In Francia corrono ai ripari, che troppi sono i giovani che puntano, sbagliando, alla carriera forense e quindi allo studio l'introduzione di una sorta di numero chiuso. Non so da quanti anni lo vado predicando, applicandolo all'Università. Sicuramente, da quando ho visto che a Medicina ha FUNZIONATO, che una quindicina d'anni fa stavano messi come noi, peggio di noi. Col numero chiuso le cose sono migliorate. Non servirebbe ? Bè intanto proverei, che è quello che vogliono fare oltralpe.
Ah, lo sappiamo tutti no ? Per loro, in Francia, sono troppi 50.000 avvocati....noi siamo 5 volte tanto...
Buona Lettura
Numero chiuso per gli avvocati
Proposta la selezione con un esame a livello nazionale
di Massimo Galli
AParigi, ma anche nel resto della Francia, ci sono troppi avvocati. I giovani che accedono alla professione sono arrabbiati: ci sono pochi sbocchi e si rischia di fare la fame. Così l'avvocatura sta pensando di limitare l'accesso istituendo una prova d'esame a livello nazionale. Oltralpe esistono soltanto gli ordini a livello locale, anche se è stato istituito un Consiglio nazionale forense, che ha il compito di rappresentare la professione presso i poteri pubblici e di vigilare sull'armonizzazione delle regole.
I numeri riguardanti il tribunale della capitale francese sono eloquenti: l'anno scorso i giovani avvocati freschi di diploma sono stati 1.532 rispetto ai 1.050 del 2002.
Ai piani alti dell'avvocatura parigina, che raggruppa la metà del totale degli iscritti francesi, ci si pone ormai domande inquietanti: cosa fare? Ai dubbi cerca di dare una risposta Christiane Féral-Schuhl, dallo scorso anno alla guida del foro. La diagnosi è chiara: non c'è spazio per tutti, i nuovi arrivati non trovano un numero sufficiente di clienti e di soldi se ne vedono pochi. Al punto che i giovani si lamentano proprio con l'organismo di rappresentanza, accusandolo di averli fatti accedere a una professione in cui non si trovano gli sbocchi desiderati.
Ed ecco la soluzione: una sorta di numero chiuso. Un argomento che finora in Francia non era mai stato preso in considerazione. Ma i tempi sembrano maturi, se anche uno studio sulla riforma dell'accesso alla professione condotto da Kami Haeri, membro del Consiglio dell'ordine di Parigi, insiste sull'importanza di selezionare meglio i candidati. La formazione è tradizionalmente nelle mani delle singole università e ciascuna organizza autonomamente le prove d'esame. Ora, invece, il foro parigino vorrebbe organizzare un esame nazionale per rendere omogenee le condizioni di accesso. In particolare, la gestione della prova dovrebbe passare dagli atenei alla stessa avvocatura, che non ha alcun controllo sugli studenti che frequentano la propria scuola di formazione successiva all'università. Tra l'altro, il vero filtro è costituito proprio dall'entrata negli atenei, mentre l'esame finale è poco più che una formalità.
Un altro ostacolo che l'avvocatura della capitale vorrebbe frapporre sul cammino degli aspiranti avvocati è la limitazione da tre a due del numero di tentativi possibili per superare l'esame d'accesso alle scuole di formazione post laurea. Si pensa anche a un inasprimento delle condizioni di ammissione, istituendo tra l'altro un esame per accedere alla prova orale.
Ora la palla passa al Consiglio nazionale, che esaminerà la proposta formulata da Parigi. L'organismo aveva già caldeggiato l'idea di uniformare le prove scritte in tutte le sedi d'esame. Una cosa è certa: tutti sognano, ma non c'è più posto per tutti.
MARIA TERESA TULLI
RispondiEliminaStefano, tocchi un tasto dolente....io ieri ho presentato istanza di cancellazione, dopo 12 anni di professione. Mi sono venute le lacrime a dare il tesserino alla cassiera del Consiglio che neanche mi guardava in faccia, non potendo minimamente comprendere i sentimenti che avevo detto, l'amarezza, lo sconforto e la delusione. Ma non aveva scelta: da almeno 3 anni erano più le uscite che le entrate!!! Insomma non guadagnavo più: e mi chiederò sempre se sono stata io a fallire, a non essere abbastanza brava, oppure se è proprio tutto il sistema (Cassa, numero di avvocati enorme, e tutto il resto) che mi ha schiacciata. Farò la mamma e mi guarderò in giro, vediamo che succede!
Oltre a mandare un abbraccio a Maria Teresa, voglio anche ringraziarla per questa sua dolorosa e personale testimonianza. Che spero ardentemente TUTTI leggano prima di scagliarsi contro il Post.
EliminaGRAZIELLA BELOTTI
RispondiEliminaMa una laurea in legge spinge x forza all'avvocatura?Forse il numero chiuso all''esame di Stato....come i Notai. E pure in Magistratura. Che passino i migliori.
Anche Graziella. Tra l'altro mi sembra che la soluzione francese vada proprio nella direzione che dici tu, con una differenza importante : da loro comunque la selezione per entrare negli atenei c'è già.
EliminaAd ogni modo una soluzione va trovata.
SANTOLO SORRENTINO
RispondiEliminaIl numero chiuso per l'accesso agli Atenei risolverebbe molte cose
CINZIA CAVIGLIONE
RispondiEliminaanche la cancellazione d'ufficio di chi non pratica la professione ma fa dell'altro...
Sì Cinzia, hai ragione, ma il problema non sono quelle persone lì, ma proprio l'inflazione sul "mercato". Secondo i miei amici del Tea Party italiano dobbiamo lasciar fare proprio a quest'ultimo elemento (il mercato) per una selezione "naturale", che alla fine in molti saranno costretti a mollare. Può darsi, però io qualche dubbio che a mollare saranno i "peggiori", o più politally correct, i "meno bravi" qualche dubbio ce l'ho, che invece temo che a lasciarci le penne saranno soprattutto quelli con le spalle "familiari" meno robuste, e/o altri che non vorrebbero scendere troppo in basso coi compromessi.
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