Non essendo più un lettore di Repubblica (dopo esserlo stato per 30 anni), non sono al corrente dei "domenicali" (così l'autore stesso definisce i propri editoriali) di Eugenio Scalfari. Se lo fossi stato, all'elenco delle grandi firme apertamente avverse a Renzino (Ostellino, Ricolfi) avrei aggiunto quella del patriarca del giornalismo italico. In realtà avevo già letto in passato giudizi molto critici di Scalfari, che una volta paragonò Fabio Volo e Matteo Renzi, dichiarando che stimava più il primo, ché il suo successo se l'era guadagnato con cose concrete...
Poi però, sembrava che le posizioni di barbapapà si fossero un po' ammorbidite, e che il fondatore di Repubblica fosse disposto a concedere quantomeno il beneficio del dubbio al neo premier.
Il tempo deve essere finito se domenica Scalfari ha sparato ad alzo zero contro il presidente del Consiglio, reo, tra le altre cose, di essersi intestardito per la carica della Mogherini come lady PESC. Molti, in verità, avevano da tempo detto come quella carica sia più d'immagine che di sostanza, ché non ci può essere un ministro degli esteri dell'Europa visto che non c'è una politica estera europea.
Meglio sarebbe stato occupare caselle più essenziali in materia economica o dell'immigrazione.
Quanto alle grandi riforme, ai cambiamenti di verso, Scalfari non crede più alle promesse, visto poi i topolini partoriti dalla montagna, come nell'ultimo we.
Se c'è qualcuno che ci può salvare è Mario Draghi, conclude Scalfari, ed è difficile non dargli ragione.
Eugenio Scalfari al veleno contro Matteo Renzi: "Pifferaio, ci salva solo Draghi. E sulla Mogherini hai sbagliato tutto"
La bilancia dell'odio e dell'amore di Eugenio Scalfari per Matteo Renzi pende sempre di più verso il primo piatto. Basta dare un'occhiata al classico editorialone domenicale del fondatore di Repubblica, che non risparmia alcuna critica al premier, massacrandolo punto per punto. Il motivo è chiaro: le tante riforme annunciate, sbandierate come già realizzate e puntualmente o rinviate, o dimenticate, o dimezzate, o già fallite. "Il venerdì del 29 agosto - scrive Barbapapà -, che avrebbe dovuto essere per il governo una marcia trionfale, è stato invece un venerdì nero". Meglio, una via Crucis: prima l'Istat che certifica lo stato comatoso dell'Italia, schiacciata da Pil, consumi a picco, dissesto delle aziende, debito pubblico alle stelle e deflazione selvaggia. Poi, nel pomeriggio, le attese riforme della giustizia e il pacchetto Sblocca Italia rivelatisi un buco nell'acqua.
"La Mogherini? Un fallimento del Pifferaio" - Qualche ora dopo la scenetta del gelato a Palazzo Chigi, Renzi è volato a Bruxelles per assistere all'incoronazione della "sua" Federica Mogherini ad Alto rappresentante della Politica estera dell'Unione europea. Un successo? Nemmeno per sogno, secondo Scalfari, anzi l'esatto opposto. "Caro Pifferaio, questa nomina non ha alcun contenuto di sostanza - è la stroncatura del direttore -. Lo avrebbe solo se ci fosse preliminarmente una cessione di sovranità degli Stati nazionali dell'Ue". Peccato che ogni Stato vada per i fatti propri, con i più potenti (Germania e Inghilterra su tutti) che fanno un po' il bello e il cattivo tempo dell'Unione. "Mi domando perché, sapendo perfettamente tutto questo Renzi abbia puntato su quella carica e non ben altre più consistenti: gli affari economici, la concorrenza, l'Eurozona, la gestione del bilancio comunitario, l'assistenza dell'Unione alle zone economicamente depresse e tante altre mansioni che la Commissione esercita".
"La panna montata" di Renzi - Insomma, la Mogherini conta quanto il due di picche ma "il nostro Pifferaio la sbandiererà come una bandiera di successo mentre è soltanto un segno di debolezza". Dalla crisi non ci salverà l'Unione europea, conclude Scalfari, ma la Bce di Mario Draghi. E i gelati, in quadro così infausto, fanno solo arrabbiare: "Il cavallo ha sete - è la chiosa velenossissima di Barbapapà, versione Padellaro del Fatto - e non beve panna montata".
Quello lì, qualunque cosa dica, è inutile.
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