lunedì 9 febbraio 2015

ATTENTI ALL'ORGOGLIO GRECO. PUO' FAR DANNI.

 

La questione greca è delicata, perché non riguarda il solo destino di una nazione alla fine piccola, con 10 milioni di abitanti, ricca però di storia e con una sua importanza geostrategica, specie oggi che il ritorno ad una guerra fredda localmente accesa (Ucraina) non è un incubo irreale. La sorte della Grecia dirà qualcosa anche su quella dell'Unione Europea, sulla scelta epocale tra un'Europa federale, con maggiore sovranità politica, o un ridimensionamento anche della struttura attuale, troppo invasiva e allo stesso tempo lontana dal cuore e dagli interessi delle varie popolazioni per essere tollerata così com'è.
Il sussulto del nazionalismo greco, con tutti i rischi che esso racchiude e che Nicola Rossi ben illustra nell'articolo che segue, non è un buon segnale. 




L’Eccesso di orgoglio fa male alla grecia
Nicola Rossi

 
Caro direttore, per quanto mi sia difficile dirlo — per via di tutto ciò che anche personalmente mi lega alla Grecia — temo che la soluzione della crisi greca sia meno lineare di quanto non potrebbe apparire da quanto scrive Lucrezia Reichlin («Non ripetiamo altri gravi errori. Adesso conviene salvare la Grecia», 7 febbraio 2015). E non solo per tutto ciò — ed è tanto — che potrebbe derivare da un pericoloso intrecciarsi della crisi ucraina con la crisi greca.
Sgombriamo il campo dalle questioni marginali. È vero: l’Unione europea poteva affrontare la crisi greca del 2010 meglio di quanto non abbia effettivamente fatto (e sarebbe stato certamente meglio chiamare la ristrutturazione del 2012 con il suo nome — un default — cominciando a stabilire alcune regole generali in casi del genere). In questo senso, non è affatto casuale la disponibilità ad aiutare la Grecia espressa dai leader dei Paesi dell’Unione prima e dopo le elezioni greche. Ma pensare di contrapporre una partita morale a una partita finanziaria (e, soprattutto, politica) significherebbe ripetere l’errore e, com’è noto, due errori non fanno una cosa giusta.
Il punto di fondo è un altro. Da oltre un triennio a questa parte, l’Unione europea si muove — spesso implicitamente — su un sottilissimo crinale riassumibile in una semplice e difficilmente controvertibile affermazione: «Una maggiore solidarietà fra i Paesi membri è possibile, se accompagnata da una progressiva cessione di sovranità». È così che abbiamo affrontato l’emergenza di questi anni, senza perdere di vista l’obbiettivo strategico. Ed è esattamente questa affermazione che il nuovo governo greco non intende sottoscrivere. Il rifiuto del monitoraggio da parte della cosiddetta troika esprime questa posizione con chiarezza. Ma non meno illuminanti, da questo punto di vista, sono alcuni punti del programma elettorale che ha portato Syriza alla vittoria e la natura delle stesse alleanze parlamentari che sorreggono il governo Tsipras.
Cedere su questo punto — accettare il principio per cui una maggiore solidarietà è possibile anche in assenza di una progressiva cessione di sovranità, come sembra ipotizzare fra le righe Lucrezia Reichlin — significa avallare una improponibile disparità di trattamento fra i suoi Paesi membri e porre le basi per una dissoluzione non solo e non tanto dell’area dell’euro quanto del percorso ideale che ci ha condotti all’Unione stessa. È arrivato il momento che i greci ricordino che in due casi su tre i membri della troika sono espressione — indiretta, certo, ma pur sempre espressione — dell’Europa e dei suoi cittadini. Di noi tutti. Anche degli stessi greci.
La sensazione netta è, invece, che il nuovo governo greco stia rifacendo un percorso già visto nella storia della Grecia moderna: quello di un orgoglio nazionale anche ostentato associato a una sostanziale subalternità agli interessi di questa o quella grande potenza (le cui bandiere si intravedono, sullo sfondo, anche nella vicenda di queste settimane). Un percorso cui non sono estranee le vicende della storia economica greca: una storia segnata da ripetuti default e da ricorrenti ristrutturazioni del debito, dalla riluttanza a comprendere che non c’è autonomia senza rispetto della parola data, e non c’è indipendenza senza finanze pubbliche in ordine.
La Grecia, in altre parole, sembra essersi fermata proprio quando avrebbe dovuto fare un ultimo e decisivo passo avanti per lasciarsi alle spalle gli aspetti meno gloriosi del suo passato.
La strada del negoziato va battuta, da parte di tutti i Paesi dell’eurozona, con determinazione, in fretta e senza riserve mentali. Ma è una strada che ha limiti precisi e che va percorsa nella consapevolezza che il punto di arrivo del negoziato deve essere un passo in avanti nella costruzione europea e non un definitivo passo indietro.

