Se la coerenza fosse virtù richiesta ai politici di mestiere, non ce ne sarebbero in giro, e quindi non bisogna esagerare in intolleranza. Però ci sono dei momenti in cui l'ipocrisia è talmente smaccata che un minimo di imbarazzo immagino questi signori lo provino. Certo, in questi delicati frangenti, sono aiutati da un giornalismo gossiparo e piuttosto prono, con intervistatori che più spesso si preoccupano di non creare troppi imbarazzi al politico di turno, evitando così di chiedergli conto del perché quello che ieri era bianco, oggi improvvisamente sia diventato nero.
Marco de Marco fa una rassegna impietosa degli esponenti democratici che hanno alternato pareri opposti sulla Legge Severino, a seconda di chi questa andava a colpire.
E così i peana per la nuova norma quando servì a colpire Berlusconi, poi le prime frenate e perplessità, apparentemente accantonate quando la decadenza colpì De Magistris (non nelle grazie di quelli del Nazareno, il che si può capire data l'indigeribilità del personaggio) e ora di nuovo in auge che la vittima possibile è il compagno De Luca, futuro governatore in pectore della Campania.
Un teatrino niente male.
DUE PESI E DUE MISURE
IN CASA
DEMOCRATICA SULL’APPLICAZIONE
DELLA LEGGE SEVERINO
Esistono leggi ad personam e leggi a discredito crescente o a
efficacia variabile: leggi usa e getta, insomma. Le prime erano
attribuite a Berlusconi. Le seconde lo saranno al Pd. Prendiamo la
Severino, che disciplina ineleggibilità e decadenze. All’inizio, nessun
dubbio del Pd: legge buona e giusta. Poi, decaduto Berlusconi, i
ripensamenti: su retroattività, reati elencati, esclusa punibilità dei
parlamentari. In questa fase «garantista» (che poi è quella del patto
del Nazareno) anche Renzi molla la presa: bisogna rimetterci le mani,
dichiara. Sopraggiunge, però, la vicenda de Magistris: condannato in
primo grado, sospeso e poi rimesso al suo posto dal Tar. Nella fase
della sospensione, il Pd torna implacabile. «Credo debba valutare le
dimissioni», dice severo Matteo Orfini. «Napoli non merita soluzioni
pasticciate, le sentenze vanno rispettate sempre» insiste Assunta
Tartaglione, segretaria del Pd campano. «Spero ritrovi il senso delle
istituzioni», tuona Pina Picierno. Per ironia della sorte, dopo de
Magistris tocca a Vincenzo De Luca, incoronato alle primarie, anche lui
condannato in primo grado, eleggibile a governatore ma, per effetto
della Severino, da sospendere un minuto dopo. La situazione non è meno
pasticciata di prima, eppure ora Tartaglione tace. Parla invece la
Serracchiani per dire che la Severino va modificata. Tu guarda! Più
prudente, il ministro Boschi si rimette alla bontà del Parlamento.
Picierno addirittura brinda a De Luca. Nessuno che gli dica quello che
fu detto a de Magistris, nota solitario Pippo Civati. E il suo post è
uno schiaffone a tutti i doppiopesisti di turno. De Luca ha così buon
gioco. La Severino? «Impacchettatela col fiocco e mettetela nel frigo»
(il copyright è di de Magistris: «Salutatemela», disse). Con chi ce
l’ha? Basti questo: semmai dovesse diventare governatore, dovrà essere
proprio Renzi, in quanto premier, a decretarne l’immediata sospensione.
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