mercoledì 28 gennaio 2015

SCARCERATE BOSSETTI. DUBBI CRESCENTI SUL DNA



Non sarà facile dire a mia madre che un nuovo perito, SEMPRE DELLA PROCURA, ha rilevato che sorprendentemente non ci sono tracce del DNA mitocondriale di Bossetti sui residui organici trovati su Yara Gambirasio. C'è di quello cellulare, almeno così riferiscono i test NON RIPETIBILI svolti in precedenza, ma non quest'altro, e la cosa non si spiega, se non con un errore. Potrebbe averlo commesso il secondo perito, e forse la sua prova si può rifare, ma se questa viene confermata ? L'errore potrebbe essere l'altro ? Si obietta : se il dna non fosse stato quello di Massimo Bossetti, come ci arrivavano a lui ? Sono partiti dalle tracce che avevano, sono arrivati al padre vero di Bossetti (che così ha scoperto di non essere figlio del genitore che lo ha cresciuto), defunto, e quindi a lui. Anche questo come si spiega ? 
Molte domande, che rivelano però dubbi importanti, suffragati da altri elementi : tracce di Yara nelle cose di Bossetti, compreso il furgone che si aggirava, naturalmente sospetto, nelle zone frequentate dalla ragazzina, non ce ne sono, e il veicolo, per esempio, è stato subito sequestrato all'indagato (ancora in attesa di rinvio a giudizio). Certo, si può dire che aveva avuto 4 anni per cancellare le prove. Però intanto, dopo aver rovesciato, in modi anche assai discutibili, la vita privata di Bossetti e dei suoi congiunti, per cercare altri elementi di accusa oltre il famoso DNA il risultato pare essere un tondo zero. 
E infatti la procura bergamasca non ha chiesto il giudizio abbreviato, né ha chiuso la fase delle indagini. Come mai se hanno la prova regina ? Forse non lo è.
Intanto però, l'uomo già definito nelle carte di PM e Gip "di indole malvagia e privo di ogni umana pietà" resta in carcere, e sono sette mesi. Potrebbe reiterare il reato...Per 4 anni è stato buono e calmo, però adesso potrebbe tornare a uccidere...In realtà, il problema è che NON confessa, l'ostinato !!
Conclusione : intanto sarebbe il caso di scarcerarlo, visto che la condanna è di là da venire, poi nel processo si faranno nuove verifiche su questo benedetto DNA - almeno quelle fattibili - e si vedrà se ci sono indizi sufficienti per condannare Massimo Bossetti. 


Il Garantista

La prova regina scagiona il “mostro” Bossetti

a. Bossetti


E’ in carcere dal 16 giugno. Si dichiara innocente. Ora Giuseppe Bossetti assiste allo sbriciolarsi delle prove che, secondo la pm, lo incastravano. Quelle che avevano consentito, non solo al sostituto Letizia Ruggeri ma anche al gip di Bergamo, di attribuirgli l’assassinio di Yara Gambirasio. E «un’indole malvagia e priva del più elementare senso di umana pietà».
Già ridotto al rango di mostro prima di essere giudicato colpevole, Bossetti magari si starà chiedendo chi gli restituirà questi otto mesi di vita. A maggior ragione dopo le ultime rivelazioni che provengono dai periti. Dal consulente tecnico incaricato dalla Procura, per l’esattezza. Il quale lo scorso 5 gennaio ha firmato una relazione di 113 pagine che smonta il precedente lavoro dei suoi colleghi. Pur con il garbo che si conviene tra scienziati, il dottor Carlo Previderè dell’università di Pavia fa emergere due anomalie nelle precedenti analisi del dna, e arriva a una conclusione: il dna mitocondriale di Bossetti non c’è. Né nei residui organici trovati sugli slip della povera Yara, né tra i peli e i capelli sparsi sui suoi leggins.
Ad anticipare i contenuti di quest’ultima perizia è stata lunedì sera l’agenzia Adnkronos. Il pool di difensori che difendono il 44enne muratore bergamasco valuta se presentare una nuova istanza al Gip, o se attendere un altro mese, cioè fino al 25 febbraio, giorno in cui si discuterà in Cassazione il ricorso sulla custodia cautelare. Quel giorno Bossetti potrebbe riottenere la libertà, oltre otto mesi dopo un arresto accompagnato da enorme clamore.
In quella occasione fu addirittura il ministro dell’Interno Angelino Alfano a parlare di vittoria della giustizia. Non poteva sapere che quell’ordinanza di custodia si basava su una prova del dna condotta in modo probabilmente sbagliato. E’ questo almeno quanto sostiene la perizia di Previderè. Ricercatore che dirige il laboratorio di Genetica forense dell’ateneo di Pavia. E, soprattutto, consulente interpellato non dall’avvocato difensore Salvagni ma dalla stessa pm che conduce le indagini, Letizia Ruggeri. Nella sua analisi il genetista ha comparato peli e capelli trovati sul corpo della vittima con il dna di Yara e con quello dell’altra persona, classificata nelle precedenti perizie come “Ignoto 1” e identificata in Giuseppe Bossetti.
«Il semplice confronto di tali profili consentì di realizzare immediatamente di essere in presenza di un unico profilo mitocondriale», scrive Previderè, e tale profilo «era certamente attribuibile alla vittima e non al soggetto definito “Ignoto 1”, come indicato nella relazione del consulente del pm, dottor Giardina». Quei peli e quei capelli sono tutti di Yara e di nessun altro, dunque. Com’è possibile che l’altro perito non se ne fosse accorto? Nella relazione il genetista scrive che sono state rinvenute «150 formazioni pilifere umane». Di queste, 101 sono state esaminate. La gran parte sono «perfettamente sovrapponibili » con quelle di Yara Gambirasio. Ce ne sono altre sette. E il loro dna mitocondriale è «diverso da quello della vittima e da quello identificato» come “Ignoto 1”. Nessun pelo o capello, scrive dunque testualmente Previderè, «è risultato attribuibile a Massimo Giuseppe Bossetti». Casomai si profilerebbe la presenza di un “Ignoto 2”.
C’è un altro passaggio della relazione ancora più delicato. Riguarda la traccia trovata sugli slip della giovane ginnasta di Brembate. Lì, secondo i rilievi del Ris, vi sarebbe dna cellulare di Bossetti. Eppure non vi si riscontra dna mitocondriale riconducibile all’indagato. Aspetto considerato «inspiegabile» dal genetista di Pavia: il dna cellulare contiene sempre, al suo interno, il dna mitocondriale, che proviene dalla madre. Risulta complicato, è in sostanza l’analisi della perizia, giustificare una traccia abbondante di dna cellulare e l’assenza di quello mitocondriale. Ci sono due anomalie, dunque, nei rilievi dei Ris e nell’analisi che, a partire da questi, aveva fatto l’altro perito, il dottor Emiliano Giardina. Lo dice un tecnico che, come il collega, è stato interpellato dalla Procura. A cui ora spetterà spiegare come si può essere certi della colpevolezza di Bossetti con prove così traballanti.

 

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