lunedì 27 luglio 2015

L'ARRINGA CHE NON HA SALVATO SABRINA

Questa l'arringa difensiva che, al momento, non ha salvato Sabrina Misseri
L'ha sintetizzata la Stampa il 17 giugno scorso. Mi era sfuggita, ma magari è anche più interessante leggerla oggi, ora che la Corte  D'Assise d'Appello ha mostrato di non essere rimasta convinta dalle obiezioni del pur bravissimo avvocato Franco Coppi, confermando l'ergastolo comminato a lei e alla madre dai giudici di primo grado ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/07/anche-coppi-puo-perdere-confermati-gli.html ).
Resta la Cassazione.



La difesa di Sabrina Misseri: “Come si può non avere dubbi su Michele?”

L’arringa finale dell’avvocato Coppi. Tra una settimana è attesa la sentenza d’Appello
 
 
 
ANSA
Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri, in primo grado sono state condannate all’ergastolo

 
Franco Coppi viene considerato il difensore dei potenti. E Berlusoni certamente lo è. Ma è anche il difensore di Sabrina Misseri che nelle caselle della vita è in quella «dei vinti» e in quella dell’opinione pubblica in quella dei colpevoli, condannata all’ergastolo in primo grado insieme alla madre Cosima per la morte della cuginetta Sarah Scazzi. L’arringa della difesa iniziamo a raccontarla dalla fine quando Coppi si è rivolto ai giudici, popolari e togati: «Come potete con incrollabile certezza non avere perlomeno dubbi su Michele Misseri quando accusa se stesso e poi la figlia. Oppure quando ammette le molestie per poi smentire e poi riammetterle, oppure quando parla di corda, poi di cintura e poi ancora di corda, o quando Michele dice di accusare la figlia perché così gli è stato suggerito? Come si fa a superare ogni dubbio sulla metodologia usata dai pm nei loro interrogatori con le loro domande suggestive?».  

Che di prove non ce ne siano lo ha ammesso la scorsa settimana anche il pm Antonella Montanaro nella sua requisitoria alla fine della quale ha comunque chiesto la conferma dei due ergastoli: «Non ci sono prove, ma tanti indizi gravi e concordanti». Oltre al fatto che il movente non è proprio di quelli granatici trattandosi della gelosia di Sabrina per sua cugina Sarah a causa del bell’Ivano.  

Il movente  
«Un movente gonfiato se non totalmente inventato», sottolinea Coppi che aggiunge: «la sera del 25 agosto non ci fu nessuna lite tra le due cugine-sorelle. La frase pronunciata da Sabrina rivolta a Sarah “tu ti vendi per due coccole” è stata strumentalizzata. Sabrina era infastidita dal fatto che la cugina si mostrasse ancora affabile nei confronti di Ivano con cui aveva rotto. La stessa frase “Sarah si vende per due coccole” è stata detta anche da mamma Concetta, ma era un modo di dire, di certo una madre non può descrivere la figlia come una poco di buono». 

Michele Misseri  
«Questo, ha detto Coppi, è l’unico caso in Italia in cui una persona reo confessa è libera mentre due persone che lui dice che sono innocenti sono in carcere. Una atrocità disumana se queste due dovessero essere davvero innocenti». La ritrattazione di Misseri? «Di fronte a quella confessione che lo inchiodava di fronte a quella terribile verità, ha trovato conveniente ritrattare tanto lui sarebbe stato libero e la figlia, ha pensato lui, avrebbe fatto pochi anni di carcere». E a chi si stupisce di un padre che accusa la figlia spiega: «Una persona di questo genere, un mostro che ha ucciso Sarah in quel modo è capace di farlo. Anche se in seguito ha cercato di riscattarsi, oramai troppo tardi, dicendo che a figlia e la madre sono innocenti». 

