martedì 21 ottobre 2014

CON RENZI INVENTATA LA LEGGE DI STABILITA' "WORK IN PROGRESS"



Davide Giacalone non è un nostalgico del Cavaliere, e non è un anti renziano. Anzi, come molti, poi delusi (chi scrive è tra questi), guardava con grande simpatia e curiosità alla novità di quello schieramento, al rottamatore che voleva farla finita con un gruppo dirigente giudicato vecchio e inamovibile, che rispettava Berlinguer ma si ispirava a Blair. Parliamo del Renzi delle prime Leopolda, 2011 e 2012. Poi le cose sono cambiate.
Essendo un osservatore di cose economiche, essendo anche un consulente di imprese, impegnate soprattutto nell'export se ho capito bene, Giacalone comunque guarda alla sostanza delle cose. 
Ed è questa che non gli piace del nuovo Premier.  Le parole che Renzi ripete con enfasi su tutte le tv sono anche suggestive : l'Italia che può e quindi deve fare meglio della Germania, non certo della Grecia ;  la negazione del potere di veto ai sindacati e alle corporazioni ; il superamento della disuguaglianza tra protetti e non...l'elenco è lungo.
Però poi, quando si arriva al dunque...
Un piccolo esempio, la legge elettorale. E' la prima cosa a cui ha messo mano arrivando a Palazzo Chigi , e si può capire il perché : la Consulta gli ha fatto lo scherzo da prete di eliminare il porcellum (denigrato in pubblico ma quanto accarezzato in privato : buffoni ! ) , e con esso un premio di maggioranza da leccarsi i baffi. DI qui l'esigenza di fare una nuova legge che riproponesse un sistema che consenta di comandare anche senza avere i voti sufficienti, cosa che col proporzionale proprio non si può fare. Venne dunque, in accordo con Berlusconi, partorito l'Italicum, e Renzino e i suoi a vantarsi che in 3 mesi avevano fatto quello che non si era fatto in 6 anni !
In realtà la legge è stata approvata solo da una delle due camere, e già si sa che lo stesso premier la vuole correggere (con conseguente ritorno alla prima, perché così vuole l'ancora vigente bicameralismo). Dunque, dopo 9 mesi, NESSUNA legge elettorale è stata promulgata, e passerà tempo prima di vederla nascere. 
Adesso c'è la legge di stabilità, e le critiche crescono di giorno in giorno. Barroso, tuttora Commissario UE, ha preannunciato la richiesta di spiegazioni all'Italia, e anche al Colle, dove pure è nota l'indulgenza del presidente per il toscanaccio, pare trapeli un certo sconcerto per l'indeterminatezza del tutto. 
Ecco, è su questo aspetto che Giacalone concentra la sua attenzione, ironizzando su come molto, troppo, sia lasciato al "divenire".
Buona Lettura


Legge di stabilirà






Più che una legge di stabilità si avvia a essere una legge di stabilirà. Nel senso che si modella e adatta con il passare delle ore. Il tempo passato dall’annunciazione alla presentazione è servito anche per far tesoro dello sgomento suscitato nel sentir dire alcune cose. Per esempio: la decontribuzione annunciata, sulle assunzioni a tempo determinato, era di 6200 euro, ma trattavasi di un errore, perché già ci sono aziende che avrebbero diritto a una decontribuzione superiore, sicché nel testo che sarà presentato in Parlamento (dove ancora neanche c’è) quel limite sarà alzato a 8060. Vedremo cosa combineranno con il Tfr, i cui errori sono stati qui illustrati per tempo.
Originale la teoria illustrata da Yoram Gutgeld, consigliere economico di Matteo Renzi: se le norme esistenti si dimostrassero più convenienti di quelle che stiamo preparando, il contribuente potrà attenersi a quelle che preferisce. Lui si riferisce alle agevolazioni per le partite Iva, ma, certo, ha tutta l’aria d’essere un bislacco principio generale: noi ideiamo agevolazioni, che annunciamo a raffica, ma se, eventualmente, la legge preesistente fosse migliore di quella da noi magnificata, niente paura, potrete continuare a usarla. In espansione, se non altro, c’è la fantasia.
Direi che dalla scuola alla giustizia la nouvelle vague governativa s’è lasciata un po’ prendere la mano dall’ebrezza della consultazione popolare: noi annunciamo una cosa, stilando un menù che non comporta scelte, e voi siete liberi ciascuno di dire la propria. Tanto nessuno sta a sentire. In campo fiscale sembra ci sia un salto di qualità: mettiamo in parallelo un paio di sistemi e voi scegliete quello in cui vivere. La legge di stabilirà. Intanto, per non rendere noiosa la vita, continua la serrata campagna degli annunci. Immagino che al Quirinale si siano domandati: ma se ci hanno appena consegnato il testo della legge di stabilità, perché l’idea degli 80 euro alle mamme non c’è e sono andati a illustrarla in un salotto televisivo? Non so cosa si siano risposti. Di certo, un tempo erano più arcigni e meno comprensivi.
Una cosa buona, comunque. O no? No, non lo è. E’ una roba demagogica e controproducente. Lasciando da parte la fissazione per il numero 80, che non si capisce per quale logica quantifica i regali governativi, è bene rendersi conto che questa perversione laurina comporta una concezione della società come fossimo tutti minorenni, pronti a gioire per le mance temporanee. In una società maggiorenne le famiglie hanno bisogno dei servizi che le affianchino nella gestione dei bambini, a cominciare dagli asili nido. In una società maggiorenne la fiducia nel futuro discende dalla crescita economica, quindi dalla ragionevole certezza che lavorando si possa giovarsene. Mentre è tipico di una società minorenne il supporre che si possa dare e prendere senza che questo sia legato al produrre. Certo che 80 euro, al mese, tornano utili quando si affrontano le spese per un bambino, e certo che pendere gli applausi è cosa piuttosto semplice, annunciandoli, ma il bambino sopravvive ai tre anni e se non ci sono asili a sufficienza si perde partecipazione al lavoro degli adulti. Poi supera i sei anni, e se nelle scuole trova gli stabilizzati anziani avrà un’istruzione carente. E se lo mandiamo in scuole analogiche, con testi stampati e senza digitalizzazione non solo gli rubiamo capacità, ma rubiamo solti alle loro famiglie, come capita anche quest’anno. Poi supera i diciotto, e se si trova in università chiuse alla concorrenza e autoreferenziali nell’assegnazione delle cattedre diventerà un analfabeta laureato. Ci sono toghe che non compitano nell’italico idioma. A quel punto che gli diamo, il contributo per disadattamento al lavoro e al mondo?
Quando i soldi sono troppi può capitare di contrarre i vizi dell’agio e dell’improduttività. Ma ora i soldi sono pochi e spenderli fuori dal rilancio di istruzione e produzione è un delitto. Salvo prendere applausi, per la legge che solo poi stabilirà.

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