sabato 14 febbraio 2015

IL PARLAMENTO OSTAGGIO DELLA PAURA DELLE URNE, E LA COSTITUZIONE PREDA DELLA GUERRA TRA BANDE



In attesa di vedere se sulla edizione on line compare l'editoriale di Piero Sansonetti sulla legalità ed illegittimità del modus operandi renziano, per poterlo pubblicare con tanto di standing ovation, mi "accontento" delle critiche di Antonio Polito su quanto sta accadendo in questi giorni in Parlamento ( in realtà, anche questo un editoriale coi  fiocchi).
Credo che, Napolitano presidente, dal Colle sarebbe venuto il monito che è vero che l'Italia ha bisogno di riforme importanti, anche della Costituzione, ma queste devono essere in primis espressione di maggioranze diffuse, allargate, non del secco 51%, tanto più in un Parlamento come questo, stravolto non soltanto dal meccanismo di una legge, il Porcellum, dichiarata incostituzionale proprio per il premio di maggioranza mostruoso che metteva a disposizione di minoranze qualificate,  ma anche perché una delle forze che ha elettoralmente contribuito allo scatto di quel premio non ha poi mai appoggiato i governi incaricati (Letta prima, Renzi poi). Il PD, come partito aveva preso meno voti sia del M5S che del centrodestra nel suo insieme. L'esilissimo scarto di 100.000 voti ( Prodi nel 2006 non arrivò a 30.000...tanto per ricordare come sono finite le vittorie annunciate della sinistra...), che è valso il bonus di cui oggi Renzi e i suoi ventriloqui si vantano per dire "abbiamo i numeri",  è merito anche di Sel, i cui rappresentanti oggi leggo essere stati aggrediti dai bulli renziani. Ulteriore elemento di delegittimazione non legale ma politica, è la campagna acquisti permanente operata dai piddini (ma vedo che anche gli scmpamzé di Scelta Civica si danno da fare). 
Se questa è la governabilità di cui Renzi si riempie la bocca 24 ore al giorno, c'è da dire "no grazie". 
Confesso però una debolezza. E' giusto stigmatizzare le risse che si scatenano in aula, trattandosi di luoghi Alti della Repubblica, però io, se stessi lì, non credo che saprei resistere. Un po' di cinquine da distribuire in giro ne avrei... E' sbagliato, lo so e lo ripeto, però a volte alla violenza verbale e alla prepotenza viene da reagire fisicamente. 
Polito ha ragione anche quando ricorda che questo suk arabo è tenuto in piedi non dal senso di responsabilità di cui ciancia la friulana Serracchiani, ma dalla paura delle elezioni anticipate, con cessazione delle prebende per tanti. Fu il collante , deriso e stigmatizzato, dell'ultimo governo Berlusconi, che supplì alla diaspora finiana (che non portò bene ai protagonisti...dove sono Fini, Bocchino, Granata e compagnia cantante ? Nemmeno la Sciarelli li ritrova) con gente come Scilipoti e Razzi. Brutte cose, allora. Quelle di oggi invece ? 
A questi livelli di strabismo ( e ipocrisia) c'è il ritiro della patente e la dotazione del cane lupo.
Buona Lettura
 




Il sonno della ragione
di Antonio Polito
 

Non è stata una buona idea far lavorare il Parlamento di notte. Certo, si è offerto in pasto al pubblico il supplizio degli odiati onorevoli inflitto con la privazione del sonno. Ma si è anche prodotto il sonno della ragione. Lo spettacolo andato in scena a Montecitorio in queste ore è del genere che un tempo si sarebbe detto da Parlamento balcanico. Forse ha ragione chi dice che la Costituzione andrebbe riscritta alla luce del sole. Anche perché l’incursione notturna del premier è stata così tenebrosa che ora rischia di produrre effetti devastanti sul processo delle riforme. Almeno in questa materia il Parlamento non è infatti alle dipendenze del governo, né può esserne messo in mora.
D’altra parte, si tratta del Parlamento più disossato della storia della Repubblica, in cui sono uniti solo i partiti il cui obiettivo è spaccare gli altri, mentre i partiti che dovrebbero unire sono spaccati. 

Questa sorta di Dieta polacca, tenuta insieme esclusivamente dall’istinto di sopravvivenza, vede ancora in Matteo Renzi il suo deus ex machina, il domatore che la tiene in vita; ma ha appena perso il suo principio ordinatore, il motore primo che le aveva consentito di incamminarsi sull’impervio sentiero costituente. La morte del patto del Nazareno, a dispetto degli ingenui che ne hanno minimizzato gli effetti, è infatti qualcosa di più che un cambiamento numerico, non è solo la fine del banco di mutuo soccorso parlamentare Verdini-Lotti. Ha anche una conseguenza politica. Se l’obiettivo di cambiare la Costituzione smette di essere comune alle più grandi forze popolari, e diventa il progetto di un solo partito dominante, la conseguenza quasi inevitabile è che le opposizioni si coalizzino, e si radicalizzino.
Per questo il mantra di «andiamo avanti da soli» che ripetono i renziani non è convincente. Perché più si va avanti da soli più si dà un alibi agli estremismi di chi è rimasto fuori. E in circostanze come queste il giochetto dei due o tre forni non funziona: pur dopo aver litigato con Berlusconi, il Pd sta infatti litigando con M5S, ha fatto a botte con Sel, ed è di nuovo gravemente diviso al suo interno.
C’è poi un danno collaterale di questa bagarre. Ed è che il pubblico ne ricava l’impressione che la Carta comune sia diventata oggetto di scontro partigiano come qualsiasi altra cosa. Il che indebolisce le riforme prima ancora che escano dal Parlamento. Già due volte abbiamo commesso questo peccato, e ci è andata molto male: con la riforma del Titolo V pretesa a colpi di maggioranza dal centrosinistra del tempo, e con il famigerato Porcellum imposto dal centrodestra berlusconiano. Entrambe le leggi sono state percepite nel Paese come trofei di una guerra civile, e alla fine sono fallite .
La capacità di riformatore di Matteo Renzi non si misura con il numero di sedute notturne che è capace di imporre al Parlamento o per la efficacia delle minacce di scioglimento con cui tiene a bada i parlamentari. Bisogna che il premier ridia presto un senso a questa storia: costruendo un nuovo asse politico per le riforme e accettando le conseguenze, di metodo e di merito, che ne deriveranno. Altrimenti rischia di intestarsi il fallimento del progetto sulla cui base ha preteso e ottenuto la guida del governo . 

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