Mi fido abbastanza di Errico Novi, il principale cronista di giudiziaria de Il Garantista, e quindi ragiono sulla sua ipotesi : con le nuove norme promosse dalla commissione giustizia della Camera, nonostante il voto contrario del Nuovo Centro Destra, un processo per il reato di corruzione potrebbe durare fino a 18 anni senza più il rischio di prescrizione.
Questo, secondo il tristo presidente del nostro Senato, il dr. Grasso, dovrebbe rassicurare gli investitori esteri ? Far pensare che abbiamo trovato la panacea per combattere il fenomeno della corruzione ?
18 anni sono un quarto dell'aspettativa di vita media delle persone a cui dice bene. Se va malino, un terzo. A lor signori pare normale che per un periodo siffatto la vita di una persona resti appesa all'incertezza se verrà condannato o assolto ? Non ci si rende conto che questo potrebbe anche essere accettabile per un colpevole, che almeno per tutto quel tempo potrà sperare di restare fuori dalla galera che gli spetterebbe. Ma un innocente ???
A me questa storia della prescrizione mi fa venire l'orticaria. E' come se ad una classe di somari ( che poi sarebbero i magistrati) si dicesse : siccome siete asini, e un compito in classe che altrove fanno in tre ore, voi non c'è verso di finirlo, ve ne diamo sei, o nove...
Insomma, ci arrendiamo all' incapacità di lor signori.
Il Procuratore di Venezia, il dr. Nordio, proponeva di non aumentare i termini prescrizionali, con tutto l'armamentario di interruzioni tra primo e secondo grado, ma di farli decorrere non già dal fatto ma dalla scoperta - denuncia dello stesso.
Così, a braccio e da non tecnico (ma Nordio lo è...), mi sembra già più ragionevole.
Sì dem ai processi infiniti, ma Ncd rompe col governo
Motivo? La proposta dei due relatori del ddl, Stefano Dambruoso e Sofia Amoddio, che ridefinisce la “data di scadenza” dei processi ed è stata approvata dal governo. I due deputati concordano sull’inserimento dei reati di corruzione tra quelli per i quali si prevede di raddoppiare il tempo da aggiungere alla durata base.
In pratica si interviene sull’articolo 161 del codice penale, che prevede appunto di poter aggiungere al massimo della pena edittale un ulteriore lasso di tempo, in cui far rientrare le interruzioni del processo. Nella maggior parte dei casi questa appendice si calcola in un quarto del massimo edittale, solo per i reati più gravi si passa da un quarto alla metà.
Con la proposta di Dambruoso e Amoddio il raddoppio si applica anche ai reati di corruzione. «E su questo, cari signori, è rottura nella maggioranza», dice chiaro chiaro il capogruppo di Ncd-Area popolare nella commissione Giustizia di Montecitorio, Alessandro Pagano. «Non voteremo la riforma così come ci è stata proposta. E’ assurdo che si arrivi a una prescrizione di quasi 30 anni». Nel caso della corruzione propria non saranno 30 anni, ma 18 sì.
E questo appunto per il combinato disposto tra le norme sulla prescrizione in discussione alla Camera e quelle sulla criminalità economica (il ddl anticorruzione firmato da Grasso) all’esame del Senato. A Palazzo Madama proprio il governo ha concordato in commissione Giustizia l’innalzamento delle pene previste per la corruzione propria. Il minimo passa da 4 a 6, il massimo da 8, appunto, a 10. Al massimo edittale andrebbe aggiunto il supplemento, e siamo a 15. E poi, guarnizione finale, c’è l’eventuale sospensione di due anni in caso di condanna in primo grado e di un anno dopo la condanna in appello.
Ecco che in effetti un processo per corruzione arriverebbe a durare 18 anni. Il ministro Maria Elena Boschi cerca di mediare. Il responsabile della Giustizia Andrea Orlando ferma i motori dell’anticorruzione in Senato, in modo da dare il tempo ai deputati di mettersi d’accordo. Ma non sarà facile. Anche perché l’aumento delle pene per la corruzione propria determina già in sé sproporzioni con altre fattispecie penali anche più gravi, come la concussione e la corruzione in atti giudiziari.
La commissione Giustizia di Palazzo Madama rallenta, dunque: non trasmetterà il testo in aula prima del 17-19 marzo. Nel frattempo il ministro della Giustizia depositerà anche gli emendamenti che aggravano le pene per il falso in bilancio.
Un groviglio. Che fa passare in secondo piano il pur significativo via libera dell’aula del Senato al ddl sui reati ambientali: 165 sì, 49 no, 18 astenuti, con Sel e cinquestelle che si sono uniti alla maggioranza. «Mai più un caso Eternit», ha commentato Orlando. Prevista la possibilità di estinguere il reato se chi ha provocato il danno collabora a ripristinare lo stato dei luoghi.
Le pene vanno da 5 a 15 anni e colpiscono anche chi provoca «l’offesa all’incolumità pubblica in ragione della rilevanza del fatto per l’estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi per il numero delle persone offese o esposte a pericolo». Adesso tocca alla Camera.
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