema è il livello di debito dei paesi occidentali, immettere facile liquidità è come curare i drogati regalando cocaina. 
Al contempo però condivido il pensiero di Giacalone :se tolgo la droga tutta di un botto, solo organismi molto forti resisteranno alla crisi di astinenza, gli altri moriranno tutti. BENE, dicono i pasdaran del liberismo, ma noi non siamo tra questi. E quindi ben venga una politica finalizzata a fornire "metadone" per rendere meno drammatica la disintossicazione, e intanto pretendendo che il malato adotti le cure necessarie.
MA il malato NON lo fa, tuonano i liberisti, se non è costretto, e i fatti purtroppo sembrano dare loro ragione. 
Ed è il motivo per il quale Draghi, spazientito, oggi parla di "cessione di sovranità" da parte di questi paesi restii, tra cui sicuramente ci siamo noi. 
Questi i passaggi più salienti del suo intervento

La ripresa dell’eurozona — ha detto Draghi — si conferma «debole, fragile e disomogenea», l’andamento della crescita «è un po’ rallentato se guardiamo agli ultimi due-tre mesi», ma i Paesi che hanno fatto le riforme hanno ottenuto risultati migliori di quelli che non le hanno fatte. «Uno dei componenti bassi del Pil italiano — ha spiegato — è proprio il basso livello degli investimenti privati» frenati «dall’assenza di riforme strutturali sui mercati dei prodotti, del lavoro e a livello giuridico e burocratico. Tutte queste riforme farebbero sentire rapidamente i loro effetti». Invece «gli investitori sono scoraggiati dal clima di incertezza che regna e che è molto esteso» e anche perché «devono aspettare mesi per ottenere autorizzazioni, 8-9 mesi per arrivare alla fine di un vero e proprio percorso ad ostacoli». 

: «Molti pensano che ci voglia molto tempo per registrarne gli effetti. Non è così. I Paesi che le hanno fatte (le riforme ndC) hanno registrato dei miglioramenti e l’occupazione è aumentata. È vero che alcune riforme si fanno sentire più rapidamente e che altre necessitano di più tempo». La situazione è tale che per Draghi è arrivato il momento «di iniziare a condividere la sovranità a livello europeo anche per quanto riguarda le riforme strutturali», così come «è già stato fatto a livello di bilancio». A una domanda che citava anche l’Italia, Draghi ha sottolineato che tra le priorità c’è anche il taglio del carico fiscale: «Questi Paesi devono abbassare le tasse, sono i Paesi con il più alto livello di tassazione in un’area in cui le tasse sono le più elevate del mondo». Ma questo intervento, ha sottolineato, è utile solo se legato alle riforme.



E questa è la risposta di Renzi nell'intervista di ieri su La 7


«Draghi ha ragione. Non riceverò lettere Farò una manovra di tagli alla spesa»
Renzi: ho sbagliato un paio di passaggi.
Sotto il 3% con 16 miliardi di spending review 
ROMA — «Sono totalmente d’accordo con Draghi». Quello del presidente della Bce non è avvertito dal premier come un richiamo personale, o come un affondo contro il governo, «se fosse un affondo, affondo anche io». Semplicemente il presidente della Bce «ha detto una cosa sacrosanta, noi dobbiamo rimettere in ordine l’Italia per farla diventare più competitiva. E le parole di Draghi sono la migliore risposta ai critici del Senato, che è una delle riforme che stiamo facendo. Noi abbiamo un pacchetto di riforme che può tornare a far volare l’Italia».
Matteo Renzi, che nega qualsiasi ipotesi di commissariamento da parte della Ue ed esclude «che arrivino lettere da Bruxelles», risponde ai ragionamenti del presidente della Banca centrale europea senza scomporsi. Non avverte le dichiarazioni di Draghi come una critica, se c’è qualcosa che semmai andrebbe discusso è il ragionamento del banchiere centrale sulla cessione di sovranità da parte degli Stati europei, per meglio attuare le riforme strutturali: «Noi la pensiamo in modo diverso ma si può discutere se abbia ragione o no, e ne discuteremo in seno al Consiglio europeo».
Il capo del governo parla in serata a La7, l’intervista è la prima uscita televisiva dopo i dati negativi sul Pil. Per il presidente del Consiglio ci sono da puntualizzare una serie di cose. Intanto «è un pò tutta l’eurozona che deve riflettere», anche «la Germania stenta, la sua produzione industriale a giugno è cresciuta meno che in Italia, tutta l’Europa ha dei problemi, noi stiamo facendo le cose che dobbiamo fare in Italia».
E qui arriva la seconda puntualizzazione. Renzi è convinto che «con calma, serenità prendiamo questo Paese per mano e lo portiamo fuori dalla crisi». Sottolinea quello che a suo giudizio è un errore di valutazione, «perché la recessione tecnica dipende da un segno meno consecutivo negli ultimi due trimestri. Ma negli ultimi anni l’Italia ha il segno meno per 11 volte, tranne una pausa», dunque «dalla recessione non siamo mai usciti tecnicamente». Aggiunge che con «buona pace dei gufi e anche di qualche sciacallo il Paese non è finito, abbiamo tutte le condizioni per continuare ad essere quelli che siamo, la seconda manifattura d’Europa».
Condizioni che «non prevedono bacchette magiche, miracoli, o poteri di supereroi, ma soltanto tanto lavoro: nel mio viaggio in Cina ho incontrato un’azienda che è pronta a fare auto a Termini Imerese, se va via Fiat perché non possiamo immaginare un’altra realtà che venga a investire nel nostro Paese?». Discorso legato agli investimenti esteri, che però continuano a stentare perché «anche se aprono le imprese straniere qui, poi temono che ci vogliano 940 giorni per avere giustizia».
Ancora sui dati del Pil c’è da aggiungere che il collegamento con il bonus di 80 euro «se non fosse un argomento serio dovrebbe far sganasciare dalla risate visto che i dati del prodotto si riferiscono al 30 giugno e che il bonus era appena entrato in vigore». Ho promesso di «cambiare verso, non universo in 3 mesi». Quindi una promessa per il 2015: «Riduciamo ulteriormente la pressione fiscale: se nel 2014 abbiamo dato 80 euro da maggio, abbiamo fatto 8/12, mentre il prossimo anno ridaremo tra i 10 e gli 11 miliardi. Non ci sarà nessuna manovra anticipata, solo proseguiremo con i tagli alla spesa». Il premier ammette poi di aver sbagliato «un paio di passaggi, non so se da segretario del Pd o da presidente del Consiglio: ad esempio sul coordinamento dei testi del dl Competitività perché lì l’abbiamo gestito non benissimo». Renzi nega qualsiasi contrasto con il ministro Padoan: «Un paio di volte abbiamo discusso di calcio, ma sull’economia la vediamo nello stesso modo. Gode della mia stima, della mia fiducia».
Nessuna preoccupazione per i conti e per l’autonomia del Paese. «Se dalla spending review si recuperano 16 miliardi stiamo sotto il 3% anche con una crescita non esaltante». L’Italia come malato della Ue? «Non vedo un clima come quello del 2011, non sento in arrivo lettere da Bruxelles, non c’è nessuna ipotesi default». Il patto del Nazareno? Con il Cavaliere, «non c’è alcun testo segreto; siamo politicamente diversi. Ma c’è rispetto». E, infine, il premier invita gli italiani ad andare in vacanza «belli allegri».
 

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