martedì 4 febbraio 2014

"IL CASO MASTROPASQUA COLPA DI BERLUSCONI !" IL CANE DI PAVLOV ERA NIENTE AL CONFRONTO DI LERNER E SOCI

Oggi, su FB, un "amico" di FB ( in realtà sono quegli equivoci che sulla rete nascono, ma che rispetto alla vita reale si risolvono assai più facilmente, che l'amicizia, che non doveva mai nascere, è finita in modo indolore per entrambi) si era molto alterato perché lo avevo "etichettato" collocandolo a "sinistra".
Curiosa questa reazione, anche perché non è che esserlo sia degradante, non lo penso e sicuramente non lo pensano coloro che si rifanno a quell'area. Anzi, semmai sono famosi per sentirsi i "migliori". E io proprio questo contestavo, denunciando l'ipocrisia di coloro che in questi giorni demonizzano i grillini definendoli sessisti e fascisti. Io non voglio difendere gli ortotteri(criticati in decine di post), però facevo notare due cose : 1) non comprendo il binomio "sessismo" - "fascismo", e nessuno ancora me lo ha spiegato 2) la sinistra per lustri ha ironizzato e peggio sulle cortigiane della destra, tutte finite in parlamento grazie ai favori concessi al Capo e i suoi vice . Il Parlamento "pieno di troie" fu espressione gentile di Franco Battiato, che si scusò precisando che lui non si riferiva alle donne di sinistra (pensa un po'...) e quando nei salotti e nelle cene si parlava di mignottocrazia si sapeva bene a chi ci si riferiva. Quindi ? Questo  NON significa che fanno bene i grillini - quelli di loro che...- ma fa un certo senso che a levarsi indignati siano i sessisti con le donne di destra.
Quindi, concludevo, i cattivi li vedo, ma mi sfuggono i buoni. In molti mi hanno dato ragione ma siccome ho anche amici di sinistra (alcuni veri, questo signore no), qualche borbottio si è levato. Al mio polemico "non siete dei santi ! " , la reazione descritta, il fastidio per l'"etichettatura" e l'accusa di vedere comunisti ovunque. Secondo me il "nostro" ha rivelato invece il SUO complesso, perché io la parola "comunista" non l'avevo mai usata. Perché il complesso "migliorista" non è appannaggio esclusivo dei comunisti e post, ma proprio della sinistra TUTTA ! 
Dopodiché io non ho paura delle etichette, e se azzeccate non le contesto. Il mio amico Cataldo mi definisce uomo di destra, e io, da liberale storico, tranquillamente accetto questa collocazione, che ai liberali di sinistra credo poco. Dopodiché non sono un reazionario, né un liberista "puro" (e infatti amabilmente - mica sempre, in passato -  discuto coi miei amici del Tea Party italiano), e sono, in materia di giustizia, un convinto e battagliero garantista. Tutte etichette, alcune giuste, altre no. Tra quelle giuste, sono un convinto anti comunista. Lo sono sempre stato, sono stato felice nel 1989 e alla caduta dell'URSS, e sono fiero di essere dalla parte di quelli che la guerra fredda l'hanno "vinta". Dopodiché non sono così banale e sciocco da pensare che quelli di sinistra siano tutti (ex)comunisti. Ce ne sono, molti tra quelli di una certa età, ma tanti sono di sinistra per tutt'altre cose dai concetti di dittaura del proletariato, lotta di classe, abolizione della proprietà privata e altre cosucce del genere. Sono di sinistra amici che privilegiano il concetto di uguaglianza su quello di libertà (non rinnegando certo quest'ultima, ma ponendo altre priorità), che hanno a cuore la difesa dei "più deboli" e pensano che debba essere lo Stato a doversi occuparsi di loro, che della comunità e della sua spontanea solidarietà poco si fidano (non hanno certo troppo torto). Per loro una fiscalità alta, anche al 50% ( e del caso, oltre) , è giustificabile , che il mantra è quello della redistribuzione. Insomma, di differenze ce ne sono, eccome. Ma nulla a che vedere con la frattura assoluta con chi era (ed è) comunista. 
Il post che segue non c'entra molto con quanto detto fin qui ma nemmeno ne è del tutto estraneo. Massimo Teodori, sul Corriere, parla del caso Mastropasqua e dice delle cose interessanti. Tra queste, critica, e lui è uno di sinistra (chissà se lo disturba essere apostrofato così) il riflesso pavloviano della sua parte a ritenere questo scandalo una conseguenza tipica del berlusconismo. Lerner è tra i soggetti che subito hanno sposato e divulgato questa tesi, per dire (Lerner faceva tanti pochi ascolti ormai che a La 7 gli hanno chiuso l'Infedele...) . In realtà la sinistra si scorda due cose importanti. 1), in questi circa 20 anni, il berlusconismo, che li ha caratterizzati come epoca, ha poi governato per la metà scarsa, mica sempre. Se l'Italia è allo sfacelo per colpa solo della seconda repubblica (cosa che io contesto, che le fondamente erano state già belle che gettate), a questo ha attivamente partecipato la sinistra prodiana e dalemiana 2) che l'opposizione sta comunque in Parlamento e nel paese proprio come cane da guardia per evitare che l'illegalità possa prevalere.
Nei casi di mala burocrazia, assolutamente imperanti, quello che si nota NON è una parte che sopraffà l'altra, bensì un consociativismo che dalla prima repubblica si è traslocato facilmente e comodamente nella seconda. 
Da leggere