Università di Roma
Tor Vergata

13 commenti:

  1. GIUSEPPE RICAGNI

    "È arrivato il momento che i greci ricordino che in due casi su tre i membri della troika sono espressione — indiretta, certo, ma pur sempre espressione — dell’Europa e dei suoi cittadini. Di noi tutti. "

    2 casi su tre ? Fammi capire meglio...

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    1. Giuseppe...capisco l'ironia, che condivido anche...per cui non ti dò la risposta formale, che conosci benissimo. La tua obiezione di di sostanza, e ad essa dovrebbe rispondere Nicola Rossi. Chissà che non legga il Camerlengo e ci risponda ...

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    2. GIUSEPPE

      Non mi pare che i membri della BCE e FMI siano eletti dal popolo, neanche in forma indiretta, tu mi puoi confermare. Per cui al limite è 1 su 3...

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    3. Però la BCE è un'istituzione europea, ancorché non eletta. Come lo sono le varie corti di Giustizia. Il problema, e su questo Rossi ha ragione, è che, QUESTA Europa non è percepita come espressione di una verà identità comune delle varie popolazioni. Siamo europei nel chiedere, e torniano nazionalisti quando ci viene chiesto. Insomma, da noi "wright or wrong, it's my contry" non funziona affatto. Rossi pensa che una maggiore cessione di sovranità gioverebbe (immagino accompagnato da una crescita parallela dell'incidenza del voto dei cittadini sulla formazione dell'esecutivo e del potere legislativo). Io sono più dubbioso sull'ipotesi Stati Uniti d'Europa". Il nostro è un continente troppo vecchio, con troppa storia e diversità superiori alle similitudini. E senza una lingua comune.

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    4. SALVATORE DOMENICO ZANNINO

      Giuseppe hai ragione. Almeno in parte. La BCE non è eletta da nessuno ma è un istituzione europea con un consiglio di cui fanno parte tutti governatori delle banche centrali dei paesi membri . Decide a maggioranza qualificata e questo le ha consentito di prendere decisioni (dalle OMT all'ultimo QE europeo) senza il voto del rappresentante tedesco. Non a caso la BCE non rispondendo a logiche intergovernative in cui vigge la regola del più forte tipica del diritto internazionale classico è l'unica istituzione temuta dalla Germania. A mio avviso, questa istituzione (ma è una mia opinione) ha fatto genuinamente sino adesso gli interessi del popolo europeo . Altro pregiudizio che nasce dalla scarsa conoscenza delle istituzioni europee è vedere la Commissione come un covo di burocrati senza legittimazione . La Commissione nasce da un atto di "fiducia" del parlamento europeo che in qualsiasi momento successivo con un voto a maggioranza qualificata se si incrina tale rapporto può sfiduciarla e farla cadere. Praticamente la massima ed unica espressione di legittimità democratica europea

