mercoledì 20 maggio 2015

ALLA VIGILIA DELLA FINALE DI COPPA ITALIA, AGNELLI CHIEDE LA VITTORIA PER CELEBRARE IL PRIMO LUSTRO DA PRESIDENTE

 

Lo confesso : mi piacerebbe che la Juventus vincesse stasera anche la Coppa Italia.
Il motivo è semplice : ancorché si tratta, da sempre e da un po' di più, di un trofeo minore, saremmo i primi a vincerne 10, a fregiarci della stella d'argento ( non è poi detto che sia questo il fregio celebrativo, però così si legge più spesso). 
Oltretutto c'è da pensare che non siano dichiarazioni di mera forma quelle di Allegri quando dice che la Juve ci tiene a vincere anche questa coppa, nonostante l'appagamento da (quarto consecutivo ! ) scudetto e l'attenzione per la prestigiosa finale di Champions, ancorché chiusa dal pronostico, stante la levatura dell'altra finalista (Barcellona). 
Lo ha dimostrato in semifinale, contro la Fiorentina, dopo l'1-2 dell'andata a Torino (unica sconfitta stagionale nelle mura amiche ) , ribaltato con un sonoro 3-0 al ritorno a Firenze. Ancora con lo sudetto in palio e gli impegni di Champions da disputare, Allegri alla vigilia disse con forza che la Juventus ci credeva al ribaltamento del risultato, e comunque si sarebbe impegnata al 100% per provarci.
E così è stato.
Quindi credo alle sue parole.
La Lazio è stata battuta in entrambe le occasioni in campionato, però è squadra con ottime qualità. Intanto ha giocatori eccellenti che possono risolvere la partita, come Candreva, Felipe Anderson (talentuoso capace di far venire il mal di testa al roccioso Chiellini e/o a chi si troverà davanti) e Klose. In difesa recupera Vrej, da molti definito il miglior centrale quest'anno della serie A. 
Fisicamente entrambe le squadre sono in salute, anche se il cammino dei laziali, dopo la serie di 9 vittorie consecutive (interrotta proprio dai bianconeri), è stato un po' altalenante, con passi falsi col Chievo   e con l'Atalanta (due pareggi, specie il primo in casa !, che potranno costare assai cari ai fini della lotta per il secondo posto utile all'accesso diretto alla Champions ventura) e la sfortunata partita con l'Inter (però con la Samp le cose sono andate meglio...).
Personalmente sono un simpatizzante dei biancocelesti, molto perché mio papà teneva per loro (anche se non era certamente un tifoso : molto tranquillo), poi in funzione anti Roma (ricordo che vivo nella capitale...).  Ritengo che in quel di Perugia, il giorno del diluvio e della sospensione infinita di Collina, senza rinvio della partita, la Juve subì un torto grande che costò addirittura lo scudetto, però la Lazio di Eriksson (un allenatore signorile tra i miei preferiti ) di quei tempi meritava già dall'anno prima il titolo e, se proprio dovevamo subire un "furto", il fatto che fu appannaggio della Lazio (che, ripeto, in quegli anni era comunque molto forte e meritava) lenì un po' la cosa.
Questo per dire che se stasera prevarrà l'Aquila, non sarà un dramma.
Però il double (ché al triplete proprio non ci credo) mi piacerebbe assai. 
P.S.
Ieri Andrea Agnelli ha festeggiato i suoi primi 5 anni di presidenza. Certamente un lustro glorioso, visti i risultati.
L'uomo non è un mostro di simpatia, e certo non ha i tratti principeschi, impreziositi da una impareggiabile ironia,  dello zio (Gianni) e nemmeno quelli sobri e signorilmente sabaudi del padre (Umberto).
Però è caparbio e capace e ha ottenuto un'impresa - i 4 scudetti consecutivi - mai riuscita ai più illustri parenti.
Chapeau.





La Juve vuole alzare la Coppa Italia. Allegri: “Al Barcellona penseremo dopo”.

Domani la finale con la Lazio, Chiellini: «E’ un trofeo che ci manca da 20 anni, ci teniamo a vincerlo»
 
LAPRESSE
Max Allegri punta anche la Coppa Italia


roma 
Non è una Coppa (Italia) di scorta, solo perché il 6 giugno la Juve si giocherà la Champions, contro il Barcellona, a Berlino: «La partita più importante è questa - ripete Massimiliano Allegri - perché arriva prima». Ovvero domani sera all’Olimpico, casa Lazio, che è poi anche il nemico. «Ed è una partita diversa - continua il tecnico juventino - perché è una finale, secca, e c’è un trofeo in palio. E non è detto che si risolva nei novanta minuti». Ribadisce la voglia anche Giorgio Chiellini: «Ce la siamo sudata, ci manca da vent’anni, e allora ci teniamo a vincerla». Allenatore e difensore parlano dentro la sala stampa dell’Olimpico, con mezz’oretta di ritardo: sullo spostamento stavolta non c’entra però Claudio Lotito, ma un temporale che a Torino aveva fatto slittare il decollo dell’aereo. 

Complice qualche cronista spagnolo già spedito a fiutare l’aria di Champions, le parole girano attorno alle due Coppe. Così si parla di forma e di giocatori: «Pirlo gioca - dice Allegri - e quindi non si riposerà, anche perché da qui al 6 giugno abbiamo la partita con il Napoli e a Verona, e poi bisognerà comunque allenarsi». Alla Coppa Italia ci tiene la società (sarebbe la Decima) e il tecnico, che mai l’ha sfiorata: «Il primo obiettivo era il campionato, e questo è il secondo, oltre ad essere andati in finale di Champions». Dei paragoni con Conte, che all’inizio sempre gli venivano sbattuti in faccia, non gli importa granché: «Nella vita e nel calcio, alla fine quello che conta sono i risultati e il rispetto per tutti, e la serietà con cui uno lavora: e visto che Conte ha fatto un ottimo lavoro, è ovvio che sia ricordato. Dopodiché le società rimangono, il calcio va avanti: comunque i paragoni non mi hanno mai dato fastidio, e noi dobbiamo cercare di vincere». Un titolo che al predecessore è sempre scappato. 
Per poco, Allegri sarebbe potuto essere sull’altra panchina: «Con Lotito mi ero visto quest’estate, poi scelse Pioli, che è un ottimo allenatore e che ha dimostrato di avere grandi qualità. Ha grandi meriti, per questa stagione della Lazio». Sulla formazione pochi indizi: «Ho ancora qualche dubbio, ne ho 23 a disposizione, e la partita può diventare lunga». Al solito, si balla tra 4-3-1-2 e 3-5-2, con Barzagli fuori o dentro. Di certo, alla Juve hanno ancora fame di vittorie: «Impossibile farsi venire a noia una cosa così bella - chiude Chiellini - perché è vero che sono quattro anni che vinciamo, ma io sono stato sei anni senza vincere nulla. E per arrivare, abbiamo dovuto tirare fuori il meglio da noi stessi, anche se da fuori sembra sempre tutto semplice. Guai a farsi passare la voglia di vincere e di festeggiare».

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