giovedì 1 gennaio 2015

IL COMMIATO DI NAPOLITANO. UN PRESIDENTE SUFFICIENTE, NON DI MENO, NON DI PIU'

Per mero spirito di servizio nei confronti degli amici lettori del Camerlengo, considerata la giornata senza quotidiani, riporto il servizio on line del Corriere della Sera sul discorso di saluto e stavolta anche di commiato, fatto dal Presidente Napolitano in occasione del messaggio tradizionale del 31 dicembre.
Personalmente non ho amato questo presidente, ma sicuramente non l'ho detestato, come peraltro mi è accaduto solo con Oscar Luigi Scalfaro. Discutibile l'interpretazione ampia da Napolitano data alle prerogative presidenziali in una repubblica fortemente, sulla Carta, parlamentare. E' stato di parte, ma non d una unica, seguendo piuttosto, di volta in volta, la sua idea. Fazioso no, non direi. Almeno, non sostanzialmente. 
Certo, ha avuto le sue antipatie, in alcuni casi palesi, e la sua permalosità caratteriale - spiccata - qualche volta ha influenzato la sua azione. Se dovessi sintetizzare il tutto con un voto, la sufficienza la darei con serenità, ma non oltre quella.



Napolitano, l’addio: «Sto per lasciare, vi resterò vicino. Mettiamocela tutta»

Il presidente nell’ultimo discorso di fine anno: «Ho fatto del mio meglio, vanno completate le riforme». E cita gli italiani di cui bisogna essere orgogliosi

di Redazione Online

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Giorgio Napolitano saluta nell’ultimo messaggio di fine anno gli italiani e le italiane. È lui stesso che annuncia a tutti: «Sto per lasciare le mie funzioni per raggiunti limiti di età, non posso più sottovalutare i segni dell’affaticamento». E chiede che le riforme vengano approvate rapidamente e che il suo successore venga eletto con serenità, in tempi brevi. Infine esorta gli italiani a fare ognuno la propria parte: «Mettiamocela tutta, anche io lo farò».
La stanchezza
«Ho toccato con mano che l’età da me raggiunta porta limitazione e difficoltà nei ruoli complessi e impegnativi affidati al Capo dello Stato. A quanti auspicano - anche per fiducia e affetto nei miei confronti - che continui nel mio impegno, come largamente richiestomi nell’aprile 2013, dico semplicemente che ho il dovere di non sottovalutare i segni dell’affaticamento e le incognite che essi racchiudono, e dunque di non esitare a trarne le conseguenze. Ritengo di non poter oltre ricoprire la carica cui fui chiamato, per la prima volta nel maggio del 2006, dal Parlamento in seduta comune.». E Napolitano sottolinea che si tratta di una decisione personale.
Elezioni del Capo dello Stato: una prova di maturità
Napolitano chiede senza mezzi termini che «Parlamento e forze politiche si preparino serenamente alla prova dell’elezione del nuovo Capo dello Stato». Infatti «sarà quella una prova di maturità e responsabilità nell’interesse del paese, anche in quanto è destinata a chiudere la parentesi di un’eccezionalità costituzionale». Come dire: si capirà in quest’occasione se davvero esiste un atteggiamento degno dei tempi che si vanno aprendo.
L’obiettivo è sconfiggere la crisi
Poi il capo dello stato passa ad affrontare la seconda parte del suo addio, quella in cui sprona la gente comune a non lasciarsi sconfiggere dalle crisi. «Credo sia diffuso e dominante l’assillo per le condizioni della nostra economia, per l’arretramento dell’attività produttiva e dei consumi, per il calo del reddito nazionale e del reddito delle famiglie, per l’emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, e soprattutto - questione chiave - per il dilagare della disoccupazione giovanile e per la perdita di posti di lavoro». Purtroppo «tutti gli interventi pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre effetti decisivi, che allevino il peso delle ristrettezze e delle nuove povertà per un così gran numero di famiglie e si traducano in prospettive di occupazione per masse di giovani tenuti fuori o ai margini del mercato del lavoro». Quello che serve è il «recupero di una ragionata fiducia in noi stessi». L’unica strada per «far rinascere la politica nell’accezione più alta». Perché la crisi è anche una opportunità per far «nascere un’Italia nuova».
Pericolosa la disintegrazione dell’Euro
Non cita Grillo, ma il riferimento è certamente anche a lui: «Nulla di più velleitario e pericoloso può invece esservi di certi appelli al ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell’Euro e di ogni comune politica anti-crisi».
«Ho fatto del mio meglio»
Napolitano non fa un bilancio dei suoi nove anni da capo dello Stato, è lui stesso che ammette di non poterlo fare. Ma dice: «Ho fatto del mio meglio in questi anni lunghi e travagliati della mia presidenza per sanare le ferite subite all’unità nazionale e ridare ad essa l’evidenza perduta. Se mi sia riuscito toccherà a quanti vorranno con obiettività e spirito critico analizzare il mio mandato dirlo»
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Dalla Gianotti alla Cristoforetti, i «campioni» citati da Napolitano
Non solo indegni , rendiamo omaggio agli italiani esemplari
Poi largo spazio è lasciato a quell’Italia che c’è, che si impegna, l’Italia di cui bisogna essere orgogliosi. «Non lasciamo occupare lo spazio dell’attenzione pubblica solo a italiani indegni. Rendiamo omaggio a italiani esemplari. Come la brillante scienziata, Fabiola Gianotti, eletta all’unanimità direttore generale del Centro europeo per la Ricerca Nucleare a Ginevra. O come l’astronauta Samantha Cristoforetti che ci parla semplicemente, con modestia e professionalità, della ricerca scientifica in corso nello spazio». E aggiunge, visibilmente commosso: «Siamo orgogliosi di questi italiani campioni di cultura e di solidarietà. Come Fabrizio, il medico di Emergency accorso in Sierra Leone per curare i colpiti dal virus Ebola anche a costo di esserne contagiato e rischiare la vita. O come Serena Petriucciolo , ufficiale medico della Marina che sulla nave Etna ha aiutato - nella notte di Natale - una profuga nigeriana a dare alla luce la sua bimba. E che dire della perizia e generosità di cui gli italiani lanciatisi a soccorrere i passeggeri del traghetto in fiamme sulla rotta tra la Grecia e l’Italia hanno dato prova?».
Mettiamocela tutta: bonifichiamo il sottosuolo marcio
L’invito finale è di impegnarsi tutti per rendere l’Italia migliore e il pensiero va ala forza, al sentimento, alla speranza che animava gli italiani durante la ricostruzione del Dopoguerra. Allora occorre «reagire tutti, mettercela tutta tutti, con passione. Lo farò anche io compatibilmente con le mie forze». «Facciamolo con quello spirito che permise al Paese di dar vita alla Ricostruzione del dopoguerra». È uno scatto morale, di unità e solidarietà, quello che chiede il Presidente che promette di «restare vicino» al suo Paese. Ma anche un intervento - si direbbe che Napolitano ne auspichi uno veramente severo - per ripulire la società. Non a caso parla esplicitamente dell’inchiesta sui guasti di Roma, città a rischio mafia. «Gli inquirenti romani stanno appunto svelando una rete di rapporti tra “mondo di sotto” e “mondo di sopra”», spiega con disgustato distacco. E commenta: «Sì, dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società. E bisogna farlo insieme, società civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva». Perché, altrimenti, si scivolerà inevitabilmente nell’antipolitica, quella stessa che oggi invita a uscire dall’euro.

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