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  2. SALVATORE

    Anche li Stefano vi è un deficit di coscienza che è vasto e pertanto difficile da colmare. Per velocità copio un piccolo stralcio di un mio vecchio editoriale:
    Non è vero che l’Europa, con le sue tante lingue e culture, non potrà mai essere uno stato federale unitario perché troppo diversa al suo interno. E’ piuttosto vero il contrario se si guarda la storia senza gli occhiali dell’ideologia del popolo metafisico di Savigny. Ha ragione infatti il filosofo tedesco Jurgen Habermas che osserva che “i popoli emergono con le Costituzioni dei loro Stati”. E chi meglio di noi sa che vi è un prima, in cui si costruiscono gli scheletri istituzionali, ed un dopo, in cui si pensa al demos ed al cemento spirituale per quelle istituzioni. La preoccupazione d’azegliana di “fare gli italiani” è certamente seguita l’insediamento del primo parlamento unitario e gli esempi del funzionamento di questo “hysteron proteron” nella storia sono molteplici e dominanti. Perfino grandi nazioni come gli Stati Uniti, prima del patto federativo un manipolo di coloni provenienti da paesi diversi, che parlavano in origine lingue diverse ed appartenevano perfino a religioni diverse,[1] sono il frutto di questo schema. Nessuno avrebbe scommesso un centesimo di quella che sarebbe stata la futura moneta, il dollaro, che la crisi della debole confederazione americana (un trattato internazionale ancora più fragile degli attutali trattati UE) avrebbe prodotto la convenzione di Filadelfia e la costituzione federale del 1787 da tutti ritenuta un atto di rottura per il quale i delegati dei vari Stati americani non avevano finanche il mandato. Ed esistono perfino oggi, sotto i nostri occhi, Stati, la cui omogeneità culturale è addirittura inferiore all’Europa (l’India è ad esempio un paese al cui interno coesistono, non solo molte lingue, ma anche molte religioni e perfino diverse etnie). Dunque l’Europa, un’altra Europa, la vera Europa sognata dai padri fondatori, è possibile, se la si perseguisse con lucidità .

    [1] Mentre i più erano venuti dall'Inghilterra, alcuni provenivano dalla Svezia, dalla Norvegia, dalla Francia, dall'Olanda, dalla Prussia, dalla Polonia e da altri paesi. Tutti avevano partecipato all'opera di colonizzazione del Nuovo Mondo. Le loro fedi religiose erano diverse ed erano spesso fortemente sentite. C'erano Cattolici, Anglicani, Calvinisti, Protestanti dissidenti, Ugonotti, Luterani, Quaccheri, Ebrei ed alcuni erano agnostici.

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    1. GIUSEPPE

      Quindi Salvatore il tuo punto è giusto che la voce dell'Europa, rappresentata a tuo avviso dalla BCE, pur non essendo una espressione democratica in quanto non eletta, è giusto che imponga la fame e la malattia alla Grecia ?
      Poi possiamo discutere di quanto la BCE rappresenti gli interessi Europei in maniera imparziale.
      E dell'FMI cosa mi dici ? Anche lui un ente Europeo super partes ?
      E la commissione Europea ? Assoluta espressione della volontà degli Europei ?

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    2. SALVATORE

      Giuseppe rispetto ogni punto di vista purché informato. La Grecia la conosco forse meglio di te avendo un fratello di mia moglie ad Atene. La verità sulla ricchezza del paese non la dicono i numeri avendo quel piccolo paese un economia sommersa clamorosa (e' un sud al cubo). Dl'altronde non porti 60 miliardi in Svizzera se non li hai o se non hai complice il governo che ad oggi abbaia alla luna. Quello che i numeri invece dicono è che se hai una crescita drogata dalla spesa pubblica nella fase successiva di deleveradging ti spompi e torni indietro da dove sei partito. E' semplicemente questo che è successo alla Grecia. La BCE fa i tuoi interessi difendendo i tuoi soldi e quelli di tutti gli europei da impieghi senza ritorno. Come un qualsiasi direttore a cui ti rivolgeresti tu e che per questo avrebbe la tua fiducia ed i tuoi soldi.

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    3. GIUSEPPE

      Salvatore, conosco la Grecia, conosco l'Europa, anche per motivi professionali. La Grecia è assolutamente deprecabile, concordo pienamente, né Le politiche interne di Tsipras godono del mio consenso: un estremista di sinistra.

