Il 16 novembre mia sorella mi ha fatto vedere l'importo che il CAF le aveva indicato come dovuto per il saldo della TASI sulla seconda casa (un appartamento di 70 mq, zona alberone, vicino a San Giovanni. Un tempo era periferia, ora che la città si è allargata parecchio, diciamo che è "semi centrale", o "semi periferico", insomma sta a metà) : 730 euro. Vuol dire 1.460 euro l'anno.
Possibile mai ?
Eppure deve essere contenta, visto che il governo ha appena annunciato che nel 2015 "non l'aumenterà". Quindi nel 2016 sì ? Speriamo si convinca a venderla, come la vado implorando da anni.
Il piccolo e amaro aneddoto personale per introdurre il commento, ricco di un ironia molto prossima al sarcasmo, di Davide Giacalone all'indomani del 16 dicembre, il Tax Day, giorno del salasso fiscale.
L'opinionista prende di mira le tasse sulla casa, il canone RAI, le ipotesi di riforme fiscali "semplificatorie", non solo di là da venire, ma che nelle bozze di semplificante hanno assai poco.
Fisco e Giustizia sono i campi in cui Ronzino è più carente in assoluto, e non sono propriamente irirlevanti.
Buona Lettura
Dirupo fiscale
44 miliardi escono oggi dalle tasche degli italiani e si lanciano nel dirupo delle casse erariali. A salutare il loro precipitare hanno trovato la fanfara di due annunci: nel 2015 non aumenteranno né le tasse sulla casa né il canone Rai. Una mostruosa cacofonia, totalmente difforme dallo spartito fino a quel punto propagandato. Come vediamo subito. Ma non basta, perché ad accompagnare il volo c’è anche un fatto: solo il 15% della delega fiscale ha fin qui trovato attuazione, scadendo il prossimo 27 marzo. E fra le cose che si dicono imminenti c’è l’ennesima ridefinizione dell’abuso di diritto. Che è uno strazio del diritto.
Andiamo con ordine. Le imposte legate alla casa non aumenteranno. Che bello. Magari sarebbe corretto aggiungere: “ulteriormente”. Perché sono appena aumentate. E di tanto. Non solo Tasi, Tari e Imu sono cresciute, ma lo hanno fatto in un tripudio di complicazioni e trappole. E non solo sono cresciute, ma cresceranno ancora, perché tale sarà l’effetto se la rivalutazione degli estimi catastali non si accompagnerà ad una diminuzione delle aliquote. Né è vero che il 2015 sarà immune da aumenti, perché le addizionali comunali non sono state cancellate e il meccanismo per la loro determinazione rimane identico. Quindi non possono salire solo laddove hanno raggiunto il massimo. E queste sì, che sono soddisfazioni.
La verità è più prosaica: il governo aveva annunciato che il 2015 sarebbe stato l’anno della “local tax” (mettiamo una tassa sugli anglicismi per analfabeti), sicché una sola tassa che le avrebbe ricomprese tutte, e invece s’è arreso, lasciando tutto com’è. Aliquote comprese. Questa è la notizia, mica quella diffusa da quasi tutti.
E veniamo al canone Rai: non aumenterà. Evviva. Scusate, ma non doveva dimezzarsi? L’annuncio era: si pagherà la metà e lo si farà con la bolletta elettrica. Scrivemmo: non può funzionare l’inserimento in bolletta e non è vero il dimezzamento, perché basta avere diverse utenze e scatta il raddoppio o la triplicazione, oggi escluse dalla legge. Ci risposero: vi sbagliate, lo faremo, dimezzeremo, starete a vedere. Ecco, lo abbiamo visto. Ma la notizia non è quella diffusa da mezzi di comunicazione non si sa se scemi o frastornati, non è che il canone non aumenta, è che l’operazione governativa è abortita. Come qui dettagliatamente previsto. A me fa anche tenerezza che la fantasia sia finalmente giunta al potere, è che un minimo di competenza può anche tornare utile.
Tutto il capitolo della semplificazione fiscale, del resto, dovrebbe essere compitato entro la fine di marzo, dando attuazione alla delega fiscale. Fin qui siamo a carissimo amico. Dicono in arrivo la parte relativa all’abuso di diritto. Leggo le anticipazioni e inorridisco. Dunque: non sarebbe più reato (a parte che lo dissero anche quando lo inserirono in legge, governo Monti, e quando si dicono due volte la stessa cosa è segno che non ha molta rilevanza quel che si dice), ma il fisco può continuare a contestare non violazioni della legge, non evasioni fiscali, ma elusioni fondate sull’applicazione della legge. Non ha alcun senso supporre che il rispetto di una legge possa essere un abuso. Se lo è, ciò discende dal fatto che la legge è scritta male. La riscrivano, anziché rompere l’anima ai contribuenti. Comunque: equiparato all’elusione, l’abuso continuerà ad essere contestato. A quel punto il contribuente dovrà dimostrare di avere agito con finalità non malevole. Quindi: il fisco contesta e il contribuente deve dimostrare di non essere in peccato. Manco il tribunale dell’inquisizione.
Il contribuente, però, può prevenire il problema: quando dovrà applicare una legge, potendo scegliere fra quella e un’altra (da ricovero, ma per il legislatore), potrà evitare d’incorrere in tentazione chiedendo prima al fisco (con “interpello”) casa sua signoria suggerisce di fare. Quindi le aziende restano all’ancora chiedendo la rotta alla capitaneria burocratica, la quale col piffero si prende la responsabilità di indicare quella meno onerosa, con il rischio che qualcuno, domani, gli contesti corruzione e danno erariale. L’interpello, pertanto, è l’anticamera dello sbudello.
Appena oltre il confine, se scegli con attenzione, si paga meno ed è tutto più semplice. Se vai in Lussemburgo al funzionario non chiedi quale leggi applicare, ma tratti quale aliquota ti applica, se vai a fargli compagnia. Ecco, se siete di buon carattere, diciamo che tali notizie potrebbero allietarvi le feste, strappando un sorriso. Se già malmostosi, c’è solo da sperare che vi distraiate.
Si deve elevare lo Statuto drl Conttibuente a norma di rango costituzionale.
RispondiEliminaOppure, più semplicemente, abbattere questo Stato LADRO restituendo agli attuali sudditi la dignità di cittadini.