Personalmente non ho amato questo presidente, ma sicuramente non l'ho detestato, come peraltro mi è accaduto solo con Oscar Luigi Scalfaro. Discutibile l'interpretazione ampia da Napolitano data alle prerogative presidenziali in una repubblica fortemente, sulla Carta, parlamentare. E' stato di parte, ma non d una unica, seguendo piuttosto, di volta in volta, la sua idea. Fazioso no, non direi. Almeno, non sostanzialmente.
Certo, ha avuto le sue antipatie, in alcuni casi palesi, e la sua permalosità caratteriale - spiccata - qualche volta ha influenzato la sua azione. Se dovessi sintetizzare il tutto con un voto, la sufficienza la darei con serenità, ma non oltre quella.
IL DISCORSO DI FINE ANNO
Napolitano, l’addio: «Sto per lasciare, vi resterò vicino. Mettiamocela tutta»
Il presidente nell’ultimo discorso di fine anno: «Ho fatto del mio meglio, vanno completate le riforme». E cita gli italiani di cui bisogna essere orgogliosi
 
Giorgio
 Napolitano saluta nell’ultimo messaggio di fine anno gli italiani e le 
italiane. È lui stesso  che annuncia a tutti: «Sto per lasciare le mie 
funzioni per raggiunti limiti di età, non posso più sottovalutare i 
segni dell’affaticamento». E chiede che le riforme vengano approvate 
rapidamente e che il suo successore venga eletto con serenità, in tempi 
brevi. Infine esorta gli italiani a fare ognuno la propria parte: 
«Mettiamocela tutta, anche io lo farò». 
La stanchezza
«Ho
 toccato con mano che l’età da me raggiunta porta limitazione e 
difficoltà nei ruoli complessi e impegnativi  affidati al Capo dello 
Stato. A quanti auspicano - anche per fiducia e affetto nei miei 
confronti - che continui nel mio impegno, come largamente richiestomi 
nell’aprile 2013, dico semplicemente che ho il dovere di non 
sottovalutare i segni dell’affaticamento e le incognite che essi 
racchiudono, e dunque di non esitare a trarne le conseguenze. Ritengo di
 non poter oltre ricoprire la carica cui fui chiamato, per la prima 
volta nel maggio del 2006, dal Parlamento in seduta comune.». E 
Napolitano sottolinea che si tratta di una decisione personale. 
Elezioni del Capo dello Stato: una prova di maturità
Napolitano
 chiede senza mezzi termini che «Parlamento e forze politiche si 
preparino serenamente alla prova dell’elezione del nuovo Capo dello 
Stato». Infatti «sarà quella una prova di maturità e responsabilità 
nell’interesse del paese, anche in quanto è destinata a chiudere la 
parentesi di un’eccezionalità costituzionale». Come dire: si capirà in 
quest’occasione se davvero esiste un atteggiamento degno dei tempi che 
si vanno aprendo. 
L’obiettivo è sconfiggere la crisi
Poi
 il capo dello stato passa ad affrontare la seconda parte del suo addio,
 quella in cui sprona la gente comune a non lasciarsi sconfiggere dalle 
crisi. «Credo sia diffuso e dominante l’assillo per le condizioni della 
nostra economia, per l’arretramento dell’attività produttiva e dei 
consumi, per il calo del reddito nazionale e del reddito delle famiglie,
 per l’emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, e soprattutto -
 questione chiave - per il dilagare della disoccupazione giovanile e per
 la perdita di posti di lavoro». Purtroppo «tutti gli interventi 
pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre 
effetti decisivi, che allevino il peso delle ristrettezze e delle nuove 
povertà per un così gran numero di famiglie e si traducano in 
prospettive di occupazione per masse di giovani tenuti fuori o ai 
margini del mercato del lavoro».  Quello che serve  è il «recupero di 
una ragionata fiducia in noi stessi». L’unica strada per «far rinascere 
la politica nell’accezione più alta». Perché la crisi   è anche una 
opportunità per far «nascere un’Italia nuova». 
Pericolosa la disintegrazione dell’Euro
Non
 cita Grillo, ma il riferimento è  certamente anche  a lui: «Nulla di 
più velleitario e pericoloso può invece esservi di certi appelli al 
ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell’Euro e 
di ogni comune politica anti-crisi». 
«Ho fatto del mio meglio»
Napolitano
 non fa un bilancio dei suoi nove anni da capo dello Stato, è lui stesso
 che ammette di non poterlo fare. Ma dice:  «Ho fatto del mio meglio in 
questi anni lunghi e travagliati della mia presidenza per sanare le 
ferite subite all’unità nazionale e ridare ad essa l’evidenza perduta. 
Se mi sia riuscito toccherà a quanti vorranno con obiettività e spirito 
critico analizzare il mio mandato dirlo»
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Dalla Gianotti alla Cristoforetti, i «campioni» citati da Napolitano
Non solo indegni , rendiamo omaggio agli italiani esemplari
 Poi largo spazio è lasciato a quell’Italia che c’è, che si impegna, 
l’Italia di cui bisogna essere orgogliosi. «Non lasciamo occupare lo 
spazio dell’attenzione pubblica solo a italiani indegni. Rendiamo 
omaggio a italiani esemplari. Come la brillante scienziata, Fabiola 
Gianotti, eletta all’unanimità direttore generale del Centro europeo per
 la Ricerca Nucleare a Ginevra. O come l’astronauta Samantha 
Cristoforetti che ci parla semplicemente, con modestia e 
professionalità, della ricerca scientifica in corso nello spazio». E 
aggiunge, visibilmente commosso: «Siamo orgogliosi di questi italiani 
campioni di cultura e di solidarietà. Come Fabrizio, il medico di 
Emergency accorso in Sierra Leone per curare i colpiti dal virus Ebola 
anche a costo di esserne contagiato e rischiare la vita. O come Serena 
Petriucciolo , ufficiale medico della Marina che sulla nave Etna ha 
aiutato - nella notte di Natale - una profuga nigeriana a dare alla luce
 la sua bimba. E che dire della perizia e generosità di cui gli italiani
 lanciatisi a soccorrere i passeggeri del traghetto in fiamme sulla 
rotta tra la Grecia e l’Italia hanno dato prova?».
Mettiamocela tutta: bonifichiamo il sottosuolo marcio
L’invito
 finale è di impegnarsi tutti per rendere l’Italia migliore e il 
pensiero va ala forza, al sentimento, alla speranza che animava gli 
italiani durante la  ricostruzione del Dopoguerra. Allora occorre 
«reagire tutti, mettercela tutta tutti, con passione. Lo farò anche io 
compatibilmente con le mie forze». «Facciamolo  con quello spirito che 
permise al Paese di dar vita alla Ricostruzione del dopoguerra». È uno 
scatto morale, di unità e solidarietà, quello che chiede il Presidente 
che promette di «restare vicino» al suo Paese. Ma anche un intervento - 
si direbbe che Napolitano ne auspichi uno veramente severo - per 
ripulire la società. Non a caso parla esplicitamente dell’inchiesta sui 
guasti di Roma, città a rischio mafia. «Gli inquirenti romani stanno 
appunto svelando una rete di rapporti tra “mondo di sotto” e “mondo di 
sopra”», spiega con disgustato distacco. E commenta: «Sì, dobbiamo 
bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società. E 
bisogna farlo insieme, società civile, Stato, forze politiche senza 
eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la 
politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione 
decisiva». Perché, altrimenti, si scivolerà inevitabilmente 
nell’antipolitica, quella stessa che oggi invita a uscire dall’euro.
 
 
 
 
 
 
 
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