sabato 8 novembre 2014

RENZI E IL PD AL 44% ??? NO, SI TRATTA DI ALTRA COSA : "IL PARTITO DELLA NAZIONE". CHE NON C'è, MA I SONDAGGISTI LO "PESANO"



Leggi i titoli e dici : ammappa, tutti questi dati economici fallimentari, e i sondaggi danno Renzi al 42%  (ho letto anche il 44, su La Stampa) ? Conosco la risposta, per averla sentita anche da qualche amico : e chi dovremmo votare ? Grillo ? i morti viventi di Forza Italia ?
Non è una risposta sciocca, solo che a quel punto io non voterei.
Detto questo, come sempre il titolo non rappresenta la realtà. Nemmeno quella dell'articolo, dove viene spiegato che NON è il PD al 42-44%, che anzi, quello è in calo (38%) rispetto all'exploit delle europee (poco più del 40, nella narrativa ormai stabile 41), favorito anche da un'astensione superiore al 35% dell'elettorato. E anche la fiducia in Renzino, che qualche mese fa toccava livelli massicci, oggi si avvicina alla soglia del 50%. Per carità, paragonato ad Hollande, che nemmeno tocca il 20, Renzi è un leader amato. Ma anche per lui critiche e critici aumentano. 
No, il 42-44% sarebbe il risultato elettorale di un ALTRO partito, sempre a guida renziana, ma non più il PD ma quello della "Nazione". Nome che ai padri post comunisti, come Occhetto (a proposito, ricorre il giubileo dalla Bolognina e la fine del PCI, se ho letto bene) fa venire l'orticaria, essendo Nazione termine storicamente di destra, che a sinistra parlano sempre di Paese ("sto paesi qui"  diceva il povero Bersani).  La formazione nuova di Renzi, dove veramente il centro sinistra diventa tale, accettando che alla propria sinistra si formino altri movimenti o partiti. Con il tracollo berlusconiano, c'è una platea elettorale enorme di moderati e centristi da conquistare. Nessuno finora c'è riuscito ( da ultimi ci hanno provato quelli di Scelta Civica, dove dietro Monti si erano uniti Montezemolo, Riccardi, Casini e addirittura quel poveraccio di Fini), con quell'elettorato finito un po' da Grillo (per poi scoprire che lì si erano rifugiati anche i rossi delusi dal PD...) e molto nell'astensione.
Renzino, che come statista al momento vale meno di zero ma conferma di essere un tattico politico coi controfiocchi, si è lanciato su quell'elettorato, sapendo che dalla sua ha un asso senza uguali per l'elettorato italico : è l'uomo vincente del momento !
Capirai ! Per noi una manna, che sempre quello aspettiamo !
Il problema è andarlo a tradurre in voti del 42-44%, perché ad oggi la legge elettorale che Renzi sogna NON c'è ! (aveva detto "FATTO !" otto mesi fa...e invece sta ancora a caro amico, che quella partorita dalla Camera va rifatta ! e quindi deve essere modificata, approvata al Senato e TORNARE a Montecitorio...avoglia !). Giustamente il Premier accusa Berlusconi di cincischiare. Il Cavaliere ha il terrore di fornire a Renzi l'arma per tornare alle urne in un momento deflagrante per lui e Forza Italia. Però è anche vero che, rispetto all'accordo di allora, è Renzi ad aver cambiato le carte in tavola, a suo favore. Il premio di maggioranza, secondo la nuova versione che si vuol dare all'Italicum, andrebbe non più alla coalizione ma alla sola lista. 
Come dice un sorprendente D'Alimonte, che dimentica di essere un professore e non un ideologo schierato, un vero regalo al PD, oggi unico partito che possa sperare di prenderlo quel premio, arrivando a quota 40%, impensabile per chiunque altro. Insomma, da una parte si dice "le regole del gioco si fanno insieme", dall'altra si sottende "basta che siano quelle che dico io". 
Personalmente sono stufo di sentire la nenia ipocrita dei piddini - alcuni anche amici - sulla "governabilità", che se ci stavano loro oggi al 20% facevano le mobilitazioni di piazza per il proporzionale (come le fecero nel 1953, ai tempi della cd. Legge Truffa di De Gasperi).
Peraltro, sono uno convinto che il maggioritario sia meglio - o meno peggio - del proporzionale puro, purché si salvaguardi in modo decente il principio di rappresentanza. NON PUOI governare una nazione col consenso del 20% degli elettori !! E con il Porcellum e una forte astensione questo nel 2013 è stato quasi possibile ! In realtà l'operazione non è riuscita per il diverso sistema dell'attribuzione del premio al Senato. E infatti la Corte Costituzionale ha dato ragione al mio ragionamento e non ai quaquaraqua ieri di Bersani e oggi di Renzi : il premio NON può scattare senza una soglia minima decente di voti ottenuti. Avevano detto il 37%, dal Quirinale devono avergli detto che era troppo bassa, e adesso si parla del 40.
Mi sembra accettabile, confidando che gli italiani possano tornare a votare in percentuali superiori al 70% ( alle Europee poco sopra il 60 !). Il problema è che poi c'è il doppio turno, e quindi la possibilità che ci sia la diserzione di massa al ballottaggio di tutti quelli non interessati e anzi contrari ad entrambi i competitors, e alla fine il premio venga attribuito ad una formazione che, di fatto, rappresenti altro che il 40% degli elettori, ma se va bene il 30...
Non è l'unico difetto dell'Italicum. Michele Ainis, uno che della Costituzione se ne intende abbastanza, ne fa un discreto elenco.
Leggere per credere

