martedì 23 dicembre 2014

OGGI IN FRANCIA, DOMANI ? NON SARANNO TERRORISTI, PERO' IL TERRORE E' IL LORO OBIETTIVO



Bè, è successo in Francia, di che dobbiamo preoccuparci ? Tre episodi in tre giorni di violenza contro persone innocenti e indifese. Le autorità smentiscono che si tratti di attentati terroristici. "Azioni isolate", e sarà vero, così come una coincidenza che tutti e tre gli assalitori siano di religione musulmana. Però, senza scomodare gli amici del penale e l'adagio per il quale  "tre indizi fanno una prova", basta ricordare, come fa Guido Olimpio nella sua analisi (la trovate di seguito), che il piano dei "mille tagli" per far sanguinare l'Occidente era stato teorizzato già da Osama Bin Laden e quelli dell'Isis sono tornati a predicarlo come modo di colpire e punire il miscredente occidente. Quanto il fatto che "tanto è accaduto in Francia", è considerazione talmente miope che non vale nemmeno la pena contestarla. Piuttosto, non c'è bisogno di essere "obiettivi sensibili" per essere colpiti. Anzi, queste iniziative "isolate" hanno opportunamente come vittime le persone comuni, che sono anche indifese. Non saranno terroristi, però il terrore è il loro obiettivo.



Non serve un ordine dall’alto
E’ il piano dei «mille tagli» 
per far sanguinare l’Occidente



Senza un piano particolare e a volte anche senza armi. I più organizzati, come è avvenuto a Ottawa e Sydney, si portano dietro un fucile da caccia. Altri si arrangiano con un’ascia o un coltellaccio. Ma sempre con maggior frequenza si affidano a un’auto con la quale investono passanti inermi. Una vecchia forma di terrorismo spontaneo usato da Hamas e che è tornato d’attualità dopo i suggerimenti del portavoce dell’Isis, al Adnani, in uno dei suoi rari sermoni: «Se non avete una pistola, investiteli con la vostra macchina».
Una minaccia destinata a riprodursi per imitazione anche da chi non ha alcun legame con il movimento jihadista. Ora è la Francia, domani sarà in qualche altro Paese occidentale. Un pericolo da non sottovalutare, così come un fenomeno di grande impatto emotivo. Intanto perché è facile da attuare. Non serve la logistica, non è necessario pensare a vie di fuga. Si agisce e basta, in base alle opportunità e al momento.
L’aggressore prende poi di mira bersagli non protetti. Difficile pensare — almeno fino a pochi giorni fa — che una pasticceria in Australia potesse diventare un obiettivo. E ancora meno i banchetti di un mercatino o un marciapiede affollato di pedoni.
Impossibile proteggerli, anche perché non ve ne sarebbe una ragione. Ma il ripetersi degli episodi spingerà le autorità a pensare a qualcosa. A Gerusalemme hanno blindato le fermate del bus, però questo non ha impedito altri attacchi a bordo di veicoli.
Ed è ancora più complicato individuare il profilo dell’aggressore. C’è lo spostato, l’esaltato, il vendicatore, il militante convinto e quello che lo diventa soltanto nel momento dell’azione. A volte è un evento personale a innescarlo. Non serve un ordine, anche perché non c’è nessuno a darlo. Alla base ci sono volontà, determinazione, odio.
Quanto al movente è ancora lui a trovarlo ed esistono mille pretesti per chi è deciso a colpire. Questo vale tanto per il jihadista solitario che per i cacciatori di poliziotti. E il guaio è che il messaggio, insieme al modus operandi , si sta diffondendo rapidamente sospinto dal clamore suscitato, dalla copertura mediatica e dal rilancio immediato sui social network.
Si sta concretizzando su scala ridotta e rozza il piano dei mille tagli. Ideologi qaedisti avevano pensato a una serie di piccoli attacchi per far sanguinare l’Occidente fino all’ultima goccia. Un progetto che aveva convinto anche l’ultimo Bin Laden, quello del rifugio pachistano con la coperta sulle spalle e lo zuccotto in testa. Pensava che fosse inutile investire in operazioni a lungo termine che assorbivano uomini, costavano molto e non garantivano il successo contro il nemico.
Meglio pensare a qualcosa di più modesto, concreto, attuabile anche da chi ha scarsi mezzi o network di supporto. Un’indicazione accolta in modo indiretto anche dai tattici dell’Isis e adesso da quanti pensano di partecipare a un disegno globale con un gesto individuale in una città del Canada o in una strada della Francia.

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