domenica 21 dicembre 2014

PAGNONCELLI : GLI ITALIANI VOGLIONO ANDARE A VOTARE . IL 62% CONTRO LA FINE NATURALE DELLA LEGISLATURA



Gli italiani saranno pure poco istruiti ( il 61% arriva al massimo alla licenza media....francamente pensavo meglio, dopo quasi 70 di Repubblica e soprattutto 50 di benessere, con la valanga di maestri e professori che manteniamo ) e poco interessati, molto anche per sfiducia (dargli torto non è facilissimo), alle riforme "alte" della politica, come la riforma costituzionale del Senato e/o la legge elettorale. Però qualche idea chiara, e non sballata, ce l'hanno lo stesso.
Sull'Italicum per esempio, stando all'indagine svolta da Nando Pagnoncelli e il suo istituto di ricerca, i miei concittadini mostrano per esempio che la soglia di sbarramento al 3% probabilmente è troppo bassa, essendo la chiara maggioranza (56%) contraria all'ingresso di troppi partiti piccoli. Allo stesso tempo, non si fidano più completamente del maggioritario, credo per le delusioni di questi 20 anni, dove hanno vinto cartelli elettorali, vale a dire grandi ammucchiate (specie a sinistra, che arrivò nel 2006 a contare credo una decina e passa di sigle !) che servivano per vincere le elezioni ma poi si rivelavano stucchevolmente incapaci di governare per mancanza di coesione. Non solo. Adesso che l'offerta dei partiti pare essere ancora più avvilente del solito, moltissimi si rifugiano nell'astensione. A quel punto però il meccanismo del maggioritario, con tanto di premio, finisce per affidare il potere (per così dire, ché ormai la sovranità nazionale è parecchio limitata) a formazioni che rappresentano un quarto dell'elettorato, il che non è proprio il massimo per un sistema democratico. Di qui una divisione degli intervistati, per metà favorevoli al premio di maggioranza ( 49%), l'altra no (45%).
In generale, tenendo peraltro conto che molti della legge sanno poco (e del resto, tocca ancora conoscere la versione definitiva, che già sappiamo non sarà la prima licenziata dalla Camera), il giudizio della gente tende al negativo. C'è una prevalente diffidenza e anche in qui credo che l'istinto delle persone non suggerisca cose sbagliate, tipo che una legge così importante per tutti, poi risponda più a compromessi di bassa leva, ad interessi particolari delle forze in campo, piuttosto che all'interesse nazionale, che consisterebbe nel varare un sistema buono generalmente e valido nel tempo, non ogni volta ribaltato a seconda della convenienza di chi, in quel momento, ha maggior potere. 
Infine, oltre il 60% vuole il voto anticipato, vedendo come anche questo governo sia debole ed alternative in questo parlamento non è dato vederne. Meglio quindi vedere se rivotando Renzino riesce a migliorare la sua posizione, anche interna, oppure sarà costretto, senza tante piroette, ad una alleanza governativa difficile ma chiara (tipo Germania o Gran Bretagna, per capirci).  
Insomma, magari siamo un po' ignorantelli, però non del tutto stupidi va !




Gli elettori si dividono sull’Italicum 
Ma vogliono le urne prima del 2018
Per la maggioranza il sistema di voto resta un mistero.
Bocciati i capilista bloccati



