martedì 5 maggio 2015

STASERA CONTE TIFERA' REAL

 Antonio Conte - Globe Soccer Awards 2013.jpg

Sono certo che Antonio Conte stasera non tiferà Juventus. Così come sono convinto che non si augurasse il quarto scudetto consecutivo. Magari l'anno prossimo, ma NON questo. La rinascita juventina era assolutamente legata al suo avvento, dopo i due famosi settimi posti (quante volte l'avrà ripetuto in tv ??? mille ??), col suo calcio aggressivo, con la preparazione maniacale delle partite e la loro conduzione tarantolata dalla panchina, con inevitabile perdita della voce alla fine dei 95 minuti.  I tifosi, anche in considerazione del gloroso passato calcistico di Conte, a lungo capitano della Signora, vincitore di molti trofei ( 5 scudetti, 1 coppa Italia, 4 supercoppe italiane, 1 coppa Uefa, 1 Supercoppa europea, 1 Champions e 1 Intercontinentale), hanno pensato di avere finalmente l'allenatore ultrà dei loro sogni. Sbagliando. Conte è tifoso di...Conte. E lo ha ampiamente dimostrato andando via nel modo che ha fatto, quasi fuggendo dal ritiro estivo, mettendo anche un po' nei guai la società che ha peraltro reagito prontamente con la scelta impopolare di Allegri (e Marotta non si è dimenticato gli sputi, le urla, i calci al pulmann dell'estate 2014), rivelatasi poi fortunata e vincente. 
Poteva farlo a giugno, la società aveva già scelto Mihajilovic, poi il ripensamento..., con il serbo che a quel punto confermava con la Sampdoria. La dirigenza juventina non ha dimenticato, e tra Agnelli e Conte è sceso il freddo, come confermato nei rapporti tra società e neo Mister della Nazionale, con varie punzecchiature e dispetti, fino alla polemiche (sbagliate, da parte della Juve), per l'infortunio di Marchisio, poi rivelatosi nulla di grave. 
Conte prima o poi tornerà a guidare una squadra di club, e se sarà in Italia, ed una competitiva - come immaginabile - per il titolo, vedrete che lo stesso furore lo avrà per i nuovi colori, e se ci sarà da polemizzare, anche vibratamente, con la Juve, non si tirerà indietro.
Se è vero, com'è vero, che era impresa storica quella del trittico di scudetti, mai riuscito alla Juventus dell'era moderna, (e solo al Milan di Capello e all'Inter di Mancini, favorita quest'ultima da Calciopoli), figuriamoci il poker !  E non è difficile leggere tra le righe di certe dichiarazioni di Buffon, Pirlo e altri campioni di questa gloriosa cavalcata bianconera, un velato messaggio al loro ex mister : merito tuo certo, ma anche e di più NOSTRO, che andiamo in campo...
Insomma Conte aveva preso troppo la scena, e alla lunga questa cosa scoccia agli altri protagonisti. C'è di più. L'Antonio furioso - che questo era il suo tratto saliente - si contraddistingueva anche per permalosità (attenzione, Allegri non è da meno, solo la maschera dietro un sorriso tirato e col sarcasmo), e non gli erano andate assolutamente giù le critiche per l'eliminazione dal turno a gironi della Champions ad opera del Galatasaray (non precisamente uno squadrone, per quanto club dignitoso) e successivamente la sconfitta in semifinale di Europa League ad opera del Benfica. L'anno prima in effetti la Juve, al suo ritorno in Europa dopo un anno di assoluta assenza (quella che sembra toccherà alle milanesi l'anno prossimo) si era comportata molto meglio, arrivando ai quarti e perdendo in modo chiaro ma non umiliante con il Bayern Monaco (poi vincitore del titolo). I commenti di Conte in materia sono noti, così come le sue lamentele per campagne acquisti non adeguate. La battuta più celebre fu quella del ristorante da 100 euro in cui non si entra con 10.
Agnelli e Marotta non la presero affatto bene. Quest'anno Allegri ha dimostrato che a quel ristorante invece la Juve può entrare e non sfigurare. Ma in realtà si tratta di intendersi, e se si va oltre le battute, Conte aveva e ha ragione.
Lui voleva vincere anche in Europa, dopo aver dominato il campionato italiano per un triennio ( i tre scudetti sono arricchiti di record, alcuni solo uguagliabili, come l'imbattibilità per una intera stagione, o il filotto perfetto di vittorie casalinghe...altri non facilmente superabili, come i 102 punti dello scorso anno), e lo stesso dicono di volere i dirigenti. Ebbene, il gap di campioni esistente tra le prime tre - le semifinaliste di quest'anno, dello scorso e di sempre, a meno che il sorteggio non le metta contro ai turni precedenti - e tutte le altre è evidente, e per queste ultime non c'è possibilità  di vincere la Champions, salvo miracolose imprese (lo scorso anno sfiorata dall'Atletico). La Juve arriva in semifinale, è vero, ma chi può negare che la sorte non è stata certo avversa alla Signora nei sorteggi ? Nella fase a gironi c'era l'Olimpiakos..., poi negli ottavi un Borussia in fase calante, nei quarti il Monaco (col quale oltretutto non è che abbiamo fatto stravedere) . Addirittura in semifinale l' urna non ci è stata avversa, ché sicuramente delle tre corazzate, il Real, pure campione in carica, è quella meno tremenda. Attacco atomico, ma con qualche possibile amnesia difensiva. E poi mancheranno giocatori importanti come Modric e Benzema (da noi Pogba, va detto). 
Insomma, se, come penso, anche se ovviamente spero di essere smentito, alla fine la nostra corsa finirà qui, la stagione sarà stata   assolutamente positiva (entusiasmante no, per quanto mi riguarda, che per quello ci vuole anche il bel gioco, non bastano i risultati) ma il teorema di Conte (peraltro non una scoperta copernicana...ovvio che chi si può comprare 4-5 top player è favorito) resterà valido.
E per questo io sono persuaso che stasera in tv Conte tiferà Real. 

