martedì 10 marzo 2015

GIORNATE DURE PER TRAVAGLIO : LA BUFALA SULLA MERKEL CULONA, BUSI CHE LO ACCUSA DI IPOCRISIA SESSUALE

 

Brutto periodo per Travaglio. Pessima figura, per non dire di peggio, per la scoperta della bufala giornalistica comminata nel pubblicare la notizia della in realtà inesistente intercettazione nella quale Berlusconi, allora Premier, aveva definito la Merkel una "inchiavabile culona" - bufala che comportò però uno scandalo infinito e anche un incidente diplomatico con la Germania - e ora Busi, che lascia il Fatto Quotidiano sbattendo la porta accusandolo di ipocrisia sul sesso : talebano contro il Cavaliere e tutore della Privacy con Dalla. 
Imbarazzato - strano per uno come lui - su entrambi i fronti, Travaglio farfuglia nel primo caso che il Fatto non aveva esattamente detto che esistesse una intercettazione siffatta, ma che nell'entourage di Berlusconi se ne parlava e la si temeva. Di fatto, i pm baresi non l'avevano mai tirata fuori perché irrilevante ai fini del processo, il che sarebbe cosa buona e giusta, se fosse credibile. In realtà sappiamo bene che dagli uffici delle procure trapela di tutto, e la rilevanza penale non importa nulla a nessuno, ché l'unica cosa che conta è lo sputtanamento del soggetto noto di turno. Se poi è il Cavaliere, figuriamoci (come l'ultima ondata di gossip nel processo Tarantini sta bene a dimostrare). No, l'intercettazione non è mai emersa per il semplice motivo che NON c'è. E non è vero che il Fatto l'abbia passata come mera ipotesi (e non sarebbe andato bene lo stesso, visto la delicatezza della cosa e le sue possibili conseguenze). Facci ricorda ai (pessimi) colleghi quando da loro pubblicato il 19 settembre 2011 : " L'intercettazione che rischia di pregiudicare i rapporti tra Italia e Germania nel mezzo della peggiore crisi economica che abbia mai colpito la UE resta custodita gelosamente negli uffici degli inquirenti di Bari...Il brano incriminato non è mai uscito, ma le indiscrezioni lo collocano in un punto preciso dei verbaliredatti dalla guardia di finanza". E siccome era un'ipotesi..., quelli del Fatto indicano anche la data e l'ora dell'intercettazione che non c'è : 11,53 del 5 ottobre 2008.
Non c'è che dire : vero giornalismo ! 
Quanto alla denuncia di ipocrisia fatta da Busi, posso solo dire che lo scrittore mi sembra si sia accorto un po' tardi del vizietto del suo direttore.
Ma si sa, meglio tardi...



Il Garantista

Aldo Busi litiga con Travaglio e lascia il Fatto: «ipocrita sul sesso»

a. Travaglio Busi

Marco Travaglio, di recente diventato il direttore del Fatto quotidiano, perde un calibro da novanta. Dopo una polemica su Lucio Dalla, Aldo Busi sbatte la porta e dice di non voler più scrivere. La disputa è se Dalla abbia fatto bene a non dichiarare la sua omosessualità. Secondo Busi è stata una scelta «disastrosa», per Travaglio va rispettata la sua privacy. Ma Busi ribatte seccato: come è che la stessa attenzione non è stata rivolta a Berlusconi? Già, perché?
La disputa nasce inizialmente da un articolo di Pino Corrias sul Fatto che critica Dalla. Travaglio interviene per difendere il cantante scomparso tre anni fa e che secondo lui aveva tutto il diritto di preservare la sua privacy. Apriti cielo. Per Busi si tratta di una posizione ingiustificabile e scrive una lettera a Dagospia e al Fatto, che l’ha pubblicata ieri.
Il testo è durissimo. In primis nei confronti di Dalla, la cui condotta è definita «furbesca, miope, tenebrosa, omofoba e angosciante». La sua scelta sarebbe stata «disastrosa non solo per la crescita civile e culturale della nazione ma persino per il suo compagno di una vita, spacciato in Chiesa durante le esequie per un suo fedele collaboratore, il quale, in mancanza di un testamento, è stato privato di ogni diritto di successione patrimoniale, elemosine a parte».
Ma la parte più dura riguarda le scelte del neodirettore, il re degli attacchi e dello sputtanamento della vita dell’ex premier. «Questo diritto alla privacy sessuale – scrive Busi – però il Fatto non l’ha mai rispettato verso la sessualità di Silvio Berlusconi, seppure parimenti devastante su altri piani ma infinitamente meno immorale di quella di Dalla perché manifesta, esibita sia al pubblico ludibrio dei bacchettoni sia alla segreta invidia dei più italioti, e però oziosamente perseguita e perseguitata nei tribunali per una faccenda, massimamente, di un paio di mesi in meno rispetto a una età del consenso saltata ormai da almeno trent’anni nella vita sociale e civile e sessuale in ogni parte del mondo».
La nuova replica di Travaglio: «Essere il più grande scrittore di tutti i tempi – ironizza – non significa essere elegante. Io credo che attendere la morte di Dalla per cominciare a rinfacciargli i suoi presunti peccati che, lui vivo, non gli sono stati rimproverati, non sia proprio una lezione di eleganza».
Il silenzio di Dalla sulla sua sessualità ha da sempre diviso l’opinione pubblica tra chi lo accusava di ipocrisia e chi invece ne difendeva il diritto di dire e fare quello che voleva. Senza riprendere questa polemica, notiamo però – a proposito del Fatto quotidiano e della sua principale battaglia di questi anni – che il re è nudo.
Perché o Travaglio ha torto su Dalla e allora ha ragione su Berlusconi o viceversa. Ha – come noi crediamo – ragione su Dalla, le cui scelte personali non possono essere discusse da chicchessia anche se considerate ipocrite o pericolose, e torto marcio su Berlusconi. In questi anni, la principale attività politica, giornalistica e giudiziaria della maggior parte del Paese è stata fondata sulla messa in piazza della vita personale del leader di Forza Italia. Si è costruita una cultura moralistica, dedita allo sputtanamento e alla cancellazione dei principi di libertà personale. Ora però qualcosa si è fortunatamente rotto.
 

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