      Detto ciò, qualcuno ha permesso alla Grecia di unirsi prima all'Europa, poi all'Euro. All'interno di una moneta comune (anche negli USA), le aree più deboli vengono ulteriormente svantaggiate, per alcuni semplici motivi macroeconomici.

      Quindi, se si vuole che l'unione sopravviva, alle zone più deboli vanno concessi privilegi, che se li meritino o no. Guarda come funzionano gli USA. Guarda come ha funzionato l'Italia negli ultimi 150 anni.

      Se no, l'uinione si finisce per rompere, il che è sempre un'opzione possibile, ma l'impatto va gestito (non solo per la Grecia)

      Ogni altra opzione non regge alla prova dei fatti, e la storia lo sta dimostrando.

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    4. SALVATORE

      Il tutto funziona nei paesi che descrivi perchè non esiste sovranità statale ma federale. Nessuno fa beneficienza nel diritto internazionale. Credi che la Germania ovest si fosse accollati gli oneri delle riunificazione senza un controllo federale sulle politiche fiscali dell'est? Senza un quadro federale? Il problema della questione Greca e proprio questo si vuole ricevere una carta di credito sul conto corrente altrui (stesso problema degli euro-bond). Non funziona così. Comunque la Grecia ha già avuto ed ha ancora tantissimo dall'Europa e non mi riferisco ai 230 miliardi dati ad un paese fallito che non ha pià accesso ai mercati ma ai trasferimenti di fondi che hanno portato nelle casse di Atene tra quello che ha versato e quello che ricevuto dall'Europa un attivo di 50/55 milardi di euro dal 2012.

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  3. SALVATORE

    Dopodicchè se hai voglia di documentarti sono tra quelli che scrivono della necessità di un bilancio federale con funzione anticicliche e perequative senza il quale l'Euro collasserà. Ma altra cosa è chiedere i soldi degli altri cittadini europei lasciadosi le mani libere per continuare a scialaqquare...http://www.ilsussidiario.net/.../FINANZA-1-Il.../537444/
    FINANZA/ 1. Il peccato originale dell'euro che non 'assolve' l'Italia
    L’avanzata dei movimenti e partiti euroscettici ha una...
    ilsussidiario.net

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  4. Il duello dialettico contiene molti spunti interessanti, con personalismi che a mio avviso sarebbe sempre meglio evitare, oltretutto tra due persone che stimo entrambe con convinzione. Ma ognuno ha il suo carattere. Nel merito, resto perplesso sul futuro federale europeo, e il confronto con la storia americana non mi convince. Alla fine, quel continente era giovane e senza storia, e la gente che iniziava ad abitarla, emigrante dai vari paesi europei, era più facilmente assoggettabile, secondo me, all'impronta dei primi coloni, i britannici. La comunanza di vari espetti delle popolazioni europee non ha impedito al nostro di essere il continente più sanguinario e sanguinoso della Storia, col particolare "successo" di due conflitti mondiali, con varie decine di milioni di morti. L'India è un continente che conosco poco ( e quel poco, probabilmente per pregiudizio nato con la vicenda dei Marò, non mi piace), e comunque non mi pare un esempio di federalismo riuscitissimo La penso come Panebianco : meglio un'Europa con compiti ridimensionati e ben individuati, che quella attuale. Ad ogni modo la vicenda greca è sul tappeto, con tutte le tensioni che porta sulla struttura europea attuale, e sarà interessante vedere come la situazione si evolverà.

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    1. Grazie Stefano delle tue riflessioni. Le mie sono pervenute ad esiti opposti e mi rendo conto disallineate ai tempi. Il processo innescato dall unione monetaria (che certo non andava fatta senza una road map per l Unione politica) prevede davanti 3 opzioni . Tornare indietro. Andare Avanti . Stare Fermi. La terza è senz'altro la peggiore. Magari un giorno ne parleremo con la dovuta profondità.

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