Di seguito, la presentazione della semifinale da parte de LA Stampa



Juve-Real, la notte dei campioni

È arrivata l’ora della sfida stellare. Bianconeri alla prova di Ronaldo & C.
LAPRESSE
Carlos Tevez, 31 anni, insegue Cristiano Ronaldo (30) nel match della scorsa stagione

TORINO
«Ma c’è una festa?», chiede con il sorriso Massimiliano Allegri, mettendo i piedi sul prato dell’ultima prova, davanti alle telecamere spianate. In effetti, sì: Juve-Real Madrid, primo round della semifinale di Champions, un party cui i bianconeri non si invitavano da 12 anni e fu proprio contro le merengues (sconfitte). Però, non siamo ancora a comunque vada sarà un successo, avverte l’allenatore juventino: «Non è una semifinale in cui non abbiamo niente da perdere, perché ci si gioca l’accesso in finale». Oltre all’onore, e la Coppa, va da sé, ci sarebbero in palio altri 6,5 milioni, come minimo, per un jackpot già da Superenalotto. La cosa migliore è non scomporsi ed essere se stessi, consiglia Allegri. Fare la Juve: «Dobbiamo essere consapevoli di quello che abbiamo fatto finora e soprattutto dobbiamo giocarci al meglio le nostre possibilità». Con un’avvertenza: «Sapendo di avere di fronte una grandissima squadra, con grandissimi campioni». 

- LA SCHEDA: CINQUE COSE DA SAPERE SULLA SUPERSFIDA

Difesa a quattro  
Chissà se è per il fresco scudetto che Allegri ha rispolverato l’aritmetica, ma stavolta la preferisce alla pretattica: «Ancelotti ha detto che gioca a quattro? Allora vi do un numero anch’io: quattro. Così siete contenti». Della Bbc bianconera, Barzagli, Bonucci, Chiellini, resterebbe fuori il primo, e non sarà decisione semplice, mentre ai fianchi andranno Lichtsteiner ed Evra. L’altra Bbc, Bale, Benzema, Cristiano (Ronaldo), è stata invece sabotata dall’infortunio del francese, rimasto a Madrid. Oltre al ko di Modric, il Pirlo della casa blanca. Per questo, Ancelotti potrebbe virare sul 4-4-2, inclinabile a 4-3-3, rinunciando al «Chicharito» Hernandez, per piazzare James Rodriguez e Isco sulle corsie, con ampia licenza di uccidere. Pure perché nel mezzo dovrebbe esserci la garitta di Sergio Ramos: molto stile Mourinho. 


Finita l’ora di matematica, si passa alla filosofia: «Questa è la Champions: se hai coraggio vinci, se hai paura perdi», la butta lì Carletto, come se leggesse l’Ecclesiaste. Risposta di Allegri: «Carlo è molto bravo, oltre che furbo. E lo dimostrano i risultati che ha fatto in Europa». Sa di trabocchetto, racconta il sorriso di Allegri, anche se poi quello sarà il senso della sfida: «Non credo saranno partite che finiranno 0-0», taglia corto l’allenatore juventino. Ergo, «bisognerà essere bravi soprattutto in fase offensiva». Detto a chi ha nell’arsenale Cristiano Ronaldo, mister 50 gol, solo per restare a Liga e Champions, fa un certo effetto. 
La rivincita di Max  
In fondo, con enormi proporzioni, Allegri e Ancelotti si somigliano, se il loro breviario contempla palleggio e controllo del gioco, senza però mettere all’indice il contropiede. Anche di più, paiono ragionare con simili principi nella gestione del gruppo: pressing alto e raddoppi. Ma prima ne parlo con Ronaldo e Bale (Ancelotti); o con Buffon e Tevez (Allegri). Anche così, ci si arrampica in cima al mondo e all’Italia. Tanto che per Allegri, qui accolto da scetticismo e pernacchie, sarebbe già tempo di rivincite: «Ma io ai tifosi non ho nulla da dire - chiude - perché quel che conta nel calcio sono i risultati. E io sono fiero e orgoglioso dei miei». Dodici anni fa, mentre Ancelotti alzava la sua prima Champions, Max cominciava a pensare da allenatore con l’Aglianese, serie C2. Stasera, lo sfiderà: è proprio una festa.

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