IL titolo inquieta e incuriosisce, poi però leggi l'articolo e resti con molti dubbi. Parlo della notizia di cronaca giudiziaria per la quale un vigile, che aveva proposto ad una multata di passar sopra alla contravvenzione a patto che la signora accettasse che lui passasse sopra a lei..., è stato denunciato, sospeso.licenziato, condannato (pena patteggiata) a sei mesi di reclusione per abuso d'ufficio e infine reintegrato nel suo posto di lavoro su sentenza di un giudice del lavoro del Tribunale di Como. Messa così, sembra un'assurdità, tanto più che, sempre secondo il servizio che trovate di seguito, i colpevoli erano due, colleghi, e l'altro non ha ottenuto la stessa indulgenza : la sua richiesta di annullamento del licenziamento è stata rigettata.
Ora, la cosa, di per sé, non è impossibile : giudice che vai, sentenza che trovi. E questo può avvenire anche per casi analoghi se non identici, basta che il giudice sia diverso... So che questo fa un po' a cazzotti con la chimera della certezza del diritto, ma, appunto, trattasi di sogno fanciullo, dismesso dallo scrivente da molto tempo, per superati limiti di età (peccato però...era un bel sogno !). Ciò posto, al posto del cronista avrei cercato di approfondire le motivazioni delle due diverse sentenze, e magari avrei trovato una risposta diversa da quella che al momento sovviene : il primo magistrato aveva fumato roba cattiva, il secondo era diligentemente sobrio.
Non avendo questo indispensabile chiarimento sulle motivazioni addotte, anche l'ipotesi adombrata, e cioè che l'annullamento sia dovuto a ragioni meramente formali - licenziamento comminato in forma illegittima - , sarebbe, se verificata, spiegazione comprensibile e accettabile di una sentenza altrimenti apparentemente assurda.
Non che non ce ne siano (chi ha stomaco forte, può leggere gli esempi nel post http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/10/ubriaco-fisso-reintegrato-i-mostri.html), in materia di reintegro - ed è per questo che lasciare ai giudici del lavoro discrezionalità in materia terrorizza gli imprenditori - però bisognerebbe approfondire i casi concreti.
Insomma, la cronaca si può fare meglio, ma è discorso vecchio.
Como, sesso per togliere le multe: reintegrato il vigile hard
Avevano fatto una proposta indecente a un’automobilista. Un po’ come Robert Redford in quel film del 1993, solo che la Demi Moore del caso li aveva denunciati: se fai sesso con noi ti cancelliamo la multa. Così due vigili di Veniano (Como) sono stati sospesi dal servizio. E poi licenziati. E poi uno di loro è stato reintegrato al suo posto
di lavoro. Già, e dire che aveva patteggiato in sede penale qualcosa
come 6 mesi di reclusione per abuso d'ufficio (la pena era stata però
sospesa). Ma evidentemente quella conclusione non ha convinto del tutto
la magistratura comasca che lunedì scorso ha disposto il reinserimento
in servizio. Così la querelle giudiziaria di Emilio Rimoldi,
54 anni, si è conclusa in un aula del Tribunale del Lavoro di Como con
il deposito della sentenza, dopo che a maggio l’agente di polizia locale
aveva fatto ricorso contro quel licenziamento che proprio non gli
andava giù. L’ha spuntata, appunto. Certo, le motivazioni della
decisione non si conoscono ancora e quindi si possono solo azzardare
ipotesi.
Il parere del legale - Come fa Giuseppe Gallo, avvocato del Comune lombardo, sulle pagine del quotidiano La Provincia di Como di ieri: «Credo che il giudice non potesse applicare la legge Fornero(quella che dell'articolo 18, e quindi della reintegrazione del lavoratore a seguito di un licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo, ne aveva fatto qualche anno fa una bandiera, ndr)». Bisognerà aspettare per saperne di più, insomma. Con buona pace anche di quanti in queste ore si arrovellano sulle nuove disposizioni in materia del renziano Jobs Act. Forse è stata una questione procedurale a convincere il giudice Marco Mancini che quel vigile comasco doveva tornare al suo posto di lavoro: il licenziamento di Rimoldi era stato autorizzato (e quindi firmato) dal sindaco e non dal segretario comunale di Veniano. Secondo il testo unico è compito dell'ufficio dei procedimenti disciplinari firmare l'atto di licenziamento. Tant'è.
