Due italiane sarebbero prigioniere di quei sanguinari fanatici dell'IS (Stato Islamico) , gli stessi che hanno decapitato in modo selvaggio il giornalista americano James Foley. Non si sa se siano le due ragazze volontarie, pure sequestrate di recente, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, ma cosa cambierebbe se non fossero loro due ma altre connazionali ? C'è da sperare piuttosto che le informazioni del Guardian siano inesatte, ché anche non subendo la sorte del povero americano, la situazione di due donne in mano a quei vigliacchi resta drammatica. Sofri, inviato ad Erbil, raccontava di un padre del gruppo degli yezedi, che rivelava come ogni giorno dovesse subire chiamate sul suo telefono nelle quali quelle bestie vestite di nero gli raccontavano come e quando avevavo abusato delle sue figlie (immagino che quel padre ascolti nella sola speranza di saperle comunque vive).
Si parla di riscatto, che secondo costume pagheremo. Chissà se l'Islam dice qualcosa per i sequestratori e i violentatori di donne ?
Non lo scrivo per sarcasmo nei confronti di una religione che rispetto, ma per disprezzo di uomini che commettono atti così indegni eppure si vantano di agire in nome del loro dio e della vera fede.
"Nelle mani dell’Isis anche due italiane”
Secondo il “Guardian” gli jihadisti hanno recentemente sequestrato altri quattro stranieri tra Aleppo e Idlib: un danese, un giapponese, e due connazionali. Non è certo che siano le volontarie Vanessa Marzullo e Greta Ramelli
LAPRESSE
21/08/2014
La comunità internazionale si coalizza contro lo Stato islamico
(Is), man mano che emergono le immagini di terrore e morte seminati in
questi anni in Siria e in Iraq. Se gli Stati Uniti piangono la morte di
James Foley, decapitato dai miliziani del Califfato, l’Italia teme per
la sorte di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. È il Guardian a riportare,
senza citarne i nomi, che «due donne italiane, una danese e una
giapponese catturate alla periferia di Aleppo di recente» sono nelle
mani dell’Is. Dopo il rapimento le donne sono state trasferite a Raqqa,
roccaforte dell’Is nel nord della Siria (dove nel luglio del 2013 venne
rapito il gesuita Paolo Dall’Oglio), ma non è detto che il loro destino
debba essere quello di Foley.
Negli ultimi mesi l’Is ha puntato a ottenere soldi dai sequestri. Negli ultimi 10 mesi almeno 10 tra loro - tra i quali un danese, tre francesi e due spagnoli - sono stati rilasciati dopo lunghi negoziati conclusi con il pagamento di riscatti. A condurre le trattative potrebbe essere stato, in alcuni casi, il britannico che ha ucciso Foley decapitandolo. Lo afferma uno degli ex ostaggi, che nel volto del boia ha riconosciuto una delle tre guardie (anche le altre due britanniche) che lo sorvegliavano a Raqqa.
Gli Stati Uniti, intanto, mirano ad aprire una base militare a Erbil, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno: lo riferisce una fonte militare curda, secondo la quale la base dovrebbe servire a monitorare la situazione militare e di sicurezza in Iraq. «Gli Stati Uniti hanno scelto Erbil perché rappresenta una zona ideale per la sicurezza della base e del suo personale. Gli Usa hanno già raggiunto un accordo e la base sarà dotata dei più recenti dispositivi elettronici di controllo oltre a un team di esperti», ha aggiunto la fonte.
L’Iran, intanto, il cui intervento in Iraq è stato invocato da più parti, ha annunciato di essere pronta a far la sua parte parte nella lotta contro gli jihadisti sunniti dello Stato Islamico in Iraq ma solo se l’Occidente «revocherà tutte le sanzioni» adottate «per il programma nucleare» di Teheran. Questa la condizione posta esplicitamente dal ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif.
Negli ultimi mesi l’Is ha puntato a ottenere soldi dai sequestri. Negli ultimi 10 mesi almeno 10 tra loro - tra i quali un danese, tre francesi e due spagnoli - sono stati rilasciati dopo lunghi negoziati conclusi con il pagamento di riscatti. A condurre le trattative potrebbe essere stato, in alcuni casi, il britannico che ha ucciso Foley decapitandolo. Lo afferma uno degli ex ostaggi, che nel volto del boia ha riconosciuto una delle tre guardie (anche le altre due britanniche) che lo sorvegliavano a Raqqa.
Gli Stati Uniti, intanto, mirano ad aprire una base militare a Erbil, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno: lo riferisce una fonte militare curda, secondo la quale la base dovrebbe servire a monitorare la situazione militare e di sicurezza in Iraq. «Gli Stati Uniti hanno scelto Erbil perché rappresenta una zona ideale per la sicurezza della base e del suo personale. Gli Usa hanno già raggiunto un accordo e la base sarà dotata dei più recenti dispositivi elettronici di controllo oltre a un team di esperti», ha aggiunto la fonte.
L’Iran, intanto, il cui intervento in Iraq è stato invocato da più parti, ha annunciato di essere pronta a far la sua parte parte nella lotta contro gli jihadisti sunniti dello Stato Islamico in Iraq ma solo se l’Occidente «revocherà tutte le sanzioni» adottate «per il programma nucleare» di Teheran. Questa la condizione posta esplicitamente dal ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif.
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