sabato 18 luglio 2015

"CALDO DA MORIRE".SOFRI CI RICORDA CHE IN CARCERE NON E' UN MODO DI DIRE

 

Forse non era così scandalosa la scelta del Ministro Orlando di invitare ANCHE Adriano Sofri ad uno dei tavoli aperti per raccogliere esperienze e consigli sulla riforma carceraria.
Scoppiò il finimondo, anche se l'interessato, probabilmente prevedendo la canizza che si sarebbe scatenata, aveva subito garbatamente declinato l'invito.
Sofri non solo in carcere c'è stato, per la sua nota vicenda, ma non l'ha dimenticato. Soprattutto non ha dimenticato la condizione sub umana di chi ci vive dentro, e per questo fa due cose : porta, negli ovvi limiti personali, umano conforto ai detenuti, e denuncia e si batte per una condizione carceraria meno infame, in nessun modo in linea col dettato costituzionale.
In questi giorni tutti ci lamentiamo del gran caldo (lo scorso anno lo facevamo per l'estate mancata). Sofri prende spunto da questo comune disagio per descriverci un icolo inferno. Vero. 
 


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Ho aspettato un bel po' di giorni, leggendo tutti i giornali che trovavo, e intanto faceva sempre più caldo. Ho ascoltato i bollettini sanitari sulle categorie a rischio, i servizi dei telegiornali su come resistere alla calura, le interviste ai turisti, le denunce finto-scandalizzate sui tuffi dentro la fontana dei fiumi a piazza Navona. Dunque è ora di spiegarvi la differenza fra chi conosce la galera e gli altri. Gli altri dicono: "Fa un caldo da morire". Chi conosce la galera sa che stanno davvero crepando di caldo, là dentro. Là dentro si sta chiusi, c'è una finestra di tre strati di ferro arroventato -due filari di sbarre, e una griglia fitta, che impedisca di passarci un dito. Si sta chiusi dietro un doppio cancello, uno di sbarre e uno blindato compatto -a volte, se sono buoni, aprono il blindo, per l'eventualità che un po' d'aria calda si muova. In genere manca l'acqua, per molte ore; a volte manca e basta.
Per esempio nei giorni scorsi ad Avellino, e ci sono stati disordini, dicono i trafiletti locali. Caldo per caldo, i detenuti hanno dato fuoco ai materassi. I materassi: sono di una gommapiuma spugnosa madida di sudori e altri umori. Nelle celle non c'è spazio per andare avanti e indietro di qualche passo se non a turno. Delle zanzare, già disse Silvio Pellico. Ecco. Quando voi dite: "Fa un caldo da morire", chi conosce la galera non lo dice, perché si ricorda che là stanno davvero crepando di caldo. E di tutto.

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