domenica 5 luglio 2015

GRECIA REFERENDUM : DUE STRADE, UNA CATTIVA, L'ALTRA PESSIMA.

Tra i tanti commentatori che si susseguono intorno alla vicenda greca, uno di quelli che con più costanza, e da più tempo, segue da vicino la questione è Danilo Taino, del Corriere. Personalmente mi sono trovato più spesso a condividere il suo pensiero, duramente realistico.
Mi accade anche oggi, a urne aperte.
Buona Lettura



Due opzioni (entrambe cattive)
 
  Risultati immagini per referendum greco

Che vinca il Sì oppure che vinca il No nel referendum di oggi, la sicurezza granitica è che per i greci i prossimi saranno mesi, forse anni, difficilissimi. Rimettere in piedi un Paese, dentro o fuori l’euro, e cercare di renderlo capace di vivere nell’economia europea e mondiale sarà un’impresa gigantesca. Dal punto di vista delle condizioni di vita dei greci — il lato più importante di tutta la vicenda — se vincesse il Sì, la Banca centrale europea (Bce) potrebbe riaprire il credito alle banche e farle tornare a operare: ma nella situazione in cui sono non sarà facile e nemmeno immediato. La Via Crucis continuerebbe. Se vincesse il No e Atene si avviasse a uscire dall’euro, gli europei potrebbero (a Berlino se ne parla) lanciare un piano di aiuti umanitari, a quel punto esterno alle regole dell’eurozona, che non verrebbero dunque violate.
Nella prospettiva dell’Europa, la situazione non è drammatica dal punto di vista sociale ma lo può diventare da quello politico. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha stabilito che la Grecia è in bancarotta: lo si sapeva ma ora è ufficiale.
Per uscire da questo stato, dovrà fare riforme straordinarie ma gli europei dovranno anche accettare che tagli il debito che ha nei loro confronti. Se vincerà il Sì, l’eurozona dovrà prima o poi mettersi su questa strada, potenzialmente esplosiva sul piano politico. Se vincerà il No e la Bce sarà costretta a chiudere ogni erogazione di denaro alla Grecia, l’Europa dovrà affrontare la ricostruzione della fiducia nell’euro, un animale a quel punto diverso da quello di oggi, che si riduce invece di crescere come ha fatto finora. Anche la Banca centrale europea di Mario Draghi, in ogni caso destinata a essere protagonista nelle prossime ore, sarà sotto enorme pressione.
Nel referendum di oggi non c’è una scelta «buona»: ce n’è una cattiva e una pessima. Per i greci, si tratta di scegliere quella cattiva, votarla e prepararsi a tempi duri.

Nessun commento:

Posta un commento