Il movente di Misseri è molto più solido e credibile di quello individuato per Sabrina: Michele Misseri pochi giorni prima dell’omicidio tentò un approccio sessuale su Sarah con una pacca sul sedere. Confermato il 5 novembre anche davanti agli inquirenti. Nel ricorso della difesa si precisa con stupore come il medico legale parli di unghiature sulle braccia di Misseri come se avesse avuto avuto una colluttazione con Sarah. Poi quando ritratta e accusa la figlia quelle unghiature diventano sfregi provocati dal lavoro nei campi. «Michele Misseri è un uomo che da bambino ha subito lui stesso violenze sessuali, ha ricordato Coppi, da un parente proprio sotto quell’albero di fico dove ha portato il corpo di Sarah dopo averla uccisa e dove non ha resistito ad abusare di lei attratto da quel giovane corpo che sbocciava». 

Il ritrovamento del cellulare  
Vanno considerati anche gli indizi a favore tra cui il fatto che quando Michele Misseri trovò Sarah fu Sabrina la prima a dire di chiamare subito i carabinieri e fu lei, subito dopo, a telefonare al fratello di Sarah, Claudio Scazzi, soddisfatta perchè quel ritrovamento sarebbe servito come impulso a far ritrovare la cugina. 

La logica  
Come ha scritto nei motivi di appello Franco Coppi, non esiste logica nella tesi della colpevolezza di Cosima e Sabrina. Cinque persone vengono coinvolte in un delitto senza che nessuno abbia la minima esitazione?  

Gli orari  
E poi ci sono gli orari in cui inserire la responsabilità delle due imputate. E per far tornare i conti molti testimoni sono stati ascoltati più volte. Ed è almeno disuctibile, se non bizzarro, che i ricordi più lontani dal fatto possano valer più di quelli nell’immediatezza del fatto. Ogni azione viene velocizzata per poter essere inserita nel quadro colpevolista come in un film muto. Per la difesa nei tabulati telefonici, nel susseguirsi di messaggini, telefonate e squilli tra Sabrina, la cugina l’amica Mariangela e un’altra ragazza c’è la prova dell’innocenza di Sabrina. Per l’accusa c’è la prova del depistaggio. 

Quel maledetto 26 agosto accade quello che era stato messo in programma dalle tre ragazze la sera prima, ossia l’organizzazione della gita al mare. L’atteso messaggio di Mariangela arriva a Sabrina alle 14.23.31: “il tempo di mettere il costume e vengo”. Sarah non aveva nessun motivo di uscire prima di ricevere quel messaggio e infatti la madre nella denunzia di scomparsa dice che è uscita alle 14,30. 
Alle 14,24 Sabrina chiede a Mariangela: “avviso Sarah”? 
Mariangela risponde e Sabrina alle 14,25 avverte Sarah che non risponde subito, sia perché non aveva credito, sia perché pensava di raggiungere la cugina; tanto che dopo che Sabrina la sollecita a una risposta (alle 14.28.13), Sarah, alle 14.28.26, invia un semplice squillo, tanto la risposta era ovvia. Quindi alle 14.28.26 Sarah Scazzi era in vita e stava per raggiungere o aveva raggiunto casa Misseri. 
Misseri ha ammesso che alle 14.30 era in garage e che Sarah é arrivata intorno alle 14.25. 
La sentenza secondo la difesa supera l’interpretazione più ovvia dei fatti e sostiene che Sarah fosse stata già uccisa nel momento in cui parte lo squillo dal suo telefonino e afferma che esso sarebbe stato lanciato da Sabrina, la quale dopo l’uccisione della cugina avrebbe inscenato uno scambio di messaggi in base al quale precostituisti un alibi per poter sostenere che mentre era ancora in casa a prepararsi, alle 14.28.26, Sarah era in vita e non poteva che essere stata uccisa dal padre che in quel momento si trovava nel garage di casa. 
Secondo la sentenza Sarah non sarebbe uscita dopo aver ricevuto il messaggio di Sabrina ma molto tempo prima e precisamente tra le 13,45-13,50. L’orario è fondamentale per poter procedere a una ricostruzione dei fatti che vede Sabrina e Cosima colpevoli. Ma perchè la ragazzina sarebbe dovuta uscire prima dicendo una bugia quando non ne aveva alcun bisogno? Oltre al fatto che Sarah esce dicendo alla madre che ha ricevuto il messaggino della cugina e quel messaggino c’è ed è delle 14,25. 
Appena ricevuta la conferma di Sarah Sabrina inizia i preparativi va in bagno e alle 14.28.40 manda a Mariangela il messaggio “sto tentando in bagno” con uno smile. 
Alle 14.31.44 Angela Cimino le manda un messaggio al quale risponde 4 minuti dopo (proprio perché era in bagno), alle 14.35.47. Finito di prepararsi alle 14,39 Sabrina invia a Mariangela sms: “pronta” ed esce di casa. Una serie di messaggi che, per sequenza e contenuto sono coerenti con il programma fatto dalle ragazze la sera prima. 
Sabrina non trova Sarah ad aspettarla come sarebbe stato logico e per questo quando arriva Mariangela è preoccupata. Sono le 14.42 e Sabrina prova a chiamare Sarah. E’ questo il momento in cui secondo le dichiarazioni di Michele Misseri, da lui rese il 28 settembre 2010, esce dal garage e viene notato dalla figlia che gli chiede notizie di Sarah. «Sarah arrivò a casa degli zii alle 14,25, 14,30», ha spiegato Coppi, «Lo dicono diversi testimoni e anche il papà di Sarah, Giacomo Scazzi quando Sabrina, intorno alle 14,45, andò a chiedergli se la figlia fosse ancora lì, il giorno della scomparsa, e lui rispose: è appena uscita. In questa vicenda si è giocato con gli orologi e gli orari». 