IL CASO MASTRAPASQUA

Le potenti consorterie trasversali
che tengono in ostaggio il Paese

Il caso Mastrapasqua non era ancora scoppiato quando in un editoriale di Ernesto Galli della Loggia (Corriere del 24 gennaio) si indicava nell’alta burocrazia dei palazzi romani una componente di quel potere forte che frena ogni cambiamento del Paese. La iattanza con cui il responsabile dell’Inps ha resistito nelle sue numerose poltrone, pubbliche e private, supera di gran lunga il caso personale per assurgere a prova regina della tesi dell’editorialista del Corriere della Sera sul blocco burocraticocorporativo.
Illustr. di Doriano Solinas A suo tempo ho sostenuto che la P2 non era un gruppo eversivo che voleva destabilizzare lo Stato, ma piuttosto una potentissima consorteria interessata a stabilizzare il potere ufficiale nelle forme più degradate per trarne il massimo vantaggio in termini di denaro, carriera e potere. Ora non intendo certo avallare il vezzo di alcuni inquirenti che denominano P2, P3 etc. i procedimenti giudiziari che riguardano gruppi di persone, ma ciò non mi dispensa dal ritenere che il caso dell’ex presidente Inps si inquadra in un sistema di potenti analogo a quello che quarant’anni fa faceva capo a Gelli. Un gruppo di alti burocrati della pubblica amministrazione, strettamente intrecciato con il potere politico, economico e sindacale, che si sorregge a vicenda, trasloca da una poltrona all’altra spesso senza merito, intreccia affari pubblici e convenienze private, e difende con arroganza le proprie prerogative all’insegna della reciproca omertà nella certezza di godere dell’impunità.
Mastrapasqua, appunto, è stato — ed è? — espressione del blocco burocraticocorporativo che condiziona, spesso con metodi discutibili, anche gran parte delle forze politiche e sindacali grazie all’interscambio di favori. Il suo centro, come è stato scritto in questi giorni con l’elencazione di personaggi dai simili ruoli, ha avuto — ed ha? — sede nelle stanze alte di Palazzo Chigi dove sembra che trovasse accoglienza anche uno dei maggiori faccendieri d’Italia, più volte pregiudicato per reati contro l’amministrazione pubblica. La domanda quindi che non può essere elusa è come mai la diffusa «illegalità legalizzata» ha avuto — ed ha? — così ampio corso. La banale risposta che dà la sinistra si indirizza verso la destra berlusconiana che avrebbe accentuato gli stessi vizi della Prima Repubblica. Ma questa spiegazione non convince del tutto.
Analizziamo nella sua esemplarità il caso Mastrapasqua. Il poltronista è stato nel consiglio di amministrazione dell’Inps dal 2004 al luglio 2008 quando è stato nominato presidente. Hanno seguito e patrocinato la sua carriera Cesare Damiano (ministro del Lavoro 2006-2008 e poi presidente della commissione Lavoro della Camera), alto esponente della Cgil e dei Democratici di sinistra, e Maurizio Sacconi (ministro del Lavoro dal 2008), il migliore esperto di lavoro del Popolo della libertà. Come è stato possibile che due stimati parlamentari di sinistra e di destra non sapessero che Mastrapasqua era un poltronista truffatore di laurea? E se non lo sapevano, potevano nelle loro responsabilità ignorarlo? E se è stata la Cisl ad imporre il suo uomo, perché le commissioni parlamentari hanno più volte ratificato all’unanimità gli incarichi del solerte commercialista?
In realtà la legittimazione di Mastrapasqua da parte di destra e sinistra è stata l’effetto non solo del degrado della pubblica amministrazione e dell’«inevitabile» malgoverno di chi gestisce il potere, ma soprattutto il risultato dell’assenza di un’opposizione capace di esercitare le funzioni di controllo. La catena della legalizzazione delle illegalità collega l’alta burocrazia senza senso dello Stato, le forze di governo tese a rafforzare il proprio potere, e le opposizioni pronte a chiudere entrambi gli occhi pur di guadagnare qualche fetta di co-gobierno. Senza un diffuso ed oculato controllo, qualsiasi regime democratico si degrada, quale che sia la contrapposizione politica di facciata. Con meno consociazione, con meno integrazione dei sindacati nella pubblica amministrazione, con meno intrecci tra governo e opposizione, con meno tolleranza sui privilegi di casta che uniscono destra e sinistra, probabilmente i casi Mastrapasqua sarebbero evitati e vi sarebbe maggiore attenzione verso le illegalità legalizzate.

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