sabato 21 marzo 2015

RENZI SI DECIDE : ADESSO TOCCA AI SOTTOSEGRETARI. VEDREMO SE E' VERO.

 

Bè qualcosa dovrà pur fare Renzino di fronte all'accusa di doppiopesismo che non solo i giornali nemici gli rivolgono da giorni (oggi, esplicitamente, lo ha fatto Antonio Polito sul Corriere della Sera, che se non è un giornale zerbino del Premier, come La Stampa per dire, non è nemmeno all'"opposizione" del governo). Ovunque ci sono le foto dei vari sottosegretari che, a differenza dell'ex ministro Lupi, costretto alle dimissioni "per opportunità politica", sono propriamente indagati dai PM e ai quali, al momento, non risulta che nessuno abbia chiesto "opportuni passi indietro". 
Ecco, pare che il Premier, che è arrogante, come dice D'Alema ( il fatto che il pulpito non sembri tra i più immuni dall'accusa rivolta non rende meno vera  l'osservazione) e certo non solo lui, ma non cretino, si sia posto il problema e che abbia fatto sapere che adesso anche i vari soggetti coinvolti (peraltro in maniera più incisiva) dovranno levare le tende. Vedremo.
Lo rivela il "retroscena" pubblicato dai soliti informati delle cose interne al PD del Corsera, Meli e Guerzoni, in un articolo che, se fossero vere la metà delle cose che vi sono scritte, quasi quasi ci sarebbe da diventare grillini...
Dicono che la politica sia sangue e merda...La prima cosa non saprei, ma della seconda se ne vede ormai un po' troppa.


Indagati nel governo, mossa di Palazzo Chigi: pronti a sostituirli

Infrastrutture, le pressioni su Cantone che dice no. Il leader Pd non vuole avallare il doppio binario per evitare problemi con Ncd

di Marco Galluzzo, Maria Teresa Meli


ROMA «E poi sarà la volta dei sottosegretari»: così Matteo Renzi spiega i suoi piani futuri ai fedelissimi. Perché il presidente del Consiglio non vuole offrire il fianco a nessuna accusa di doppiopesismo che desti un polverone sul governo.
Dunque toccherà ai sottosegretari inquisiti e indagati farsi da parte, dopo le dimissioni di Maurizio Lupi, che, peraltro, era stato solo sfiorato dall’inchiesta giudiziaria fiorentina. E questo non certo perché «è la magistratura, che pure deve fare la sua parte, a dettare i tempi dell’azione di governo», visto che ormai «la parola è tornata alla politica», che «è autonoma», proprio come «autonoma è la magistratura». Ma perché non si possa dire che Renzi difende alcuni (magari quelli del Partito democratico o che al suo partito sono più vicini) mentre molla gli altri. Vuole essere inattaccabile, il premier. E non intende avere ricadute negative nel suo rapporto con il Nuovo centrodestra.
Per questa ragione non ha mai voluto smentire la versione dei fatti data da Lupi, anzi l’ha ufficialmente avvalorata. Quando, in realtà, il colloquio che ha poi portato l’ex ministro a dimettersi è stato assai meno gioviale di quanto i due lo abbiano voluto raccontare. O molli tu o ti facciamo mollare noi: è stato questo il succo del ragionamento che il presidente del Consiglio ha fatto all’allora ministro. Però non ha voluto che all’esterno trapelasse niente e con i suoi si è raccomandato: «Se Maurizio ha bisogno di qualche ora per rendersi conto della strada che deve prendere, faccia pure, noi non diciamo niente». E a coloro che apparivano un po’ perplessi rispetto a questa linea, dopo l’annuncio dell’ex ministro, Renzi ha replicato: «Avete visto chi aveva ragione? Vi avevo detto di stare tranquilli, perché sapevo quello che stavo facendo».
Ma ora c’è chi teme che possano nascere nuove tensioni con Ncd, proprio adesso che nuovi provvedimenti sono alle porte e che i numeri della maggioranza, a Palazzo Madama, sono risicati.
Ancora una volta Renzi fa sfoggio di serenità: «Non preoccupatevi che tutto si sistemerà. Ho la fila di quelli che vogliono stare con noi al Senato». E a quanto si sussurra dalle parti del Nuovo centrodestra ci sarebbe la fila anche altrove. Nello stesso Ncd. Nel mirino il ministro Beatrice Lorenzin. Le malelingue la danno in partenza, sebbene non in un futuro immediato, verso il Pd.
Appare ancora complessa la questione del ministero delle Infrastrutture e del dicastero da dare all’Ncd dopo le dimissioni di Lupi. Raccontano che Alfano abbia chiesto l’Istruzione, ma che finora Renzi glielo abbia negato. Il premier non va pazzo per la Giannini (quattro giorni prima di presentare il disegno di legge sulla buona scuola ha cestinato il progetto del ministro e lo ha riscritto daccapo), però, ormai, soprattutto adesso che la titolare di quel dicastero è passata al Partito democratico, rimuoverla diventerebbe complicato. Tanto più che quel ministero, a cui assegna grande importanza, Renzi lo controlla per interposta persona. Complicata anche la questione delle Infrastrutture. Spacchettarle ridividendole in Trasporti e Lavori pubblici? O tenerle in un unico ministero? E in questo caso a chi affidarlo? È circolato il nome di Nicola Gratteri (il magistrato che Renzi avrebbe voluto alla Giustizia al posto di Orlando), ma il presidente del Consiglio, che pure ieri lo ha visto, nega recisamente. Dicono che abbia invece insistito con Raffaele Cantone, il quale, però sarebbe propenso per il no.
A questo punto sembrerebbe prevalere l’ipotesi spacchettamento. In quel caso l’unità di missione in cui lavorava Ettore Incalza verrebbe inglobata a Palazzo Chigi, sotto il controllo del fido Luca Lotti. E il resto del ministero, depotenziato, andrebbe a un ncd. Mentre la dem Anna Finocchiaro approderebbe agli Affari regionali.

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