domenica 1 febbraio 2015

TSIPRAS RISVEGLIA L'ORGOGLIO GRECO, MA LA STRADA IN EUROPA E' ASSAI RIPIDA



Ho apprezzato l'idea di Andrea Nicastro, inviato del Corriere in Grecia, di iniziare il suo articolo dal macellaio di Vyronas, il signor Costas Zarkadoula, il quale in questi giorni, pur nelle perduranti difficoltà del suo negozio, è finalmente di buonumore. Motivo ? Tsipras e i suoi, che pure lui non ha votato, gli hanno fatto tornare l'orgigio di essere greco. 
Se questa è l'aria che si respira in Grecia - e sicuramente in parte è vero, anche se le banche sono preoccupate di una possibile ressa a ritirare i risparmi depositati - non è quella che si registra ai vertici europei. Dei tedeschi si sa  (magari la mia è una considerazione sbagliata, però nella settimana piena di film sulla Shoa mi ha fatto un certo diverso la rigidità teutonica verso i deboli d'Europa), ma in generale , anche quelli che non sono apertamente scettici mostrano quantomeno perplessità. A fine febbraio, si legge, in Grecia finiranno i soldi e se non ne arrivano altri, in che modo il governo pagherà non dico i nuovi stipendi promessi, decisamente aumentati, ma quelli attuali ? 
Il Ministro delle Finanze sembra pronto allo scontro, pronuncia frasi che fanno gonfiare il petto dei greci, tipo "la Troika non deve più mettere piede in Grecia", mentre Tsipras spande parole più pacate, parlando di soluzioni che vadano bene a tutti.
La solita parte del poliziotto buono e quello cattivo ?
Al momento i tedeschi, dal canto loro, recitano quella che storicamente gli viene meglio : i duri (e cattivi ?).


Merkel: niente sconti sul debito greco
E Tsipras telefona a Draghi:«Troviamo una soluzione che
dia benefici per Atene e per l’Europa» 
 
DAL NOSTRO INVIATO ATENE  Il signor Costas Zarkadoula è macellaio a Vyronas, appena fuori dal centro di Atene. Per mesi è stato cupo, un borbottio continuo. Il problema era quel mercato equo-solidale che qualcuno dei suoi clienti organizza proprio davanti alla vetrina. Una volta alla settimana arrivano i contadini, la merce è buona e costa meno, anche chi non è disoccupato ne approfitta. Il cruccio di Zarkadoula veniva soprattutto dalle salsicce per la griglia, uno dei piatti della domenica per i greci. «Con quello che pago d’affitto, luce e tasse non riesco a fare prezzi più bassi. Se va avanti così finisco alla mensa dei poveri». Ieri invece era tutto un sorriso. Salsicce ancora non ne vendeva, però riusciva a scherzarci su. «Vuol mettere signora queste belle costine d’agnello?». Sono stati i primi scoppiettanti giorni del nuovo governo targato Syriza a restituirgli il buon umore. «Non stiamo più con il cappello in mano, ma dritti, come veri greci. Non li ho votati, non mi piacevano, ma mi hanno restituito la dignità».
Chi compra al mercatino sul marciapiede potrà sperare nelle tante promesse del nuovo governo. Dall’aumento dello stipendio minimo, al ritorno della contrattazione collettiva alla tredicesima. Il macellaio Zarkadoula pensa invece a quella garanzia data da premier e ministri: la troika non metterà più piede ad Atene. Il capo del governo Alexis Tsipras è riuscito a connettersi con questo spirito di rivalsa nazionale. Il feeling con l’Europa, invece, latita.
Venerdì sera il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande erano a cena assieme a Strasburgo.Hanno parlato anche di Grecia, ma dopo il dolce non hanno voluto commentare. Le opinioni di Schulz e Merkel sono note. Per il primo «non trattare con la troika è da irresponsabili». Per la seconda non ci sono spazi di «un’ulteriore riduzione del debito greco» e «la solidarietà continuerà solo assieme agli sforzi di risparmio e riforme. Sto aspettando di vedere le nuove proposte di Atene». Anche tra i tecnocrati non traspare simpatia. Il governatore della Banca centrale finlandese, Ekki Liikanen, ha spiegato che «la linea di credito alla Grecia si esaurisce a fine febbraio. Senza accordi i finanziamenti si fermano. In economia non si può negare la realtà».
«Sappiamo di avere problemi nel far comprendere la nostra posizione» dicono gli uomini di Tsipras ancora impegnati ad allestire i propri uffici. Per questo il premier comincia un tour nelle capitali che più potrebbero aiutarlo: Londra, Parigi, Roma (martedì) e forse anche Bruxelles. Lo stesso farà il suo ministro delle Finanze Younis Varoufakis. Uno gioca da mediatore, l’altro da ariete. Voroufakis venerdì aveva di nuovo attaccato il concetto stesso di troika. Il suo primo ministro, invece, prima ha chiamato il governatore della Bce Mario Draghi e poi si è affidato a un comunicato in cui ribadiva gli stessi concetti esposti al telefono. «Non vogliamo agire unilateralmente sul nostro debito, ma trovare una soluzione che avvantaggi Grecia ed Europa assieme. L’interesse comune è la stabilità e la ripresa economica». «Chiudere con l’austerity non implica ignorare i nostri obblighi sui prestiti da Bce e Fmi. Abbiamo solo bisogno di un periodo ponte per stimolare a medio termine la ripresa. Inseguiamo un bilancio primario equilibrato e riforme contro evasione fiscale, corruzione e clientelismo». Come? Questa settimana si comincerà a capirlo.

Andrea Nicastro

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