Una nuova amica Roberta Marchetti, mi segnala il video pubblicato su Il Foglio, e che è in realtà realizzato dai signori dell'Isis, lo Stato Islamico. Roberta mi chiedeva cosa ne pensavo anche dell'opportunità di mettere a disposizione di tutti, minori compresi, immagini veramente raccapriccianti.
Ho risposto che in astratto sarei contrario, ma temo che sia ormai una battaglia di retroguardia. Su internet gira di tutto e di peggio. Almeno questo è un documento, atroce, ma che ha una finalità informativa.
Le avvertenze le trovate ben evidenziate.
Io, ad un certo punto, ho abbassato gli occhi.
L'ultimo messaggio efferato dello Stato islamico
17 Novembre 2014
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ATTENZIONE IL VIDEO CONTIENE IMMAGINI MOLTO VIOLENTE NON ADATTE A UN PUBBLICO IMPRESSIONABILE
Lo Stato islamico è un gruppo armato islamista che sta combattendo una guerra di espansione in Siria e in Iraq. Al Furqan è uno dei suoi reparti che si occupa della produzione di media e filmati, fin dagli anni della guerra americana in Iraq, e ieri ha fatto circolare su Internet questo video di sedici minuti in arabo e inglese – che è decisamente e fortissimamente sconsigliato a chi non voglia sopportare la visione rivoltante di violenza su prigionieri indifesi.
Il video contiene alcuni elementi e motivi ideologici che fanno comprendere che cos'è lo Stato islamico, al di là della sua stessa propaganda. C'è un'introduzione che ripercorre la storia dell'organizzazione e dei suoi leader, fin da prima del 2006, quando prese il nome attuale. C'è l'odio estremo per gli sciiti, che appartengono a una diversa professione di fede e sono una minoranza nel mondo islamico ma la maggioranza al governo in Iraq, dove si combatte gran parte della guerra (lo Stato islamico si proclama difensore dei sunniti). C'è l'uccisione di 18 ufficiali dell'aviazione siriana catturati nei mesi scorsi nella provincia di Raqqa. la scena dell'uccisione è coreografata e ritualizzata con attenzione – con una tecnica di produzione che fa pensare a videomaker ormai molto più sofisticati di quelli che filmavano uccisioni negli anni della guerra con gli americani cominciata nel 2003 . C'è la voce del capo dell'organizzazione, Ibrahim al Badri (nome di guerra: Abu Bakr al Baghdadi) che a fine giugno si è proclamato Califfo dei musulmani e c'è anche la voce del suo portavoce, il siriano Abu Mohammed al Adnani. Una parte incruenta e significativa del video è dedicata ai giuramenti di fedeltà a Ibrahim che stanno arrivando da piccoli gruppi armati sparsi nel mondo islamico, dalla Libia all'Arabia Saudita, dallo Yemen all'Algeria. Tra gli uomini dello Stato islamico che uccidono gli ufficiali siriani ci sono anche combattenti stranieri, e non è una novità. La telecamera si ferma deliberatamente a inquadrare i volti, con lineamenti asiatici, europei e arabi. Il comandante dell'uccisione rituale è un inglese, lo stesso "John" già visto in altri video dello stesso gruppo. Sono stati anche già identificati un ex studente del Galles e un convertito francese (forse c'è un secondo francese). Lo Stato islamico insiste molto su questo elemento dell'annullamento delle nazionalità, che non contano più dentro la Umma, la comunità, dei musulmani. Il filmato si conclude con l'annuncio della morte dell'ostaggio americano Abdurahman Kessig (il nome vuol dire: servo del misericordioso), un giovane volontario americano sequestrato in Siria nel 2013 mentre prestava assistenza umanitaria alla popolazione, poi convertitosi all'islam (nato Peter Kessig)
Lo Stato islamico è un gruppo armato islamista che sta combattendo una guerra di espansione in Siria e in Iraq. Al Furqan è uno dei suoi reparti che si occupa della produzione di media e filmati, fin dagli anni della guerra americana in Iraq, e ieri ha fatto circolare su Internet questo video di sedici minuti in arabo e inglese – che è decisamente e fortissimamente sconsigliato a chi non voglia sopportare la visione rivoltante di violenza su prigionieri indifesi.
Il video contiene alcuni elementi e motivi ideologici che fanno comprendere che cos'è lo Stato islamico, al di là della sua stessa propaganda. C'è un'introduzione che ripercorre la storia dell'organizzazione e dei suoi leader, fin da prima del 2006, quando prese il nome attuale. C'è l'odio estremo per gli sciiti, che appartengono a una diversa professione di fede e sono una minoranza nel mondo islamico ma la maggioranza al governo in Iraq, dove si combatte gran parte della guerra (lo Stato islamico si proclama difensore dei sunniti). C'è l'uccisione di 18 ufficiali dell'aviazione siriana catturati nei mesi scorsi nella provincia di Raqqa. la scena dell'uccisione è coreografata e ritualizzata con attenzione – con una tecnica di produzione che fa pensare a videomaker ormai molto più sofisticati di quelli che filmavano uccisioni negli anni della guerra con gli americani cominciata nel 2003 . C'è la voce del capo dell'organizzazione, Ibrahim al Badri (nome di guerra: Abu Bakr al Baghdadi) che a fine giugno si è proclamato Califfo dei musulmani e c'è anche la voce del suo portavoce, il siriano Abu Mohammed al Adnani. Una parte incruenta e significativa del video è dedicata ai giuramenti di fedeltà a Ibrahim che stanno arrivando da piccoli gruppi armati sparsi nel mondo islamico, dalla Libia all'Arabia Saudita, dallo Yemen all'Algeria. Tra gli uomini dello Stato islamico che uccidono gli ufficiali siriani ci sono anche combattenti stranieri, e non è una novità. La telecamera si ferma deliberatamente a inquadrare i volti, con lineamenti asiatici, europei e arabi. Il comandante dell'uccisione rituale è un inglese, lo stesso "John" già visto in altri video dello stesso gruppo. Sono stati anche già identificati un ex studente del Galles e un convertito francese (forse c'è un secondo francese). Lo Stato islamico insiste molto su questo elemento dell'annullamento delle nazionalità, che non contano più dentro la Umma, la comunità, dei musulmani. Il filmato si conclude con l'annuncio della morte dell'ostaggio americano Abdurahman Kessig (il nome vuol dire: servo del misericordioso), un giovane volontario americano sequestrato in Siria nel 2013 mentre prestava assistenza umanitaria alla popolazione, poi convertitosi all'islam (nato Peter Kessig)
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