martedì 27 gennaio 2015

DEBITO GRECO, OVVEROSIA TAFAZZI APPLICATO ALLA SCIENZA ECONOMICA



 

Davide Giacalone opportunamente ci ricorda che se i greci decidono di non pagare i loro debiti, noi italiani siamo a rischio di qualcosina come 40 miliardi. I francesi sono esposti un po' di più (46) mentre i tedeschi di 60. C'è però una differenza importante, se ho capito bene quanto espone il politologo : i tedeschi i loro soldi li comprano a 0 e li prestano ai greci con un tasso di interesse sì agevolato per questi ultimi ma dal quale comunque ci hanno guadagnato e ci guadagnano. Noi, che abbiamo uno spread peggiore, i soldi che abbiamo prestato alla Grecia li paghiamo più di quanto ci rendano. Pazienza, solidarietà europea si dirà, che però non vale per tutti, anzi, curiosamente vale meno per i più ricchi.
Non è l'unica obiezione. Ce n'è un'altra, che vale per i greci ma non solo. I greci nel 2008, prima dell'arrivo della diabolica troika, erano al punto di non poter più pagare gli stipendi al loro esercito di dipendenti pubblici, ai loro pensionati. Questo per il semplice fatto che la loro economia non riusciva a pagare quella spesa. E' cambiato qualcosa in questo senso ? Non mi sembra. I conti sono un po' migliorati dal lato del deficit perché in questo lustro alla Grecia è stato imposto il taglio della spesa pubblica, appunto con riduzione del personale dipendente dello stato, con abbassamento degli stipendi e delle pensioni. La ricetta di Tsipras, che non si limita a chiedere più tempo per ripagare il debito - lo aveva fatto Samaras, e gli era stato risposto di no, con questo risultato...chissà se i gerarchi europei sono soddisfatti - ma vuole tornare a spendere. Con quali soldi ? Certo, se fossero sufficienti quelli recuperati dai debiti non restituiti, potrebbe essere una soluzione. Un tantino ladresca, per coloro che quei soldi li hanno prestati, però succede ai privati, qualche volta (vedi Argentina) vale anche per gli Stati. Ma è così ? E se sì, per quanto tempo ? 
In realtà pare di capire che le parti si siederanno per trattare, e vedremo se e quale accordo uscirà fuori. 
Ma il problema di immaginare una società che vive al di sopra delle proprie possibilità rimane. 




 

Tafazieconomy



 Non capita spesso che i creditori si compiacciano dell’ipotesi che i debitori non paghino i loro debiti, quindi non perdete lo spettacolo offerto dai tanti dichiaratori e commentatori che festeggiano ciò di cui dovrebbero preoccuparsi. Bei tempi quando a orecchio si parlava di calcio, usando la pancia di politica e solo alla memoria di sesso. Ora son tutti economisti, esponenti di spicco della Tafazzieconomy.

Grazie alla Grecia, allora, si porrà fine all’eurorigore? No. Intanto perché le politiche monetarie europee sono espansioniste, ovvero il contrario del rigore. Non si può porre fine a una cosa che non c’è. I greci lo sanno e il loro nuovo governo ribadisce: nell’euro siamo e ci restiamo. Alcuni degli scalmanati anti-euro, come Costas Lapavitsas, economista di spicco nel gruppo di Alexis Tsipras, già tirano il freno: dicevo che sarebbe stato meglio uscire, ma ora è diverso. Appunto. I greci, dunque, intendono restare nell’euro, ma vogliono rinegoziare il debito pubblico. E qui ci si deve intendere.
Un negoziato è necessario, perché così come è strutturato non possono pagarlo. Ma l’ipotesi della denuncia del debito, del suo disconoscimento, non solo sarebbe contro ogni regola europea, o anche solo di civile convivenza, sarebbe un danno per l’Italia, visto che i soldi li abbiamo prestati noi. Non solo: mentre le banche tedesche e francesi si alleggerirono dei titoli del debito greci, cedendoli al fondo salva stati, da noi cofinanziato, così sottraendosi a tagli del debito che sono già stati fatti (anche se sembra ci se ne sia dimenticati), mentre questo accadeva si è anche deciso che gli altri europei avrebbero prestato soldi ai greci a un tasso agevolato, solo che i tedeschi presero i soldi dal mercato, pagandoli meno di quanto venivano remunerati, mentre noi li prendemmo pagandoli più di quel che avremmo riscosso. Noi, al contrario dei tedeschi, abbiamo già fatto regali alla Grecia, sicché è demenziale festeggiare l’ipotesi che non restituiscano neanche il poco cui sono obbligati.
Ma mentre un negoziato sulla struttura del debito è necessario, ciò non significa che la Grecia possa tornare all’andazzo pre-crisi, quando la copertura dell’euro rese possibile una spesa pubblica torrentizia e clientelare, priva di compatibilità con la ricchezza reale prodotta dalla Grecia. E’ qui che i festeggianti italiani fanno confusione, confondendo il debito con la spesa. Fraintendimento sul quale trionfa la Tafazzieconomy, sicché si lanciano gridolini di soddisfazione all’idea di essere colpiti colà ove non batte sole. Il rigore nella spesa è non solo necessario, ma salutare. Se lo si perde si compromette il dolore subito e ogni prospettiva futura. Se si torna a scambiare l’investimento produttivo con la spesa produttrice di voti si otterrà solo la crescita del debito e la moltiplicazione della miseria, mediante satanismo fiscale. E questo concetto potete dirlo in greco tanto quanto dovete dirlo in italiano.
Alcuni gioiscono, da noi, perché sentono i tedeschi lamentarsi. Solo che in Germania si lamentano perché rivogliono indietro quello su cui hanno già guadagnato, mentre qui sembra che si goda a mollare quello su cui abbiamo già perso. A guardare questa scena capisci la differenza: in Germania si governa e si suppone di risponderne, qui si starnazza per cercare di non doverne rispondere. I tedeschi usano la posizione dei greci per mettere in forse la politica della Bce, cui si sono inutilmente opposti, perdendo. Noi dovremmo fare l’opposto, avendo vitale convenienza a che quella politica si sviluppi fino in fondo. Invece cerchiamo di dare loro ragione, sebbene ghignando del crucco disappunto. E dimostrando di avere capito poco e niente.
Mi spiace che Syriza non abbia preso la maggioranza assoluta. Il governo di coalizione potrà rivelarsi un rischio, se fra sinistra e destra partirà la concorrenza e si protrarrà la campagna elettorale. Sarebbe una maledizione, perché c’è più consapevolezza della realtà in chi ha vinto le elezioni greche che in tanti orecchianti italici, presi dal disorientamento di vedere l’estrema destra e l’estrema sinistra, in giro per il continente, dire le stesse cose. Motivo in più per non parlare a vanvera.

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