In queste settimane si parla molto della riforma della legge elettorale che sembra finalmente arrivata in dirittura d’arrivo, ma non sono molti i cittadini informati: solo il 4% dichiara di conoscere nei dettagli la proposta di legge e il 25% ne conosce i principali punti che la caratterizzano. Al contrario il 59% ha solo sentito che se ne sta discutendo e ammette di non saperne quasi nulla e il 13% ignora l’argomento.
La scarsa conoscenza dell’Italicum non sorprende affatto: le riforme elettorali, come quelle istituzionali, sono un argomento complicato, di cui spesso sfuggono le implicazioni. Non va mai dimenticato che la nostra è una popolazione poco istruita: il 61% degli elettori italiani possiede al massimo la licenza media oppure quella elementare o non è in possesso di alcun titolo di studio.
A ciò si aggiungono altri due aspetti: il primo riguarda la crescente diffidenza nei confronti della politica che rende scettici gli elettori sulla bontà dei diversi sistemi elettorali e soprattutto sulle intenzioni dei partiti, più intenti a salvaguardare i propri interessi elettorali che quelli del Paese.
Il secondo riguarda la crisi economica che ormai da tempo ha modificato le priorità dei cittadini, incentrate soprattutto sui temi dell’occupazione, del tenore di vita e delle tutele sociali.
Ne consegue che le opinioni sulla legge elettorale sono più negative (45%) che positive (32%) e un elettore su quattro (24%) non è in grado di dare un giudizio. Va osservato che i giudizi sono molto diversi tra coloro che conoscono la legge (tra cui prevalgono, sia pure di poco, i giudizi positivi: 53% contro 46%) e coloro che ne sanno poco o niente, tra cui prevalgono quelli negativi (44%) rispetto a quelli positivi (23%), mentre uno su tre non si esprime.
Nel complesso sono valutazioni molto diverse rispetto a quanto riscontrammo nello scorso mese di marzo quando, a poche settimane dall’esordio del governo Renzi, la proposta di sostituire il Porcellum con l’Italicum otteneva un consenso elevato perché, al di là del merito della proposta, assumeva il valore simbolico del cambiamento: si interveniva su una legge detestata da tutti ma che nessuno era stato in grado di cambiare.
Riguardo ai principali contenuti della legge il consenso prevale, sia pure di poco, solo per il premio di maggioranza assegnato al partito che supera il 40% dei voti: 49% i favorevoli 45% i contrari.
La possibilità di scelta dei candidati è estremamente controversa: il nominativo «bloccato» dei capilista dei 100 collegi elettorali in cui sarà suddiviso il territorio nazionale ottiene più critiche (71%) che favori (26%); ma anche la possibilità per gli elettori di esprimere una preferenza, salvo per i capilista: 50% i giudizi negativi e 47% i positivi.
E anche la soglia di sbarramento al 3% ottiene più dissenso (56%) che consenso (40%).
Anche nel merito dei singoli aspetti dell’Italicum i giudizi di coloro che conoscono la legge sono nettamente più positivi rispetto a quelli di coloro che non la conoscono a sufficienza o la ignorano, nonostante permanga anche tra i primi una netta contrarietà alle liste bloccate, sia pure limitate ai 100 capilista di collegio.
Inoltre, si riscontrano opinioni più favorevoli tra gli elettori del Partito democratico e di Forza Italia, come probabile conseguenza del patto del Nazareno, mentre i detrattori sono soprattutto gli elettori grillini e gli astensionisti.
In generale, sebbene in modo non univoco, sembrano affiorare due aspettative tra gli elettori, peraltro non nuove: poter disporre della possibilità di scegliere i deputati mediante il voto di preferenza e semplificare lo scenario politico limitando il numero dei partiti piccoli, per garantire la governabilità.
Infine, le elezioni. Prevale nettamente la propensione ad andare al voto prima della scadenza naturale della legislatura: quasi due italiani su tre sono di questo parere (62%). In particolare, il 35% vorrebbe elezioni subito dopo l’approvazione dell’Italicum, nonostante l’iter parlamentare previsto per la trasformazione del Senato sia ancora lungo e ciò potrebbe determinare una situazione complessa e ingovernabile, con una composizione diverse nelle due camere; il 27% vorrebbe votare prima della scadenza ma dopo la modifica del Senato mentre solo un elettore su quattro (25%) propende per andare al voto nel 2018, alla conclusione della legislatura.
Più favorevoli al rapido ricorso alle urne sono gli elettori dei partiti di opposizione, in particolare M5S, Forza Italia e Lega. E lo sono anche gli impiegati, gli operai, i lavoratori autonomi e i disoccupati, a conferma del fatto che attualmente a influenzare le opinioni è soprattutto la crisi economica, quella reale e quella percepita.

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