mercoledì 10 settembre 2014

L'APPELLO DI PANEBIANCO : "NON TRATTATECI COME SUDDITI"


Ancora non lo si può annoverare tra i gufi, ma certo le perplessità di Angelo Panebianco in ordine all'efficacia della politica del governo crescono. Renzi viene ancora visto come l'uomo deciso di cui ci sarebbe bisogno, ma l'azione dell'esecutivo viene definita, garbatamente, "poco convincente". 
E gli italiani, anche col nuovo inquilino di Palazzo Chigi, continuano a sentirsi poco cittadini e assai più sudditi.  Panebianco cita in proposito il bel libro curato da Nicola Rossi e uscito ormai un paio di anni fa che aveva proprio questo titolo : " SUDDITI", e il Camerlengo ne parlò in un paio di post ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/06/non-piu-sudditi.html  ;  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/06/nicola-rossi-e-il-suo-libro-ci.html ) che, avendo un po' di tempo, rileggerei per poi, incuriositi, acquistare il saggio.
Panebianco si mostra in particolare esasperato per la gestione delle tasse, e cita il caso esemplare della TASI, con la maggioranza dei tosati, cioè noi, che ancora non sa quanto dovrà pagare !
Per l'IMU, ricorderete, era accaduta la stessa cosa. Così ci si riduce all'ultimo, i cittadini costretti a disagi assurdi per PAGARE, e facilmente incorrendo in errori e/o ritardi che l'Amministrazione, pur colpevole, non esiterà a sanzionare. 
Francamente, pur condividendo pienamente lo sfogo, non attribuisco a questo aspetto la ragione fondamentale della crisi sociale ed economica italiana, visto che "sudditi" lo siamo sempre stati eppure per due decenni (dalla fine della guerra a poco più della metà degli anni 60 del secolo scorso), siamo cresciuti brillantemente, per poi rallentare e infine, 20 anni fa, fermarci. Come sempre accade, quando si smette di avanzare, presto o tardi si arretra, ed è quello che sta accadendo.

Non trattateci come sudditi

di Angelo Panebianco

 

 
È solo un paradosso apparente che i sondaggi mostrino il sostegno degli italiani per Matteo Renzi (raggiunge il 64 per cento dei consensi nel sondaggio di cui ha dato conto il Corriere domenica, e in nessun altra rilevazione scende sotto il 50), unito però a un diffuso scetticismo sulle misure del governo. Non c’è nulla di irrazionale. Anzi, il pubblico si mostra giudizioso. Si affida a Renzi perché lo riconosce come l’uomo forte del momento, colui che domina la politica e dice di sapere che cosa occorra fare per portarci fuori dai guai. In situazioni tribolate non è insensato affidarsi (provvisoriamente) all’uomo forte disponibile. Ma, al tempo stesso, gli italiani non si mostrano stupidi, non si fanno prendere in giro.
Fino ad oggi il governo non è risultato molto convincente nella sua azione e i sondaggi lo registrano.
Proviamo a domandarci che cosa ci sia di poco convincente. Detto in modo enfatico e (non troppo) esagerato, di poco convincente c’è il fatto che non si è visto fin qui nessun provvedimento volto a restituire agli italiani i diritti di cittadinanza, nessun provvedimento che dia l’impressione di volerli trasformare da sudditi, quali per molti versi sono, in cittadini. Alcuni anni fa l’economista Nicola Rossi scrisse un bel libro (Sudditi , Istituto Bruno Leoni) che documentava il modo in cui politica e amministrazione avevano ridotto alla stato di sudditanza gli italiani, che pure, stando alla Costituzione, dovrebbero essere cittadini. Nel periodo intercorso non è cambiato nulla. E nemmeno Renzi finora ha fatto granché. Il caso della Tasi è esemplare. Come documentavano, sul Corriere di ieri, Fracaro e Saldutti, a meno di un mese dalla scadenza, più di 3.000 Comuni su 8.000 non hanno ancora fissato l’aliquota che dovrà essere versata. Una grande quantità di italiani continua ad ignorare quanto dovrà pagare. Il governo Renzi, sulla scia di Letta, ha ripetuto l’errore fatto a suo tempo dal governo Monti con l’Imu.
Ma perché mai dovrebbero ripartire i consumi se si impongono tasse e poi si lasciano passare mesi e mesi prima che i cittadini (pardon : i sudditi) possano conoscerne l’entità? Eppure sarebbe bastato poco. Sarebbe bastato stabilire che le inefficienze dell’amministrazione sono a carico solo dell’amministrazione. Sarebbe bastato decidere che i Comuni avevano tempo, poniamo, fino al maggio 2014 per stabilire l’ammontare dell’aliquota. Dopo di che, avrebbero perso il diritto di esigere il pagamento della tassa.
Sbaglia chi crede che perché ci sia crescita economica occorra che la politica sia «amichevole verso il mercato». Occorre invece che sia amichevole verso i diritti di cittadinanza. L’orientamento pro-mercato ne è soltanto una conseguenza. Chi, ad esempio, oggi vuol fare impresa è sottoposto alla tagliola e al ricatto delle autorizzazioni che l’amministrazione rilascerà a suo comodo, quando vorrà. Anche qui basterebbe poco per ristabilire il diritto di cittadinanza: il silenzio-assenso. Se l’autorizzazione esplicita non arriva entro un termine preciso, si dà per acquisita. E i funzionari che non se ne sono occupati nel tempo previsto saranno civilmente e penalmente corresponsabili di eventuali abusi.
Se il governo cominciasse ad «elargire» agli italiani diritti di cittadinanza avrebbe forse più successo di quello fin qui ottenuto con gli ottanta euro, riuscirebbe a fare ripartire l’economia. E forse i consensi di cui Renzi gode oggi nel Paese non risulterebbero effimeri, passeggeri.

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