giovedì 4 dicembre 2014

LA GIUSTIZIA "ON DEMAND" E IL DIALOGO (INUTILE) TRA UN GARANTISTA E UN GIUSTIZIALISTA



Nel leggere, come ogni giorno, il mio quotidiano preferito, Il Garantista (diretto da un comunista d'annata come il bravo Sansonetti...è strana la vita ) , da un po' di tempo mi imbatto in commenti in calce a qualche articolo di tale sig. Prialo. Sia pure con prosa prevalentemene sobria, insomma non in stile "travagliato", il commentatore fa capire di non essere propriamente in linea con lo spirito del giornale, improntato, fin dalla testata, ad un fiero garantismo.
L'altro ieri, ignorando il senso del bell'articolo di Caminiti sulla triste vicenda del picoclo Loris ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/12/la-morte-del-piccolo-loris-e-il-copione.html ), invocava la pena di morte per l'assassino, una volta trovato. Oggi giustifica la gogna mediatica che ogni volta tocca alle vittime delle grandi retate, con tv e giornalisti avvertiti sapientemente ed appostati opportunamente fuori dalle case dei soggetti coinvolti più famosi, che invece, giustamente per me, l'autore dell'articolo, Giovanni Jacobazzi, biasimava. 
Mi sono sentito di replicare così al lettore Prialo :
"Gentile sig. (o sig.ra ?) Prialo, constato, da lettore abituale de il Garantista (io l’acquisto, non so lei) , che ultimamente è puntuale nei suoi commenti critici agli articoli del giornale. Per carità, il diritto di critica è sacro, e su questo quotidiano le posizioni contrarie vengono sovente ospitate con ampio spazio ad articoli non in linea con la “mission” nobile della testata, che non a caso si chiama “Garantista”. Ecco, non mi pare che lei condivida questa impostazione. Leggere cose diverse dal proprio pensiero è ottima cosa, se però lo si fa con mente aperta, disponibili anche a cambiare idea. Se invece l’unico gusto è quello di far sentire preconcettualmente il proprio contro canto, allora la cosa si capisce meno. Insomma, io non lo leggo Il Fatto, so che non sono disponibile al giustizialismo di quel foglio, ed esprimere i miei commenti lì sarebbe inutile, trattandosi di dialogo tra sordi. Lei non prova la stessa sensazione, come mai ?"

Il sig. Prialo ha risposto così :

Cortese Stefano,
(sono un uomo) effettivamente è da poco che leggo il Garantista on line, i giornali cartacei, complice la vita alienante di oggi, li leggo saltuariamente. Sono stato attratto dal fatto che vi si trovano articoli sempre favorevoli a chi commette reati e mai alle vittime. E la cosa è strana, in considerazione della dilagante criminalità che non viene mai punita e quando proprio non se ne può fare a meno, le pene sono irrisorie, se rapportate alla gravità dei reati commessi, e mai fatte scontare per intero.
E non è solo questo l’assurdo: i cittadini oppressi che chiedono giustizia, vengono chiamati spregiativamente giustizialisti.
Negare che in Italia esista un enorme problema di giustizia mancata sta creando nei cittadini un rigetto crescente, certificato dalla rinascita della Lega. Io credo che i nostri politici, lassisti per interesse, dovrebbero farsi un esame di coscienza e, nel contempo, una precipitosa marcia indietro, prima che la situazione esploda completamente.
Per quanto riguarda il Fatto, anche lì si possono tranquillamente esprimere pareri discordi dalla linea del giornale e nessuno dice nulla.


E sul fatto della (non)giustizia che diventa cinema, ha aggiunto
"Più cinema che giustizia??? O bella, ma i cittadini, che poi sono chiamati a pagare di tasca loro i ladrocinii di questa gentaglia, hanno il diritto sacrosanto di vedere in faccia chi delinque. Così da regolarsi per il futuro".

