domenica 26 aprile 2015

GALLI DELLA LOGGIA : L'EUROPA ? INGOMBRANTE PER LE COSE FACILE, INUTILE PER QUELLE DIFFICILI.

 

Ieri sera ero a cena con una coppia italo(lui) spagnola (lei), che ci parlavano di Gibilterra. Ho chiesto quanto distava la costa iberica in quel punto dall'Africa. 12 km dal Marocco, la risposta. E come mai, la mia domanda finto ingenua, non ci sono sbarchi ? Ma, qualcosa c'è,  poca roba, perché dal Marocco non partono...
Già, anche dalla Libia avevano smesso di partire quando ci decidemmo a fare un accordo con Gheddafi.
Poi sappiamo com'è andata...la primavera araba (un successone...), gli europei che sostengono i ribelli anti Rais, l'uccisione di quest'ultimo, il caos totale che oggi regna da quelle parti.
Oggi dalla costa libica s'imbarcano migliaia di disperati (e tra loro chissà quante centinaia di futuri terroristi) senza alcun freno. Se però l'Italia adombra l'idea di fare qualcosa per tutelare se stessa - e in prospettiva anche l'Europa, visto che noi siamo, per la maggior parte dei migranti,  solo il punto di sbarco per poi accedere a paesi più ambiti, come Francia, Germania, Inghilterra, e più a nord - i finti governi di Tripoli e Tobruk (sono due, e nessuno dei due governa alcunché), dicono che reagiranno...In altri tempi le guerre si facevano per molto meno, e sicuramente è una buona cosa esserseli lasciati alle spalle, scivolando però in un'imbelle viltà che ci lascia in balia delle prepotenze di turno.
Giovedì a Bruxelles si è tenuto il solito inutile vertice, dopo il quale però il nostro premier si affannava a parlare di bicchiere metà pieno, visto che i soci europei avevano concesso la presenza di qualche loro nave ( a fare esattamente ? a portare più migranti in Italia ??) e un po' di quattrini per gestire l'esodo. Io un bicchiere così lo definirei pieno di olio di ricino...
Mi fa dunque piacere leggere lo sfogo di Galli della Loggia che parla esplicitamente di risultato NULLO, altro che bicchiere metà pieno...


Il balbettio degli egoisti d’Europa
di Ernesto Galli della Loggia
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 Si può immaginare una prova di egoismo e di miope inettitudine più clamorosa di quella mostrata dall’Unione Europea riunita giovedì a Bruxelles per discutere il da farsi rispetto all’ondata migratoria che sta rovesciandosi sulle coste meridionali del nostro continente? Posta davanti a una sfida geopolitica di carattere epocale, davanti alle sciagure e ai problemi di ogni tipo che questa produce, la sola cosa, infatti, che l’Unione si è saputa inventare è stata quella di mandare qualche altra nave nel Mediterraneo e di destinare una manciata in più di quattrini all’operazione Triton. Cioè di far finta di fare qualcosa allo scopo di non fare nulla.
Nel suo balbettio e nel suo riuscire a mancare regolarmente tutti gli appuntamenti decisivi che potrebbero farle fare un salto di qualità verso un’esistenza di soggetto politico, l’Europa è ormai diventata qualcosa d’imbarazzante. La mancanza di leadership e di visione minaccia di renderla un organismo sempre più ingombrante per le cose facili e sempre più inutile per quelle difficili. Un vuoto ammasso di egoismi nazionali che dura finché questi non vengono disturbati.
Del resto è apparso non meno insufficiente nei giorni scorsi anche il comportamento del governo italiano. Il presidente Renzi, recatosi a Bruxelles sperando verosimilmente grandi cose (anche se non si sa di preciso che cosa), ha dovuto accontentarsi di quasi nulla. Il fatto è che per ottenere seppure in parte da un sinedrio come quello di Bruxelles ciò che si desiderava, bisognava battere i pugni sul tavolo. 

T utto il Paese avrebbe seguito un presidente del Consiglio che avesse tenuto un discorso del tipo: «Cari signori, l’Italia non intende vedere annegare centinaia di persone in mare senza muovere un dito. Noi quindi faremo di tutto per cercare di salvare il maggior numero possibile di migranti. Ma tutto questo costa, costa molto. Siccome però non siamo il Paese di Bengodi, e le nostre risorse sono limitate, sappiate che se voi non fate nulla di più del quasi niente che vi proponete di fare, allora alle prossime scadenze l’Italia si vedrà costretta con molto rammarico a sospendere qualsiasi tipo di finanziamento, anche quello ordinario, all’Unione e alle sue attività». E invece, ahimè, nulla di simile si è sentito. Evidentemente un conto è bacchettare Civati o tirare le orecchie alla Camusso, un altro affrontare a brutto muso Cameron o la Merkel (oltre, immagino, il mugugno sussiegoso della Farnesina). E così abbiamo dovuto accontentarci di una mancia accompagnata da un’amichevole pacca sulla spalla.
Giorni molto difficili si annunciano dunque nell’immediato per l’Italia. Ma per l’intera Europa si avvicina a più o meno lunga scadenza l’appuntamento con una catastrofe annunciata, quella di un’insostenibile pressione demografica del Sud del mondo la quale, proprio in quanto continua ad essere pervicacemente rimossa, tanto più minaccia inevitabilmente di assumere i tratti di un vero e proprio collasso geopolitico.
Non è vero che non ci sia nulla da fare. Se l’Europa esistesse, se avesse una vera guida politica dotata di autorità e di visione, potrebbe fare molto, specie per le migrazioni mosse da ragioni economiche. Previo un accordo quadro con l’Organizzazione dell’Unione Africana, ogni Paese europeo (da solo o insieme a un altro) potrebbe ad esempio stabilire con uno Stato di quel continente una sorta di vero e proprio gemellaggio: rapporti speciali di aiuto e cooperazione per favorirne lo sviluppo; essere autorizzato a destinarvi investimenti privilegiati in campo economico e turistico; stabilire con esso accordi doganali speciali per favorirne le produzioni e le esportazioni; aprirvi centri culturali, inviarvi «missioni» di ogni tipo specie per migliorarne gli apparati scolastici, sanitari, giudiziari e di polizia; accoglierne gli studenti migliori con borse di studio; e anche, magari, aprirvi dei «campi di addestramento» lavorativo, linguistico e «antropologico-culturale», destinati a coloro che comunque intendessero abbandonare il loro Paese.
Costerebbe e non sarebbe facile, certo. Avrebbe anche dei rischi, forse. Ma sono per l’appunto queste le cose che fa la politica, che solo la politica sa fare. Perlomeno la politica che non gioca a scaricabarile, ma quella che immagina, che osa, che agisce

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