Se anche il presidente dell'INPS si mette a strologare su pazzie pericolose come il reddito di cittadinanza, stiamo messi assai male.
Già solo per questo cavallo di battaglia gli ortotteri del Movimento 5 Stelle non dovrebbero prendere un solo voto da gente di buon senso ( non parliamo di persone dal credo liberale, che spero in effetti Grillo ed i suoi non li abbiano mai presi in considerazione).
Lasciando per un attimo da parte il pur decisivo argomento che non ci sarebbero mai le risorse economiche per una follia del genere (già ci costano le regalie a fondo perduto tipo 80 euro al mese donati agli elettori democratici), ma proprio da un punto di vista di principio, che morale c'è dietro la retribuzione di gente che non lavora ?
Che è cosa diversa dal sussidio di disoccupazione, che andrebbe finalmente correttamente disciplinato prevedendo da una parte un aiuto economico agli incolpevoli senza lavoro, ma con discipline severe per chi si scopre che invece lo fa in nero (tanti) ed escludendo dall'aiuto coloro che rifiutano le proposte che l'agenzia di collocamento (o come si chiamerà) gli propone. Nulla di inventato. In altri paesi funziona così.
Ma il fatto di immaginare che uno, solo perché è nato, che esiste, da un certo punto in poi è un mantenuto della collettività, bé questo non riesco a capire a quale logica risponda.
Nemmeno nelle epoche rampanti dell'assistenzialismo più bieco - imperante negli anni '70 e protrattosi successivamente - questa pazzia era di moda come lo è adesso.
Eppure per questi geni è l'uovo di colombo. Risolto il problema della disoccupazione e pure della contrazione dei consumi, visto che anche i senza lavoro avranno un reddito e lo spenderebbero...
Ma questo reddito da dove verrebbe mai ??
E dalle tasse certo !!
E così i 6 miliardi di minori tasse gravanti sugli stipendi dei lavoratori dipendenti, che hanno prodotto i famosi 80 euro loro donati da Renzi in vista delle elezioni europee (per le prossime regionali Presidente ha in mente qualcosa per i suoi ? ), come sono stati o verranno pagati se non tramite altre tasse ?
Su questo aspetto nonché sulla flessibilità per la data di andata in pensione ragione lucidamente, come sempre, Davide Giacalone, esprimendo concetti sostanzialmente analoghi, ma spiegati meglio.
Buona Lettura
Reddito e lavoro
L’Italia ha bisogno di chiamare molte più persone al lavoro, non di inventare un reddito per chi non lavora. Finché coltiveremo l’illusione che il reddito sia un diritto e la produzione un’eventualità continueremo a perdere competitività, impoverendoci. Nella sua prima intervista da presidente dell’Inps il prof. Tito Boeri dice, da par suo, almeno quattro cose interessanti. La prima, però, merita subito che la precisi e chiarisca: “bisognerebbe spendere meglio le risorse pubbliche, prevedendo ad esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale”. Se per reddito minimo s’intende una retribuzione base per chiunque lavori, è un conto. Da fare. Se s’intende quello che in politichese chiamano “reddito di cittadinanza” è tutt’altro, e va malissimo.
Con la partenza (positiva, se parte) del contratto di lavoro a tutele crescenti, per cui si cancella la non licenziabilità e si acquistano diritti con il passare del tempo, è naturale cambino radicalmente gli ammortizzatori sociali e sparisca la cassa integrazione. Ciò comporta disponibilità di fondi adeguati. E già sappiamo che sulla carta ci sono fino all’anno prossimo (quando quella tipologia contrattuale sarà poco attuata), mentre dal 2017 scarseggiano e la copertura, in caso di disoccupazione diminuisce. Male, perché son nozze con i fichi secchi. Il quel quadro, comunque, può starci che si fissi un reddito minimo, che sia tale di nome e di fatto. Come è successo in Germania, che solo quest’anno, dopo tre lustri, lo farà (di poco) crescere. Se, invece, andiamo al reddito di cittadinanza, cioè ai soldi elargiti per il solo fatto di esistere, allora ricorderemo i forestali della Calabria come preclaro esempio di sana amministrazione e lodevole dedizione al lavoro. Se si accedesse a una follia di quel tipo, restando ignoto dove mai si possano prendere i soldi, rivaluteremmo le pensioni regalate, ove, almeno, si doveva aspettare il superamento della pubertà.
Voglio fermamente credere che Boeri non abbia sostenuto nulla di simile, ma sarà bene lo spieghi anche agli altri. Mi domando, altrimenti, perché mai un giovane, o anche un maturo, debba andare a faticare per incassare 100 o 200 euro in più di quelli che riceverebbe stando con le mani in mano. O, meglio, usandole per fare lavori in nero. Senza contare la fucina delle truffe, per cui un solo posto di lavora genera un pensionato, un disoccupato e un occupato, dove uno è pagato dall’impresa e gli altri mantenuti dal contribuente.
Giusta l’idea di rendere flessibile l’età pensionabile, nel senso che ciascuno ha diritto di ritirarsi quando vuole, salvo il fatto che riscuoterà solo in ragione di quel che ha versato. E bene la trasparenza dei dati, che è la sola cosa che manca per avere ciascuno piena contezza di quanto prenderà di pensione. Non è questione di buste gialle o di pin, di carta o d’informatica, perché ci sono centinaia di società private che rendono disponibili, ai loro clienti, quelle previsioni. E’ la cosa più facile del mondo. Ma a una condizione: che siano chiari e trasparenti i dati. Questo è il problema dell’Inps. Tanto che neanche al ministero del lavoro hanno piena contezza dei numeri reali (si veda la tragicommedia degli esodati). Sono sicuro che Boeri farà un buon lavoro, diradando le nebbie. Fatte queste due cose, resi noti i dati e flessibile l’età di uscita, però, ciascuno scoprirà d’essere povero. Si scoprirà che i nonni e gli zii erano dei privilegiati. E’ così: le pensioni del futuro saranno più povere. Quelle giuste cose, quindi, hanno un senso non se servono a diffondere la depressione, ma se incentivano al risparmio integrativo. La qual cosa è possibile solo se cala la pressione fiscale. Il che è l’opposto del regalare redditi a chi non lavora. Per tornare da dove siamo partiti.
Boeri, infine, assicura di volere intervenire anche sulle pensioni in essere, laddove la distanza fra il capitale versato e il reddito che se ne ricava è eccessivo. Non illegale, perché tutto discende da leggi dissennate (modello reddito di cittadinanza), ma eccessivo. Così attacca il totem dei diritti acquisiti. Ha ragione e fa bene. Pronti a sostenerlo. Ma qui mi si consenta di avere meno sicurezze, giacché gli sarà difficile trovare qualcuno disposto a fare quel che è necessario. Non dimentichiamoci che la destra alzò le pensioni minime e la sinistra ha regalato gli 80 euro. Il partito unico della spesa pubblica è piuttosto ben attrezzato.
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