sabato 14 febbraio 2015

CRONACA DI UNA NOTTE DI ORDINARIA FOLLIA IN PARLAMENTO



Sagace ed ironica la cronaca di Aldo Cazzullo, del Corriere, sulla rissa andata in onde la notte scorsa alla Camera, dove i rappresentanti del popolo "discutono", in realtà si menano, su come dovrebbe essere modificata niente di meno che la Carta Costituzionale. 
Io non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe accaduto se simili prove di forza ( arroganza ? prepotenza ? in effetti ci sono aggettivi meno eufemistici adattabili alla circostanza) fossero avvenute con Premier Silvio Berlusconi. Minimo, la rissa si sarebbe trasferita sulle piazze. Per il momento, invece, resta in Parlamento. 
Ma non è detto, se il clima continua ad essere questo.



Il Corriere della Sera - Digital Edition



Mischie da rugby, corse sui banchi
E ognuno urla all’altro: «Fascista»
Arriva il premier e gli danno del bullo.
Ma tutti hanno paura del «voto anticipato»

 
 
 Aldo Cazzullo
Finalmente consapevoli della situazione del Paese e delle attese dei cittadini, i parlamentari lavorano alla riscrittura della Carta costituzionale in un clima di collaborazione e di rispetto reciproco.
«Idioti! Maledetti! Fascisti! Ti spacco la faccia!». Dietro le pudiche annotazioni del verbale — «confuse grida», «proteste», «vivaci proteste» — si nascondono i peggiori insulti della storia repubblicana, a volte molto elaborati — «dove sei seduto tu era seduto Togliatti, deficiente!» —, a volte diretti e irriferibili.
Alle 2 di notte arriva il presidente del Consiglio, accolto con simpatia. «Renzi cosa sei venuto a fare?» gli chiedono dai banchi di Forza Italia. «Siediti!» gli intima l’on. Latronico. Renzi indispettito si gira verso destra. «Cosa c. hai da guardare? Imbecille!» gli gridano. L’on. Bianconi, che ha preso sonno disteso — per lungo — sugli scranni, si alza disturbato e se ne va: «Mi pare di essere a una riunione di un condominio rissoso». Per fortuna provvede a ricucire il capogruppo Brunetta, che di Renzi è grande estimatore: «Anche stavolta si conferma il peggior presidente del Consiglio della storia unitaria. Non si era mai visto il capo del governo venire alla Camera nottetempo a fare il bullo…».
L’epiteto ricorrente è «fascista». Ormai sono saltati gli schemi: non è più sinistra contro destra, o maggioranza contro opposizione; tutti urlano fascista a tutti; La Russa si guarda intorno, non si capisce se lusingato o ingelosito, «non si erano mai visti tanti fascisti in quest’Aula». Inoltre i parlamentari usano come insulti mestieri che all’evidenza considerano riservati alla plebe, per cui Verdini diventa «macellaio» e la Boldrini «cameriera», che i 5 Stelle amici del popolo traducono simpaticamente in «serva».
Il mattino dopo, sui divani del Transatlantico si ricostruisce la rissa notturna. I peones hanno individuato due facili capri espiatori: «È stata tutta colpa di Daniele Farina di Sel, il picchiatore del Leoncavallo, e di Marco Miccoli del Pd, noto ultrà della Roma». L’on. Miccoli in effetti si è battuto come un leone contro l’arbitraggio di Roma-Juve, anche con un esposto alla Consob per turbativa di Borsa, ma si professa innocente: «Io stavo dall’altra parte dell’emiciclo. Presidio il confine con i 5 Stelle. La lite è scoppiata sul lato opposto, al confine con Sel; io sono andato a fare da paciere. Certo, se tieni sedute-fiume notturne, e per ore hai nelle orecchie i 5 Stelle che sbattono le tavolette sui banchi gridando onestà-onestà, a qualcuno possono saltare i nervi…».
Le immagini mostrano una mischia tra deputati tipo partita del torneo Sei Nazioni di rugby, con l’on. Airaudo di Sel che si getta nella rissa camminando sui banchi con agilità sorprendente, tipo Benigni sulle sedie nella notte degli Oscar. Matteo Richetti del Pd conferma di aver visto un duello impari: «Farina, che viene dai centri sociali, se l’è presa con il mite Taranto, che viene dalle camere di commercio, e gli ha tirato un parpagnone…». Prego? «Una castagna…». Scusi? «Un cazzotto. Non è stato bello». L’on. Farina nega e si appella alla moviola: «I questori della Camera hanno le loro immagini, più dettagliate di quelle dei siti. Mi scagioneranno. Stava parlando il nostro capogruppo, Scotto. Ha criticato i 5 Stelle per il frastuono, e il Pd per aver provocato tutta questa confusione. Quelli sono saltati su, a noi restavano solo 25 minuti per parlare, io ho gridato: “Che cosa volete?”. Ok, non ho detto “cosa”. C’è stato un confronto con Taranto e qualcun altro, mani contro mani, braccia contro braccia. Poi sono arrivati i commessi. Sono cose che capitano in un clima del genere, con Giachetti che presiede la seduta inoltrandosi in distinguo sul fascismo, Renzi che gira tra i banchi con fare provocatorio…Ma non c’è stato nessun cazzotto». Fatto sta che alla ripresa dei lavori l’on. Sibilia, grillino, evoca i padri costituenti: «Ve li immaginate Calamandrei, Terracini, Li Causi che nell’Assemblea che scrisse la Costituzione si prendevano tranquillamente a mazzate?».