 


Le nascoste imperfezioni dell’Italicum
di Michele Ainis

 

Dopo otto mesi, torna in scena la legge elettorale: il risveglio della Bella addormentata. Adesso Renzi ha fretta, Berlusconi ha flemma. Sicché la querelle è tutta sui tempi, sul calendario che dovrà celebrare il lieto evento. Anche l’idea di trasferire il premio di maggioranza (dalla coalizione al partito più votato) non ha acceso troppe baruffe tra i due commensali. L’essenziale, per il primo, è d’agguantare un altro trofeo, sventolandolo dinanzi agli elettori. L’essenziale, per il secondo, è che continui a sventolare la legislatura, dato che lui non riesce più ad agguantare gli elettori.
Domanda: ma non potremmo fare presto e bene? Perché l’ Italicum è un male, anzi un maleficio costituzionale. Ci è capitata già una volta (col Porcellum ) l’esperienza di una legge elettorale stracciata poi dalla Consulta. Due volte no, sarebbe un imbroglio al quadrato. Sennonché l’ Italicum imbroglia i principi iscritti nella Carta. Quali? Primo: la parità di genere. Promossa dall’articolo 51 della Costituzione, bocciata nel testo uscito il 12 marzo dalla Camera. Secondo: le pluricandidature. Per effetto di quel testo, capi e caporali di partito possono candidarsi in 8 collegi, diventando plurieletti; dopo di che dovranno scegliere, giacché nessuno può sedersi contemporaneamente su 8 poltrone. E i loro votanti negli altri 7 collegi? Buggerati. Terzo: le liste bloccate. Dunque parlamentari nominati dai partiti, anziché scelti dai cittadini. Per la Consulta (sentenza n. 1 del 2014) questo sistema «ferisce la logica della rappresentanza». 

Ma con l’ Italicum i nominati restano, la ferita pure. Tuttavia il colpo mortale — al buon senso, oltre che alla Costituzione — è ancora un altro. Perché l’ Italicum s’applica alla Camera, non anche al Senato. Lì resta un proporzionale puro, il Consultellum . Ma è ragionevole votare con due marchingegni opposti? Risponde, di nuovo, la Consulta: questa scelta schizofrenica «favorisce la formazione di maggioranze non coincidenti nei due rami del Parlamento, pur in presenza di una distribuzione del voto nell’insieme sostanzialmente omogenea». E dunque offende «i principi di proporzionalità e ragionevolezza». Insomma, non è in questione la legittimità di qualche differenza tra Camera e Senato. Dopotutto, le nostre assemblee legislative hanno già numeri diversi (630 deputati, 315 senatori), una diversa anagrafe (25 e 40 anni per occuparvi un seggio), un diverso corpo elettorale (alla Camera si vota a 18 anni, al Senato a 25).
Non è un problema neppure la scelta fra maggioritario e proporzionale. L’uno sacrifica la rappresentatività del Parlamento in nome della governabilità, l’altro procede in direzione opposta. E infatti abbiamo fin qui sperimentato sia il primo che il secondo: votando con un proporzionale nella prima Repubblica, con un maggioritario durante la seconda. L’importante è non elidere del tutto il valore di volta in volta recessivo, privandoci d’un minimo di democrazia o privando la democrazia della stessa possibilità di funzionare. Ma è altrettanto importante che la scelta — quale che sia la scelta — esponga una motivazione razionale, ed è qui che casca l’asino, anzi l’ Italicum . Perché il supermaggioritario della Camera viene annullato dal superproporzionale del Senato, lasciandoci infine con le tasche vuote: senza democrazia, senza governo.
Domanda bis: ma i nostri legislatori non lo sanno che la loro creatura è figlia illegittima della Costituzione legittima? Lo sanno, lo sanno. Anche se hanno cercato d’appellarsi alla riforma del Senato, per giustificare la trovata. Balle: ammesso che la riforma veda mai la luce, ammesso che il Senato elettivo finisca nel cassetto dei ricordi, la nuova legge elettorale sopravvivrebbe in ogni caso. Ne cadrebbe una parte, tutto qui. Abrogata per estinzione del suo oggetto, come succede quando la legge tutela una specie animale che in seguito s’estingue. E allora perché hanno cucito un vestito su misura per la Camera, lasciando il Senato a pelle nuda? E perché adesso non ci mettono una toppa? Risposta: perché è tutta una finta, un barbatrucco. Fingono di risolvere i problemi, e intanto ne creano di maggiori.

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