mercoledì 22 luglio 2015

LO VOI INSISTE : L'ESPRESSO MENTE. LA POLITICA NON USI I GIUDICI PER I SUOI REGOLAMENTI DI CONTI

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A leggere l'intervista del capo della procura di Palermo, il dr. Lo Voi, ci sarebbe di che essere sostanzialmente d'accordo : No alle stumentalizzazioni per lotte politiche, no alla supplenza giudiziaria, no alla giustizia in funzione pedagogica...
Magari è anche in buona fede nel dire queste cose, del resto se si voleva un "Campione" delle tesi opposte, a Palermo non ci sarebbe stato lui ma il successore di Ingroia, il Dr.  Lo Forte, che per il momento ( è andato a piangere davanti al TAR) e per fortuna è stato escluso da quella poltrona. 
Però è indubbio che, più frequentemente, NON sono i principi enunciati la stella polare seguita da molti magistrati, e spessissimo è proprio dagli uffici di questi ultimi che escono le veline che foraggiano gli scoop giornalistici, in barba a tutte le norme di legge.
Nel caso di specie. Lo Voi ribadisce le smentite più volte ripetute : in NESSUN fascicolo della procura di Palermo esiste il brano dell'intercettazione che ha dato il la alla crocefissione di Crocetta. Il quale, va detto, sulla croce ci sta con merito (Nomen omen ? ), ma per   altri motivi, tutti legati alla sua inadeguatezza di governatore. 
Quelli dell'Espresso insistono, ma a questo punto la loro posizione - comunque discutibile, a mio modo di vedere lo sciacallaggio delle intercettazioni - si è fatta molto scivolosa, non fornendo loro nessuna prova di quanto asseriscono. 
Si potrebbe dire la stessa cosa della smentita di Lo Voi ? Non esattamente, che il principio che non può essere fornita la prova negativa obbedisce alla logica, prima ancora che alle regole giuridico-processuali.


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«La politica non cerchi appigli giudiziari
per ribaltare equilibri»


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DAL NOSTRO INVIATO PALERMO Nell’ufficio al secondo piano del palazzo di giustizia — dove i suoi predecessori hanno affrontato decenni di stragi, delitti, misteri e veleni — il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi si dice sorpreso per la vicenda dell’intercettazione fantasma contro l’ex assessore alla Sanità Lucia Borsellino, che rischia di travolgere il governo regionale guidato da Rosario Crocetta.
Che cosa c’è che non va, procuratore?
«Mi dispiace constatare che, ferma restando la libertà di stampa e il diritto-dovere dei giornali di esercitare il controllo su ogni tipo di potere, compreso quello giudiziario, ci siano ancora molti che continuano a credere all’esistenza di un’intercettazione nonostante le ripetute smentite di un organo dello Stato come la Procura della Repubblica che ho l’onore di guidare, dopo lo svolgimento di accurati accertamenti le cui conclusioni mi sono state consegnate per iscritto. Forse è la conseguenza della tormentata storia vissuta da questo Paese, ma siamo al di fuori della fisiologia dei rapporti istituzionali».
Però L’Espresso conferma, e le intercettazioni agli atti non sono indicative di buoni rapporti tra alcuni indagati e Lucia Borsellino.
«Certamente le registrazioni che abbiamo a disposizione dipingono un clima di ostilità nei confronti di Lucia Borsellino, nonché i motivi di disagio che l’hanno spinta alle dimissioni. Ma proprio il fatto che abbiamo dovuto ricostruire quel contesto attraverso una faticosa opera di connessione e incastro fra tanti discorsi spezzettati nel tempo è un’ulteriore conferma che l’intercettazione di cui tanto di discute non esiste» .
Perché?
«Se fosse esistita l’avremmo certamente utilizzata nel procedimento, perché nei termini in cui è stata diffusa sarebbe stata la dimostrazione plastica dei rapporti difficili all’interni del sistema sanitario regionale. Avrebbe fatto comodo alla tesi dell’accusa, ma non c’è».
Senza la rivelazione di quel presunto colloquio, però, il caso Crocetta-Borsellino non sarebbe esploso nei termini dirompenti che invece ha avuto.
«È vero, e anche questo dovrebbe essere motivo di riflessione. La lettera di dimissioni consegnata venti giorni fa da Lucia Borsellino era stata trattata come polvere nascosta sotto il tappeto. Ed è il sintomo di un’altra anomalia italiana».
Quale?
«La tentazione di agganciare ogni tentativo di ribaltamento degli equilibri politici a qualche iniziativa della magistratura; come se la politica avesse sempre bisogno di un appiglio giudiziario a cui attaccarsi, prima di muoversi. Talvolta anche aggrappandosi a fatti inesistenti, come in questo caso. È una situazione che si protrae da tempo, anch’essa indice di rapporti istituzionali alterati; se si vuole modificare un determinato quadro politico, a livello nazionale o locale, lo si faccia, ma senza tirarci in ballo».
Sta denunciando l’ennesima delega della politica alla magistratura?
«Che la magistratura sia stata caricata di compiti di supplenza è una realtà sotto gli occhi di tutti. Ma non si può pretendere che svolgiamo questa supplenza su questioni tipiche della politica, come il mantenimento o meno della maggioranza a sostegno di un governatore regionale».
Dunque dovreste porvi il problema delle conseguenze delle indagini? O, come in questa vicenda, delle smentite?
«Credo che dobbiamo essere attenti alle conseguenze della nostra attività, come auspicato dal vice-presidente del Csm Legnini, ma anche a non farci condizionare da esse nello svolgimento del nostro lavoro. Come sostiene autorevolmente il procuratore di Roma, che di recente ha guidato inchieste che hanno provocato non pochi effetti collaterali sul piano politico, il nostro compito è fare indagini e processi, non altro. Senza doppi fini. E senza intenti pedagogici, aggiungo io».

La smentita dell’intercettazione dello scandalo, tuttavia, è un sostegno alle tesi del governatore Crocetta, che immagina complotti ai suoi danni.
«Non è corretto interpretare un intervento dovuto, proprio per l’oggettiva rilevanza del caso, a favore o contro qualcuno. Ho ritenuto di dover dare un contributo di verità, mettendo a disposizione di tutti un dato oggettivo: quell’intercettazione non esiste agli atti di questa Procura. In nessuna forma: registrata, trascritta o riassunta. Quanto alle ipotesi, sono poco incline a credere ai complotti. Abbiamo aperto un’indagine per verificare se sono stati commessi dei reati, e tentare di mettere un po’ d’ordine. Credo che lo dobbiamo anche alla famiglia Borsellino».
Ha verificato se l’intercettazione è agli atti di altri uffici?
«No, perché non è mio compito. Del resto se un procuratore venisse a chiedermi cosa c’è nei miei fascicoli avrei buon gioco a rispondergli che non sono affari che lo riguardano. In ogni caso L’Espresso ha ribadito che l’intercettazione sarebbe stata registrata in un’indagine palermitana, e io non posso che confermare la smentita».
Quanto durerà l’indagine?
« Il tempo necessario. L’ufficio si sta dedicando con ritrovato e rinnovato e impegno al contrasto di fenomeni criminali di ogni tipo, da Cosa nostra ai reati contro la pubblica amministrazione. Tuttavia non mancheremo di dedicare le dovute energie a questo accertamento».

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