In tre giorni si passa dal patto del Nazareno, alla rissa, all’Aventino. Sel, 5 Stelle, Lega, Fratelli d’Italia si accordano per uscire dall’Aula. Forza Italia prende tempo: bisogna riunirsi e sentire Berlusconi, che è a Cesano Boscone. «Non potete telefonargli?». «No, non può portare il cellulare». Alla fine escono anche gli azzurri, tranne l’on. Romano che preferisce restare. La Camera, che poco prima ribolliva di grida e lanci di faldoni, è ora semideserta, in un silenzio surreale; sui banchi vuoti, uno zainetto dimenticato, copie della Gazzetta dello Sport spiegazzate, altri giornali intonsi. Brunetta lancia un ultimo grido accorato: «Per l’amor di Dio, ripensateci. Per l’amor di Dio!». Anche Saltamartini, ex Ncd, si unisce all’Aventino. Seguono interventi addolorati di solidarietà: Fassina e Civati annunciano che non parteciperanno al voto, Cuperlo chiede una pausa tecnica. Si alza Tabacci: «Non potevate pensarci prima?». Il numero legale appare in bilico. La Bindi suggerisce che il gruppo del Pd si riunisca per decidere se è proprio il caso di andare avanti da soli. Anche un proto-renziano come Richetti ammette che qualcosa non va: «Non possiamo fare le riforme in questo modo…».
Conferenza stampa congiunta delle opposizioni, con appello al capo dello Stato. L’on. Scotto: «Siamo qui per difendere la Costituzione da coloro che la vogliono stuprare». Mancano però i 5 Stelle, che indicono una conferenza a parte, per non mischiarsi a Forza Italia «che ha scritto la riforma con Renzi». Civati è seduto tra i giornalisti ad ascoltare. Parte subito forte l’on. Fraccaro, quasi completamente afono: «Abbiamo perso la voce per difendere la democrazia!». Il quadro è come di consueto sereno e ottimista: «Avremo un Senato di mafiosi e di ladri, con l’unico obiettivo di salvare la casta e consentire a una nuova classe dirigente filorenziana di poter continuare a rubare ancora più agevolmente agli italiani». L’intervento dell’on. Fico pare un trailer di 50 sfumature di grigio : «Il Pd provocherà molto dolore a tutte le cittadine e a tutti i cittadini italiani…». L’on. Dadone racconta che il capogruppo democratico Speranza le ha suggerito «di fare un pochino di caos, così si poteva sospendere la seduta e discutere liberamente. Ma non si fa così». Fico insiste sulla linea sadomaso: «Il Paese soffre, i cittadini soffrono…Renzi è tutto chiacchiere e conferenze stampa. Il re della metafisica, il re del nulla. Quest’uomo è venuto di notte a fare smorfie, mandare messaggini e controllare che i suoi facessero il loro sporco lavoro…». L’on. Toninelli: «La riforma del Senato farà aumentare le tasse!».
In Aula le votazioni proseguono. Se esce la Boschi, entra Lotti, e viceversa. Mara Mucci, 5 Stelle dissidente, interviene quasi piangendo: da quando il blog di Grillo ha intercettato la sua trattativa con Mariano Rabino sul passaggio a Scelta civica, è subissata di insulti e minacce: «Continuate pure con la macchina del fango, ma sappiate che i grillini prendono dallo Stato 6 milioni di euro l’anno!». La Boldrini le toglie la parola. «Pensavamo che perdendo i due matti, Buonanno e Barbato, il leghista e il dipietrista, si sarebbe creato un clima diverso — si sfoga un veterano —. Ma ora i deputati che insultano sono centinaia. L’Aula è fuori controllo…». Il punto è che i parlamentari ormai si ignorano l’un l’altro. È Buttiglione a farlo notare: «Qui nessuno ascolta o parla più con nessuno; ognuno si rivolge all’opinione pubblica, non bada all’Aula ma alla tv, pensa solo all’impatto mediatico di quel che dirà. E questo rischia di non giovare». In effetti no, non giova. La Boldrini invita le opposizioni a ripensarci. Renzi riunisce i deputati Pd per dire che si va avanti. Alla buvette infuria la discussione: il voto anticipato è più vicino se la riforma salta, o se la riforma procede? La parola «voto anticipato» è pronunciata con un’ombra di terrore.

1 commento:

  1. ma il presidente della repubb lica se vuole puo' fermare quello stupido arrogante che sta' portando l'Italia verso la guerra civile.. perché se continuera' cosi', presto molto presto prevedo che finalmente il popolo si rivoltera' - ci vogliono le elezioni subito - ci vuole che il pd torni finalmente a sinistra e si levi di torno quel cancro di renzi che lo sta' distruggendo -

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