Questa la mia replica :
Sig. Prialo, il suo punto di vista era chiaro, la mia domanda era un’altra, e riguardava il senso del contro canto . E’ evidente che lei sulla giustizia ha un’idea specifica, e non saranno i pur solidi argomenti che trova su questo giornale a farle non dico cambiare idea, ma anche solo venire un dubbio. Del resto, scrivere che il Garantista sta dalla parte di chi commette reati è una evidente forzatura. A me sembra che questo quotidiano si batta essenzialmente per due cose : 1) che vengano rispettate le garanzie previste da norme costituzionali e processuali (il che non avviene spesso) 2) che il carcere non sia tortura. I processi in piazza, le gogne via cavo e via rete, gli abusi della pubblica accusa, sono fenomeni reali e combattuti NON per simpatia nei confronti dei criminali, quanto per una scelta di tipo di società in cui si vuole vivere. A voler essere rozzi, si potrebbe sintetizzare all’estremo sulla prevalenza dei valori di Libertà o di Sicurezza. Detto tutto ciò, io non ho detto che non leggo il Fatto perché tanto poi un mio commento sarebbe censurato (come vede, non avviene nemmeno qui), ma perché trovo inutile dialogare tra persone che sono radicalmente agli antipodi. Non è il fatto di non avere le stesse idee, ma la possibilità di nutrire dubbi sulle stesse. Io, sul mio garantismo, di dubbi non ne ho : che lo leggo a fare un giornale giustizialista (manettaro diciamo noi…) come quello di Travaglio ? Con onestà mi chiedevo la stessa cosa di lei. Perché leggere il quotidiano di Sansonetti ? Il gusto appunto del contro canto ? Della polemica ? O veramente pensa di spargere il seme, sempre prezioso in effetti. del “dubbio” ? La mia è una curiosità, che magari lei, che, a differenza di altri “incursori” consimili, ha il dono del garbo, vorrà soddisfare.
Quanto alla gente che ha diritto di guardare in faccia i figuri da cui guardarsi, mi creda : il dato che il giornalista riporta, e cioè che un buon 50% di quelli coinvolti in queste maxi retate finiscono scagionati anche piuttosto presto, è un dato reale. Basti pensare i dati statistici sulle assoluzioni della famosa tangentopoli, per non parlare dei numeri imbarazzanti degli errori giudiziari (proprio oggi, in prima pagina, c’è la testimonianza di Giulio Petrilli, che ha passato sei anni in carcere per essere stato poi completamente assolto…). In fondo si tratta solo di volere che un colpevole sia trattato come tale dopo che sia stato processato e condannato. Non prima, non in piazza, in tv o, ora in rete. 
 
  
Questo l'articolo "incriminato"

Il Garantista

La retata in diretta tv più cinema che giustizia

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Non ci interessa sapere se i 100 indagati e i 37 arrestati della maxi retata di Roma siano colpevoli o meno. Questo lo decideranno i giudici al termine del processo. Per esperienza, possiamo solo dire che nelle inchieste con centinaia di imputati, la metà viene subito assolta. E’ una regola. Vogliamo però fare i complimenti a chi ha curato, fin nei minimi particolari, la sceneggiatura di questa retata all’alba. Una retata fascio-comunista come direbbe Pennacchi. I giornalisti, infatti, hanno avuto la possibilità di riprendere in diretta le fasi salienti degli arresti.
Surreale, ad esempio, il caso della perquisizione a casa dell’ex sindaco Alemanno alla Camilluccia. I giornalisti della Rai erano già pronti sotto casa, aspettando con le telecamere l’arrivo dei carabinieri in borghese. Per poter immortalare il momento della citofonata. Il piano sequenza di tutta la scena è degno del migliore Brian De Palma. Nel montaggio finale sono stati anche previsti i sottotitoli per chi si fosse perso qualche battuta da parte del carabiniere.
Ovviamente, non avendo la sfera di cristallo, qualcuno ha avvertito i giornalisti. Segnalandogli, come nelle guide del National Geographic, i punti di maggiore interesse. Dove, appostandosi con le telecamere, avrebbero potuto riprendere i soggetti di “maggiore spessore investigativo” da dare poi in pasto agli spettatori vogliosi di manette.
Non sono mancate le passerelle degli arrestati in catene. E l’entrata a bordo delle vetture con il carabiniere che gli spingeva la testa. Una scena, anche questa, collaudata e di sicuro effetto mediatico. La moderna gogna 2.0.
Tutte le riprese, come nelle migliori tradizioni, sono avvenute davanti la porta principale della caserma. Uscire dalla porta secondaria non avrebbe dato, infatti, lo stesso risultato in termini di immagine. Troppa privacy e discrezione. Meglio un lento e solenne incedere sulla scalinata d’ingresso, per dar modo a tutti di riprendere senza affanni i fotogrammi della cattura. Un trofeo di caccia da mostrare ai propri figli.
Nella conferenza stampa che è seguita alla parte video in esterna della mattina, sono stati letti stralci di intercettazioni e, per quelle di maggior effetto, è stato anche riprodotto l’audio. Giusto per la cronaca, se uno degli indagati volesse avere lo stesso materiale probatorio, magari soltanto per poter esercitare il suo costituzionalmente previsto diritto di difesa, sarebbe costretto a formulare richiesta al pubblico ministero titolare dell’indagine, pagare i relativi diritti di cancelleria, attendere il tempo necessario per l’effettuazione delle trascrizioni. Normalmente alcune settimane. Per la conferenza stampa si opera in deroga, il materiale è già pronto, montato, fruibile da tutti.
Naturalmente è stato fornito ai giornalisti l’elenco completo degli arrestati, con codice fiscale ed un breve curriculum vitae. Oltre ad un riassunto del quadro accusatorio racchiuso nelle 1249 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare. Allegati esclusi. Comunque, nei prossimi giorni, avremo sicuramente modo di leggere le parti più interessanti di questo romanzo criminale su qualche giornale particolarmente sensibile alle fase delle indagini preliminari.
Una riflessione ed un suggerimento a chi sta discutendo in questi giorni della riforma della Giustizia: perché a questo punto fare il processo e perdere tempo? E’ necessario? Non è già tutto cosi chiaro? Non vi bastano le rassicuranti parole degli inquirenti? Avanti con la prossima retata. Sempre in diretta, magari on demand.

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