Accorata difesa del Premier da parte di Ernesto Galli della Loggia, che pure nel recente passato qualche critica a sua volta l'ha mossa all'inquilino di Palazzo Chigi, guascone a parole, più timido nei fatti, e comunque non portatore di parole di verità ( dire agli italiani come stanno veramente le cose, che loro sono responsabili di quanto accaduto e che il cambiamento necessario deve essere molto forte e sicuramente scomodo per tutti).
Galli della Loggia se la prende con gli oppositori interni di Renzi, che, a suo dire, si limitano a criticare ogni e qualsiasi iniziativa del Premier, senza fornire alternative.
Questa critica la trovo, in questi termini, esagerata. Non è vero che Fassina, Civati, Cuperlo o Bersani (la Bindi lasciamola da parte, poveretta) non abbiano alternative alla politica di governo, diciamo che non sono precisamente innovative : concertazione coi sindacati, lotta all'evasione fiscale, patrimoniale. Degli ever green (come ha ossservato una volta un'amica lettrice, un ever red...). Civati prenderebbe probabilmente in prestito, come tocco di novità, un concetto caro ai grillini : il reddito di cittadinanza.
Naturalmente, le ricette di questo tipo di sinistra sono stucchevoli, in quanto da tempo in opera : la tassazione in Italia è sempre disastrosamente cresciuta, con risorse immolate sull'altare della spesa pubblica ( i soldi recuperati dall'evasione da Befera, circa 10 miliardi l'anno nell'ultimo triennio, non hanno abbassato di un centesimo il prelievo, andando nella voragine nota), l'IMU e i suoi successori sono una forma di patrimoniale, e fino ad oggi nessun governo si è sottratto al rito-ricatto della concertazione. Però questa resta l'idea di società che loro hanno in mente, e se non ha funzionato, vorrà dire - per questi signori ovviamente - che dovrà essere applicata di più ! Avete presente quei genitori che ripetono continuamente comandi ed ammonimenti senza essere obbediti e che come unica soluzione hanno quella di urlare di più ? Ecco, il principio è quello.
Resta che quello che dice Galli della Loggia, nell'occasione, non risponde a verità.
Cosa diversa è dire, come fa pure l'editorialista nel suo finale, che gli esponenti della sinistra ortodossa continuano a immaginare la sola tutela della "loro" gente, come se il resto dell'Italia, la classe media (la vecchia borghesia, termine in disuso ) se la passasse bene e continuasse ad essere il gregge utile da tosare per la "redistribuzione" del reddito. Quel reddito non c'è più.
Peraltro, ho qualche dubbio, ancorché mi piacerebbe molto, che giunga, come auspica il noto politologo, un' "IDEA", un "PROGETTO" unitario e salvifico, che porti a riva tutti, e non solo le proprie categorie protette. Nel gioco faticoso degli equilibri, c'è sempre un'idea di società prevalente, dove si privilegerà la libertà rispetto all'uguaglianza (per dire), il pubblico rispetto al privato, il dirigismo invece del liberismo. La società di Renzi al momento non è chiarissima, ma certamente l'elemento dirigista sembra essere la stella polare della sua bussola.
La vocazione
minoritaria
di
Ernesto Galli della LoggiaI deputati pd che martedì sono usciti dall’Aula per non votare il Jobs act si candidano a essere i nuovi protagonisti di uno degli spettacoli più antichi del repertorio della sinistra italiana: il nullismo politico.
Cioè la propensione a dire sempre no, a fare l’opposizione e basta. Bindi, Fassina, Civati, Bersani e compagni sono contro Renzi perché lo giudicano un pericoloso thatcheriano travestito, e sta bene. Dunque si sono schierati contro quasi tutto quello che ha fatto — contro il patto del Nazareno, contro gli 80 euro, contro la riforma del Senato, contro la revisione dell’articolo 18 —, e sta ancora bene. Ma avanzando quali proposte nuove e alternative? In nome di quale nuovo progetto? Che cosa farebbero, insomma, se fossero loro a governare? Nessuno lo sa: sospetto perché non lo sanno neppure loro.
Ma in questo modo quello della sinistra pd finisce per essere niente altro che l’esatto rovescio di ciò che essa rimprovera a Renzi: l’antipersonalismo come risposta al personalismo. Così come, sempre in questo modo la sinistra pd mostra una singolare mancanza di sintonia con lo spirito del Paese. Non sembra proprio, infatti, che oggi gli italiani sentano il bisogno di «discorsi», quanto piuttosto di soluzioni tangibili, di proposte e progetti concreti. Magari anche elementari e brutali, come quelli leghisti di Salvini (e però, guarda caso, di grande successo), certo meno che mai delle astratte scomuniche ideologiche di Gianni Cuperlo. Non hanno bisogno di sentirsi dire che il presidente del Consiglio è un chiacchierone che non combina nulla, bensì di sapere che cosa combinerebbe chi gli muove tali accuse.
Nella situazione drammatica in cui si trova, il Paese ha bisogno di una cosa più di ogni altra: di un’idea capace di unirlo e di portarlo in salvo. Pur con tutte le critiche possibili e sia pure molto a tentoni, la proposta renziana del «partito della nazione» interpreta questa necessità e si muove in questa direzione. Rappresenta qualcosa che alla Sinistra finora non è mai riuscito, ed è la ragione che fin qui le ha impedito di sedere da sola al governo. S’illudono infatti gli antirenziani del Pd se credono che l’Italia possa essere governata sulla base delle ragioni dei disoccupati, dei metalmeccanici e dei pensionati.
Bisogna avere un progetto che contemperi le ragioni di molti, molti altri; e più che vellicare il passato di una parte occorre disegnare un futuro plausibile per tutti. Altrimenti si conferma solo la propria antica, maledetta vocazione al minoritarismo permanente.
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