Letti i commenti di Romano e Ferrari sul Corriere, relativi alla vittoria di Tsipras, ho preferito il resoconto di mera cronaca dell'inviato Andrea Nicastro, in attesa di offrire analisi più interessanti.
Personalmente guardo con perplessità forte, ovviamente, la vittoria della sinistra radicale in Grecia, però sono anche curioso di vedere cosa accadrà. Come farà Tsipras a mantenere le sue promesse elettorali senza l'aiuto finanziario finora fornito dalla malefica Troika ? Come pensa di pagare gli stipendi alla pletora di dipendenti pubblici che pensa di (ri)assumere ?
Allo stesso tempo cosa faranno le istituzioni europee nel caso veramente i greci si irrigidissero fino al default, con la ricusazione del proprio debito ?
Saranno settimane e mesi non noiosi....
«Addio austerity»
La Grecia a Tsipras
La
sinistra radicale Syriza sfiora la maggioranza
assoluta dei seggi
«La troika è il passato. Ha perso l’aristocrazia»
«Siamo
pronti a negoziare una soluzione onesta»
L’estrema sinistra greca di Syriza ha vinto. Ieri notte, con lo scrutinio al 92% per cento aveva mancato la maggioranza assoluta di due soli seggi, ma non è un problema. In Parlamento qualche voto si troverà da due partiti minori disposti a collaborare. «Oggi ha vinto la speranza, la dignità, la democrazia, la gente normale, i lavoratori e gli studenti» proclama quello che di fatto è già il nuovo premier greco. «A perdere è stata l’aristocrazia e la corruzione».
Anche in un momento di adrenalina, dall’alto del suo 36 per cento, Tsipras non dimentica che tutte le cancellerie europee lo stanno ascoltando. «Siamo pronti a collaborare e negoziare una soluzione onesta per rompere il circolo vizioso tra debito e interessi. Presenteremo nuove proposte, un piano lungo quattro anni. Smentiremo le cassandre».
«Abbiamo bisogno di democrazia. Questa è un’opportunità unica per una nuova politica e una nuova Europa basata sulla fiducia, il rispetto e la responsabilità».
Entro marzo, però, Atene dovrebbe spendere più o meno 4 miliardi per gli interessi sul debito e contemporaneamente riceverne 7. Per rilasciare l’ennesimo prestito, però, la troika (Bce, Fmi e Commissione Ue) aveva chiesto al governo uscente altri 2,5 miliardi di spending review e nuove tasse. Tsipras farà tutto il contrario. Arriverà a fine febbraio avendo speso e non risparmiato. Gli servono soldi per assumere centinaia di migliaia di dipendenti pubblici. Tsipras considererà morta la troika, ma questa tiene il cordone della borsa. Il neopremier ha qualche fortuna perché una misura come ripristinare la tredicesima costerà 0,5 miliardi, ma solo a Natale. In pochi mesi però deve trovare 2 miliardi per i sussidi ai disoccupati, l’elettricità calmierata e i buoni pasto che ha promesso. Altri miliardi per rilanciare l’economia dovrebbero arrivare da una riforma fiscale che risparmi la classe media per colpire i grandi patrimoni.
Antonis Samaras, leader di Nuova democrazia, rivendica le proprie scelte e non smette di pungere il rivale. «Abbiamo ereditato un Paese in fiamme e abbiamo spento l’incendio. Abbiamo posto le basi per uscire dalla crisi. Consegno un Paese senza deficit e dentro l’Unione Europea. Spero di sbagliarmi, ma prevedo una catastrofe economica a causa del prossimo governo».
Il suo secondo posto al 27,9% è di qualche frazione inferiore al risultato del 2012. Significa che la sua base non l’ha abbandonato. Ha creduto nella collaborazione con l’Europa. I voti per Syriza sono arrivati dai giovani che si erano astenuti e dai dipendenti pubblici che hanno tradito i socialisti del Pasok e i comunisti del Kke. Non è difficile immaginare, ad esempio, per chi abbiano votato i 300 mila dipendenti pubblici a cui Tsipras ha promesso di restituire il posto di lavoro. Vero è che Samaras ha spostato l’asse di Nuova democrazia più a destra rubando tematiche e voti ai nazionalisti e anche alla destra estrema di Alba Dorata. I neonazi riescono a rieleggere tutta la dirigenza nonostante sia dietro le sbarre in attesa di giudizio. La perdita di qualche zero virgola consente comunque ad Alba Dorata di superare socialisti e nazionalisti per piazzarsi come terza forza del Parlamento. Fa un brillante debutto la star tv Stavros Theodorakis, liberale di sinistra, che dopo aver fondato il partito To Potami (Fiume) appena 11 mesi fa arriva quarto. Praticamente scomparso il Pasok, un pezzo di storia greca lungo 40 anni. Un drappello di deputati manterranno vivo il nome, mentre George Papandreu, nipote del fondatore, fuoriuscito dal partito all’ultimo momento scompare sotto la soglia del 3%.
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