Parla l'avvocato di Massimo Bossetti, quello superstite, che l'altro (a) ha rinunciato al mandato, per "insuperabili incompatibilità circa la strategia difensiva" ( ne abbiamo parlato nel post http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/12/caso-bossetti-yara-se-lavvocato.html ), e lo fa per dire che il suo cliente è innocente.
Capirai, direte voi, che potrebbe mai dire ?
Giusto. Solo che questo discorso vale anche per i rappresentanti dell'accusa.
Che potrebbero mai dire ? Eppure loro vengono creduti, immagino perché rappresentano lo Stato, e quindi non hanno un interesse personale e privato nel perseguire qualcuno. Se lo fanno, significa che quello è colpevole. Peccato che poi, molto più spesso di quanto non sarebbe lecito aspettarsi, non va esattamente così (le richieste dell'accusa vengono disattese, secondo le statistiche, in circa il 40% dei casi). E nella stessa vicenda di Yara Gambirasio, fu accusato un ragazzo straniero poi riconosciuto estraneo ai fatti. Parlo di
Mohamed Fikri , che lavorava in un cantiere edile di Mapello, vicino a Brembate, e fu fermato a bordo di una nave diretta a Tangeri. Contro di lui alcuni indizi, tra i quali un’intercettazione ambientale in cui sembrava avesse affermato “Allah perdonami non l’ho uccisa”. Ma la traduzione era sbagliata. Mohamed Fikri si proclamò innocente. Riuscì a dimostrare che le sue vacanze in Marocco (il suo paese) erano programmate da tempo e che non stava fuggendo. La sua posizione fu archiviata perchè l’immigrato risulterà del tutto estraneo alla vicenda. Intanto però aveva perso il lavoro, è rimasto indagato per tre anni, con un marchio che gli è rimasto addosso, e si è fatto anche due giorni di prigione (per il quale gli è stato riconosciuto un risarcimento di 9.000 euro). Pochi però, rispetto a Bossetti che sono sei mesi che è in galera senza essere stato nemmeno rinviato a giudizio.
Comunque, almeno leggere gli argomenti del difensore forse si può.
L’avvocato di Bossetti: «Basta sciocchezze tv, così rovinate un uomo»
Non un fatto personale della Procura certo, ma il risultato dell’effetto perverso della spettacolarizzazione di queste notizie. Il classico corto circuito media-giustizia tanto dibattuto in questi giorni di ira dello stesso presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, che annuncia misure e contromisure, che tende a celebrare i processi soprattutto in tv, innescando nell’opinione pubblica e forse anche negli stessi inquirenti, anche inconsapevolmente, una pressione che un tempo non c’era.
Come non c’erano tutti quei moderni presidi della scienza e della tecnologia che consentono è vero riscontri prima inimmaginabili, ma che si portano appresso anche tutti i limiti di indagini che non dovrebbero mai rinunciare anche ai modelli investigativi classici fatte dalle persone, gli inquirenti, con le persone, gli indagati.
Avvocato, sicuramente lei si riferisce anche all’ultima notizia che vorrebbe che il furgone immortalato nelle telecamere intorno al centro sportivo di Brembate Sopra il giorno della scomparsa di Yara Gambirasio sarebbe proprio quello di Giuseppe Massimo Bossetti. Le perizie della procura che, hanno scomodato pure Iveco, non ci mettono nemmeno il dubbio.
E cosa proverebbe? A parte il ribadire che io sono ancora della scuola di chi pensa che le prove si formano in dibattimento, il mio assistito ha sempre dichiarato che passava da quelle parti e per vari motivi… insomma ci passava, lo ha ammesso sempre. Insomma era di strada per lui.
