lunedì 6 aprile 2015

MA CHE C...ACCHIO VUOLE FITTO ??

 

I lettori del Camerlengo avranno sicuramente notato che non mi appassionano le vicende interne a Forza Italia. Ritengo il partito di Berlusconi un movimento ormai al tramonto, e del resto dopo oltre 20 anni, con un leader ammaccato e avanti negli anni (saranno 79 il prossimo settembre), cosa si pretende ? Non mi intriga nemmeno la questione successoria, su chi potrà prenderne il posto come leader del centro destra. I candidati non emozionano. L'unica che non mi dispiace è la Meloni, che però certo non è una liberale. 
Quindi resto mogio in disparte, nella speranza che un giorno spunti un sosia di Mario Draghi, che si candidi e gli italiani moderati, liberali, non di sinistra, realizzino il miracolo di seguire uniti un leader serio, un uomo di Sato vero, non il solito Masaniello, più o meno ripulito. 
Ciò posto, ingenuamente mi domando : ma che c....vuole Fitto ? Si vuole prendere Forza Italia ? E perché mai ? Quello è un partito inventato e nutrito da Berlusconi, senza il suo creatore e padrone non esiste ( e infatti si sta dissolvendo con lui), quindi ?
Il pugliese ritiene, a ragione, che in quel partito non ci siano regole democratiche, che ha una conduzione personale e padronale (lo scopre oggi ????), bene, perché non se ne va, semplicemente ?
Ovviamente il quesito è ingenuo, perché quello che Fitto vuole è la visibilità che la sfida lanciata al Cavaliere a casa sua gli dà.
Fuori, sarebbe uno dei tanti, come Salvini, che pensa - non so come - di potersi prendere tutto il centro destra, la citata Meloni, altri nani come Alfano e quelli di Area, per non parlare degli zombie di Scelta Civica mentre non decolla l'Italia di Passera. 
Meglio quindi aizzare la polemica interna, ancorché tutti sappiano che Forza Italia, già sotto al 15% dei voti, senza Berlusconi sparirà e punto. 
Comprendere dunque si comprende, ma il fastidio per il ruggito del coniglio, ché tale mi appare questo Fitto, rimane.





Forza Italia, Fitto all’attacco: “Partito senza regole”

L’europarlamentare: «Dirigenti senza legittimazione e 9 milioni di elettori in fuga»


La Puglia come terreno di scontro dove consumare la rottura totale tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto. Le ultime ore mostrano che una ricucitura tra il leader e il ribelle è ormai impossibile e che l’attacco di Fitto, che in mattinata parla di «partito senza regole e con dirigenti delegittimati», ha solo confermato al leader azzurro come l’ex ministro sia, di fatto, fuori dal partito. Anche per questo Berlusconi sembra ormai aver rinunciato a ricompattare FI in Puglia, dove il candidato Pd Michele Emiliano è dato comunque per favorito. È un “sacrificio” che il cavaliere sembra aver deciso di offrire sull’altare del rinnovamento. Con una postilla: in Puglia, si potrebbe aprire una battaglia supplementare, quella sul simbolo. 

Gli ultimi fuochi della contesa nel tacco d’Italia vanno in scena alla vigilia di Pasqua. È Fitto a passare all’attacco, nonostante il `richiamo all’ordine´ arrivato ieri da Arcore. «Siamo in un partito senza regole, senza una seria e credibile linea politica, con dirigenti privi di qualunque legittimazione democratica. Ma davvero pensiamo che le liste possano essere fatte e disfatte dalla senatrice Rossi, o comunque dipendere da un suo finale atto di volontà?», tuona il leader dei Ricostruttori sottolineando come, in FI e nel Pdl, non sia stato sempre così e puntando il dito contro «il cupo bunker di autonominati» che circondano il leader azzurro. E, insiste, con «9 milioni di elettori in fuga, qualcuno vorrebbe pure `più bavaglio per tutti?´». 

Berlusconi, in Sardegna per le feste pasquali, resta ufficialmente in silenzio, ma la sua rabbia, nelle conversazioni con i suoi, è palpabile. Fitto si è messo fatto fuori dal partito, chiede democrazia perché non comanda, la cosa che gli interessa di più è fare le liste, sarebbero, in sintesi, le parole che rimbalzano da Villa Certosa dove emerge la consapevolezza che, anche agli occhi degli elettori, Fitto e Berlusconi siano due cose diverse. 

Un Berlusconi che appare proiettato nella sua opera di rinnovamento, snellimento e ringiovanimento del partito e che, a maggio, punterà - mostrando anche la faccia - di fatto, su 3, 4 Regioni: il Veneto di Zaia, la Campania di Caldoro, la Liguria dove corre il suo braccio destro Giovanni Toti e l’Umbria, dove la coalizione di centrodestra sostiene il sindaco di Assisi Claudio Ricci. 

In Puglia, però, c’è il rischio che il candidato dell’ex premier non ottenga neppure quell’8% necessario, per le liste non in coalizione, ad entrare in Consiglio. Un candidato che, a questo punto, sembra impossibile che sia Francesco Schittulli. L’oncologo, nel pomeriggio, rifiuta la proposta di un tavolo tecnico di confronto nel centrodestra avanzata dal coordinatore regionale Ncd Massimo Cassano e sostenuta dal commissario FI in Puglia Luigi Vitali. «È una perdita di tempo, come ho ribadito ero e resto in campagna elettorale con chi vorrà esserci», chiude Schittulli, che conta sul sostegno dei fittiani (la ricandidatura dei consiglieri e una lista civica riconducibile a Fitto erano state le sue condizioni a FI), di Ndc e di Fdi. Gli azzurri, invece, sono orientati a scegliere un altro nome nelle prossime ore. «Se Berlusconi vuole, scendo in campo», si propone Vitali. Ma una nuova ombra è all’orizzonte: la battaglia sul simbolo che, secondo ambienti fittiani, i Ricostruttori sarebbero pronti a mettere in campo. E il riferimento a «dirigenti delegittimati» nella nota del ribelle, in tal senso, non era casuale. 

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