Il sogno  
E poi c’è il sogno. Perchè questa è una storia dove una condanna a due ergastoli si basa su un sogno. Peccato che in appello il sognatore non c’è. Perchè le 1638 pagine che motivano la condanna hanno come filo conduttore della colpevolezza il racconto del fioraio Giovanni Buccolieri secondo cui in quel maledetto pomeriggio di agosto le due donne avrebbero rincorso in auto la piccola Sarah per le strade di Avetrana e dopo averla costretta a salire in macchina la avrebbero portata a casa e uccisa. Senza questa sequenza non reggono gli orari che secondo la corte d’Assise rendono compatibili le imputate con il delitto. Ma il «sognatore», che in tutte le sedi mediatiche ha continuato a ripetere che di sogno si è trattato, non sarà ascoltato perchè la giustizia glielo consente in quanto imputato di reato connesso. Ossia di false dichiarazioni al pm (quando ha voluto precisare che il suo racconto era un sogno). E tutte le persone che hanno confermato di aver sempre saputo che quel racconto non era altro che sogno sono state perseguite, d’altronde solo trasformando quel sogno in realtà si poteva condannare Cosima Misseri, la madre di Sabrina. Condannati in primo grado per favoreggiamento Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano (cognato e suocera del fioraio Buccolieri) e Giuseppe Nigro, proprietario di una masseria nota ad Avetrana per le feste di nozze. Una domanda rimane senza risposta: perchè mai il fioraio dovrebbe passare tutti questi guai ostinandosi a ripetere che il suo racconto era solo onirico e soprattutto far condannare amici e parenti, se non per un monto di coscienza? Ed è questo che va a dire Buccolieri in giro, non vuole avere sulla coscienza la condanna di due innocenti. 

Il diritto  
L’avvocato Coppi ha concluso la sua arringa difensiva con una lezione di diritto e lo fa analizzando l’articolo 533 del codice di procedura sui criteri di applicazione della colpevolezza e sulla regola del ragionevole dubbio per ogni condanna e sulla incrollabile certezza del giudizio. «Si condanna se l’imputato risulta colpevole e non se il giudice ritiene che lo sia». 

L’addio  
«Questo sarà il mio ultimo grande processo», ha annunciato l’avvocato. «Mi paga solo l’amore per la giustizia». «Sto consumando gli ultimi anni della mia vita per questo processo. E non ne uscirò sino a quando la verità non sarà emersa». La prossima settimana probabilmente la sentenza.

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