Stipendi arretrati -Adesso il piccolo borgo alle porte di Como è obbligato a reintegrarlo, e con tutte le scuse del caso. Anche perché l'amministrazione comunale dovrà corrispondere a Rimoldi gli stipendi arretrati, quelli che non gli aveva più versato a partire dall’ottobre scorso. L’unico sconto (se così si può chiamare) concesso alle casse del Municipio sono state le spese legali: per quelle il Comune è stato compensato. È andata male invece a Maurizio Caldarelli, l’altro vigile «hard» coinvolto in quell’incresciosa vicenda datata febbraio 2014. Per lui si erano scomodati ben 3 capi di imputazioni differenti (i due colleghi, infatti, erano stati accusati a diverso titolo) e al patteggiamento aveva rimediato 1 anno e 8 mesi di galera.
Anche in questo caso, come successo per il collega, la pena è stata sospesa, ma i giudici lombardi avevano obbligato Caldarelli a svolgere 360 ore di lavori socialmente utili. Eppure di riottenere il suo vecchio posto di lavoro non c'è stato proprio modo.
Eppure il vigile ci aveva provato. E più volte. Ma non gli sono bastati i quattro ricorsi presentati per chiedere di essere reintegrato: i suoi, infatti, sono stati costantemente rigettati.
di CLAUDIA OSMETTI
Il parere del legale - Come fa Giuseppe Gallo, avvocato del Comune lombardo, sulle pagine del quotidiano La Provincia di Como di ieri: «Credo che il giudice non potesse applicare la legge Fornero(quella che dell'articolo 18, e quindi della reintegrazione del lavoratore a seguito di un licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo, ne aveva fatto qualche anno fa una bandiera, ndr)». Bisognerà aspettare per saperne di più, insomma. Con buona pace anche di quanti in queste ore si arrovellano sulle nuove disposizioni in materia del renziano Jobs Act. Forse è stata una questione procedurale a convincere il giudice Marco Mancini che quel vigile comasco doveva tornare al suo posto di lavoro: il licenziamento di Rimoldi era stato autorizzato (e quindi firmato) dal sindaco e non dal segretario comunale di Veniano. Secondo il testo unico è compito dell'ufficio dei procedimenti disciplinari firmare l'atto di licenziamento. Tant'è.
Stipendi arretrati -Adesso il piccolo borgo alle porte di Como è obbligato a reintegrarlo, e con tutte le scuse del caso. Anche perché l'amministrazione comunale dovrà corrispondere a Rimoldi gli stipendi arretrati, quelli che non gli aveva più versato a partire dall’ottobre scorso. L’unico sconto (se così si può chiamare) concesso alle casse del Municipio sono state le spese legali: per quelle il Comune è stato compensato. È andata male invece a Maurizio Caldarelli, l’altro vigile «hard» coinvolto in quell’incresciosa vicenda datata febbraio 2014. Per lui si erano scomodati ben 3 capi di imputazioni differenti (i due colleghi, infatti, erano stati accusati a diverso titolo) e al patteggiamento aveva rimediato 1 anno e 8 mesi di galera.
Anche in questo caso, come successo per il collega, la pena è stata sospesa, ma i giudici lombardi avevano obbligato Caldarelli a svolgere 360 ore di lavori socialmente utili. Eppure di riottenere il suo vecchio posto di lavoro non c'è stato proprio modo.
Eppure il vigile ci aveva provato. E più volte. Ma non gli sono bastati i quattro ricorsi presentati per chiedere di essere reintegrato: i suoi, infatti, sono stati costantemente rigettati.
di CLAUDIA OSMETTI
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