Non so perché, probabilmente sbaglio, ma nel leggere questo articolo e la successiva intervista della Bongiorno, ho pensato che qualche lettore, soprattutto lettrice, del blog, si sia domandata "adesso cosa scriverà il Camerlengo? anche stavolta iper garantista?".
Non mi sono voluto sottrarre a queste supposte domande, ma la risposta sono certo non sarà soddisfacente.
NON SO, se la Cassazione abbia ragione o no, e non lo so perché non conosco a sufficienza la materia penale, non bastando certo gli studi universitari e l'ascolto, pure attento, degli amici e colleghi che ho nelle camere penali.
Penso che ci sia un confine tra diritto e cavillo, e si sfocia in quest'ultimo quando i tecnicismi e la formalità creano una forbice troppo ampia con la sostanza. Summum ius, summa iniuria è un brocardo che non ho mai apprezzato. Questo fa capire che la sentenza non mi piace affatto, ma resta che il mio non è un giudizio giuridico.
Posso dire di aver trovato abbastanza convincenti alcune osservazioni dell'avv. Bongiorno (una che peraltro non è in cima alla mia stima, anzi...), la quale, alla domanda : " I giudici dicono che per il solo fatto che il rapporto violento è stato completo non si può escludere l’attenuante."
ha così risposto
« Io non sono d’accordo. Diamo un senso alle parole: stiamo parlando di violenza e di penetrazione. E restituiamo un senso anche alle sanzioni. Qui non si discute se è stato lui o no. Faccio la penalista e sono dell’idea che se non hai certezze devi regalare le garanzie. Ma esauriti tutti i dubbi, come in questo caso, le sanzioni devono essere adeguate, senza se e senza ma».
La Cassazione: attenuanti anche per lo stupro
«Neanche il rapporto completo può escluderle,
serve una valutazione globale».
Don Albanesi: sentenza assurda
Aveva abusato della moglie più volte. Ma da ubriaco, aveva fatto notare chiedendo le attenuanti. Il Tribunale di Vicenza prima e la Corte di Appello di Venezia poi gliele avevano negate, perché quei rapporti violenti erano stati completi. Ma la terza sezione penale della Cassazione ha accolto il suo ricorso e la sentenza di Appello si rifarà. Sull’ala di un sillogismo giuridico: «Così come l’assenza di un rapporto sessuale “completo” non può, per ciò solo, consentire di ritenere sussistente l’attenuante, simmetricamente la presenza dello stesso rapporto completo non può, per ciò solo, escludere che l’attenuante sia concedibile, dovendo effettuarsi una valutazione del fatto nella sua complessità».
Don Vinicio Albanesi, che accoglie le donne abusate nella comunità di Capodarco, si dice «sgomento»: «È una sentenza assurda e ingiusta. Casomai meritava le aggravanti perché la responsabilità è doppia: è violento, ed era ubriaco. Per chi guida e uccide una persona è un’aggravante perché per lo stupro no?». «Tecnicamente non so — aggiunge don Vinicio — ma c’è una giustizia sostanziale che non può essere dimenticata dietro i cavilli. Cosa che è pure già avvenuta, in un momento in cui le violenze aumentano perché la crisi ha fatto risorgere uno spirito primitivo: il valore della vita si è abbassato e prevale l’uso della forza».
Arriva a parlare di «istigazione a delinquere» la presidente del Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri: «Stiamo sminuendo l’importanza di un delitto così efferato come lo stupro che sembra quasi un’istigazione a delinquere. E questo avviene in un momento particolarmente grave e violento per le donne, dove quasi ogni giorno c’è una donna uccisa. Nel disinteresse della politica». Un muro che la sentenza è riuscita, per un giorno, a infrangere. «Attenuanti? Per stupratori urge la castrazione chimica» ha tuonato il leghista Roberto Calderoli. «Sentenza che indigna», ha aggiunto la ncd, Barbara Saltamartini. «Che possa esistere una “minore gravità” nel caso di una violenza sessuale è semplicemente inaccettabile», argomenta la vicepresidente pd del Senato, Valeria Fedeli che parla di «uso alquanto distorto del diritto, che come nelle peggiori sentenze del passato si dimostra ancora oggi sempre debole quando si tratta di tutelare la libertà di una donna».
Ma come arrivano i giudici della terza sezione penale ad accogliere il ricorso del violentatore ubriaco? Innanzitutto la Corte spiega che la sentenza non viene annullata in toto, ma solo nella parte che analizza la “ravvisabilità dell’ipotesi attenuata». Poi chiarisce che la «tipologia» dell’atto non è un elemento «dirimente». È la «qualità dell’ atto compiuto», si dice nella sentenza, «più che la quantità di violenza fisica esercitata» a dire quanto siano stati gravi quegli stupri. E invece da parte dei giudici di appello sarebbe «mancata ogni valutazione globale» sugli abusi. A partire dal fatto che erano compiuti sotto l’effetto dell’alcol.
La Corte di appello di Venezia aveva fatto riferimento, per negare l’attenuante, «ai plurimi rapporti sessuali completi ottenuti con la violenza e senza il minimo rispetto della dignità e libertà di determinazione della donna». Per la Cassazione, invece, è necessaria «una disamina complessiva, con riferimento alla valutazione delle ripercussioni delle condotte, anche sul piano psichico, sulla persona della vittima», perché i giudici non possono limitarsi a «descrivere il fatto contestato, necessariamente comprensivo di violenza senza tuttavia analizzarne, come necessario, gli effetti».
Il marito violentatore era stato condannato il 7 ottobre del 2013 anche per maltrattamenti in famiglia. Per quello, almeno, non si dovrà discutere se ci siano le attenuanti-paradosso di qualche bicchiere in più.
Virginia Piccolillo
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