Sì ma gli investigatori dicono anche che, a differenza di quanto detto da Bossetti che era passato solo per acquistare delle figurine per i figli, quel giorno avrebbe gironzolato per 50 minuti nella zona…
Anche questo lo vedremo in tribunale; certo è che se lo dicono avendo a disposizione solo due immagini la vedo difficile. Vede tutti questi casi che finiscono nei talk show hanno in comune che molto spesso vengono veicolate giorno dopo giorno nei vari polpettoni di informazione, elementi che il più delle volte sono destituiti da ogni minimo fondamento, oppure vengono interpretati a favore, di volta in volta dell’accusa (più spesso) o della difesa (si veda ad esempio nel caso del piccolo Loris Stival le notizie che nei primo giorni davano per assodato che il piccole fosse stato oggetto di abusi e che non era vero, ndr).
E tutto ciò, sempre prima che questo avvenga nei luoghi deputati dalla legge. E poi spesso non si tratta nemmeno di indizi. D’altronde se non fosse davvero così credo che la procura avrebbe già rinviato a giudizio, e questo non è ancora avvenuto… Ci sarà un perché… Non si è lesinato in tutti questi mesi, con grave danno della tranquillità e dell’immagine di una famiglia ora distrutta, che si aggiunge a quella cui va tutto il mio rispetto della piccola vittima, a spacciare, come prove o scoop che fossero il fatto che Bossetti si facesse le lampade o che nel suo pc si fossero trovate le parole “sesso” o tredicenni”, senza spiegare che è impossibile contestualizzare la ricerca a ritroso; ovvero se i due termini siano stati digitati nel motore di ricerca insieme, in un lasso di tempo enorme tra l’altro…
E soprattutto anche da chi… Come anche che sui veicoli in uso al mio cliente non è stato trovato nulla che rimandi alla povera Yara.
Quindi alla fine l’unica prova regina rimane al momento quella del dna rinvenuto sui leggins della povera ragazzina che gli esami hanno detto appartenere a Bossetti?
Vede anche nel caso del Dna, se si avesse una visione meno distorta e amplificata del caso, si dovrebbe parlare di indizio tuttalpiù. Perché quando ci sono alcuni elementi di dubbio sullo stesso tema come quello avanzato dagli stessi tecnici del Ris non viene data nessuna eco dai media?
Mi spiego meglio, non ci sarebbe dubbio sull’appartenenza, ma sul fatto che in un contesto di devastazione (il corpo della ragazza) quella traccia di dna, per quanto piccolissima e unica, sarebbe invece contraddittoriamente “meravigliosa”, perfetta ed abbondante…
Quantomeno un’anomalia e che rimanda a certi pensieri… Tipo che la scienza non basta a tutto. E mi auguro che il modello di questa indagine (per i cui sofisticati accertamenti genetici sono stati spesi oltre 7 milioni di euro) non diventi, come auspicato in questi giorni da molti addetti ai lavori, un modello investigativo addirittura europeo… Certo il giro d’affari non mancherebbe. E sarebbe milionario. E guardi che sono uno che non ama la dietrologia.
Beh così si torna al caposaldo finora della vostra difesa sull’argomento: le ipotesi del complotto e della contaminazione del dna per trasporto…. E chi ce l’avrebbe trasportato?
Al momento non posso dirle altro, sennò dovrei rimangiarmi quanto detto prima, che le prove si formano al processo, fatto in cui credo fermamente e, perché no, anche un possibile effetto ”sorpresa”. Il mio compito non è quello di scoprire il colpevole, quello spetta alla procura, bensì quello, nel difendere il mio cliente, di insinuare dubbi al fine di scoprire la verità, qualunque essa sia.
Insomma, dopo secoli di civiltà giuridica mi trovo a disagio a dover considerare relativo quello che per noi è un capofermo: l’onere della prova, che secondo la legge è un principio generale secondo il quale chi vuole dimostrare l’esistenza di un fatto ha l’obbligo di fornire le prove per l’esistenza del fatto stesso.
Prove, non indizi (anche se molti e supportati dalle moderne tecnologie e dalle esigenze del mainstream mediatico) e spesso nemmeno quelli.
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