lunedì 26 gennaio 2015

L'OMAGGIO DI BATTISTA A GIULIANO FERRARA CHE LASCIA LA DIREZIONE DE IL FOGLIO

 
Bello, anche perché proveniente da un collega certo non allineato al  luciferino pensiero del pirotecnico gargantua del giornalismo italico, l'omaggio di Pierluigi Battista a Giuliano Ferrara, che dopo quasi 20 anni lascia la direzione de Il Foglio. 

«Il Foglio» di Ferrara 
Gli anni della passione
di Pierluigi Battista 
 

Certo, berlusconiano: ma chi se ne importa. Forse oggi renziano, specchio dell’illusione di Giuliano Ferrara, descritta nel suo ultimo Royal Baby (Rizzoli), di una reincarnazione berlusconiana bagnata dalle acque dell’Arno. Ma anche qui: chi se ne importa. Bisogna credere nella vocazione imperialista della politica per rinchiudere in un recinto tristemente bipolarista un giornale come Il Foglio , che Ferrara dichiara di voler affidare dopo 19 anni ai freschi neuroni di un brillante trentunenne come Claudio Cerasa. Proviamo invece a raccontare Il Foglio che oggi Ferrara lascia come un balsamo intellettuale. Una trincea di appassionanti guerre culturali. Un soffio di vita irriverente (lo sberleffo a La vita è bella di Benigni). Un cenacolo dove ci si innamora perdutamente di un libro culto del politicamente scorretto ( La versione di Barney ). Una fucina di giovani da cui lo scout Ferrara ha preteso in tutti questi anni il massimo della scrittura elegante, del punto di vista argomentato senza sbavature, della cultura ricca di umori e povera di accademismi. Una tribuna dove convivono fascisti e comunisti, Radicali e ciellini, «vecchie pantegane della Prima Repubblica» (copyright Gianni Baget Bozzo), e neocantori della Terza in fieri . Il giornale di una grafica essenziale e sofisticata come non si vedeva dai tempi della nascita del Manifesto di Luigi Pintor (che era bellissimo, ma proprio bellissimo). Un giornale bandiera con una coorte (con due o) di «foglianti» che non esibiscono Il Foglio dalla tasca dell’eskimo, solo perché l’eskimo non usa più da decenni. Il giornale delle bandiere americane e israeliane in piazza quando attaccano le Torri gemelle e ammazzano a Tolosa bambini ebrei in nome dell’«antisionismo». Il giornale di campagne sconsiderate, come quella della lista elettorale contro l’aborto: non la battaglia culturale sull’aborto, ma la sua voglia di diventare pattuglia parlamentare. Il giornale degli atei devoti e degli apostoli del verbo ruinian-ratzingeriano che noi laici non laicisti abbiamo molto faticato ad assecondare: diciamogliela la verità a Ferrara, ora che lascia il timone. Il giornale scritto e ancora scritto nell’epoca delle immagini. Il giornale con articolesse interminabili nell’era nevrotica dei 140 caratteri. Il giornale delle contraddizioni: contro lo spirito del tempo ma vicino alle tv commerciali che quello spirito esaltano. Berlusconiano? Renziano? Ma chi se ne importa. 19 anni ben spesi, congratulazioni.

Nessun commento:

Posta un commento