Ho trovato acute e pertinenti le brevi considerazioni che Gaetano Mercuri offre ai lettori nella pagina delle Idee del Corriere della Sera.
Tsipras, appena vinte le elezioni, ci ha messo un secondo ad imbarcare nella maggioranza di governo un partitino di estrema destra, xenofobo, omofobo e pure antisemita. Tutti zitti. In Grecia, e vabbè sono affari loro, ma anche da noi, che solo perché Renzi ci parla con Berlusconi - che non è nessuna di quelle tre brutte cose citate - si fanno venire gli sturbi più violenti. Quello di Tsipras è sano pragmatismo, quello di Renzi è insano inciucio.
Ma si può ??
IL PRAGMATISMO
DI TSIPRAS
E I PARAOCCHI
DELLA GAUCHE
In settantadue ore, appena arrivato al potere, Alexis Tsipras ha fatto tre cose: si è alleato con un partitino di destra xenofobo, omofobo e vagamente antisemita; ha formato un esecutivo che confina le donne nel sottogoverno (ma anche lì giusto briciole: sei posti su 40) e ha detto all’Europa che Atene non vuole neanche sentire parlare di nuove sanzioni alla Russia di Putin, che sarà pure un autocrate ma alla nuova Grecia può tornare utile in funzione anti-troika.
Qualunque governo avesse esordito così, quel che resta dell’eurosinistra «pura» sarebbe insorto. Ma ad Alexis, a quanto sembra, si concede tutto: perché ha tolto polvere alle vecchie bandiere issandole fino alla vittoria e ha ridato speranze a tutte le gauche estreme escluse (o autoesclusesi) dai governi. Comprese quelle italiane. Compresa quella italiana che del partito del premier sarebbe parte fondante, ma considera il premier di destra se non il clone di Berlusconi.
Ecco, Berlusconi: con il fascistoide Kammenos si può parlare, trattare e governare, con il capo del centrodestra italiano — che, come provò a spiegare D’Alema 15 anni fa, viene scelto dal centrodestra italiano — non si possono fare patti, ovviamente non ad Arcore ma nemmeno al Nazareno. «Al massimo in Parlamento», come se lì ogni eventuale scambio opaco o indicibile non si potesse nascondere.
Il vizio di fondo è schierarsi per partito preso e non sul merito delle cose: non è affatto detto che il syrizismo sia la malattia senile del massimalismo, può darsi che il pragmatismo di cui dà prova Tsipras ci sorprenda anche quando tratterà con Bruxelles. Ma questo a chi sta con lui a prescindere non importa: si sta con Tsipras perché è dei nostri e basta, così come Berlinguer era un santo sia che scegliesse il compromesso storico sia che virasse sull’alternativa democratica. Un compagno è per sempre, il resto — tutto il resto — è solo tradimento.
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