mercoledì 22 luglio 2015

STELLA ATTACCA CASSANO : BENE RESTI DISOCCUPATO ! MA FERRERO LO CHIAMA ALLA SAMP

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A me Antonio Cassano mi sta per lo più simpatico.  Le volte che l'ho visto in tv mi ha in genere divertito, però devo dire che non ho mai assistito alle sue esplosioni verbalmente intemperanti, di cui lui stesso in alcune occasioni si è pentito e scusato - per esempio quella contro l'allora patron della Sampdoria, Riccardo Garrone, che pure l'aveva accolto e trattato come un figlio.
"Quando mi si chiude la vena..." è la spiegazione - giustificazione che Cassano dà in questi casi. Probabilmente è così, ma semmai questa può essere una spiegazione, non un alibi.
Toccato dalla fortuna di un talento calcistico raro, Cassano non ha mai sfruttato compiutamente questo dono per liberarsi del tutto dai fantasmi del suo passato di ragazzino cresciuto nella parte non bella di Bari vecchia. 
Sono tanti i calciatori così, e ho la sensazione che Balotelli seguirà lo stesso percorso, anche anzitempo.
Infatti, se come spietatamente Gian Antonio Stella rileva, in un attacco, che leggete sotto, dai toni che trovo eccessivi contro Fantantonio, oggi Cassano non sente più il suo cellulare squillare con ricche proposte d'ingaggio, la stessa sorte pare toccare all'ex Super Mario, con la differenza che Cassano a 33 anni c'è arrivato, mentre Balotelli rischia una marginalizzazione dal calcio che conta a soli 25 .
Comunque, a quanto si sente nelle ultime ore, la previsione auspicio di Stella, cioè che Cassano resti senza ingaggio, pare destinata a non realizzarsi : Ferrero si sarebbe convinto a farlo tornare a Genova, sponda Samp. 
Per chiudere con il Cassano simpatico, ricordo un aneddoto raccontato da 
Checco Zalone.
I due sono amici, per cui si sentono familiarmente tramite telefonino. Un giorno Cassano chiama   Zalone   ma siccome lui è impegnato risponde un'altra persona (credo Gennaro Nunziante, il regista del film che  il divertente comico stava girando ).
Al "pronto" di Nunziante, Cassano, scambiandolo per l'amico, lo apostrofa subito con un sonoro "Ohi  ricchione come stai ??".  Alla imbarazzata precisazione del malcapitato di non essere  Checco, Cassano non si smonta di una virgola e chiosa :  " eh si ricchione pure tu !!".




Il Corriere della Sera - Digital Edition

La lezione che Cassano deve ancora imparare
di Gian Antonio Stella



 

Evviva: nessuno vuol più Antonio Cassano. Che non ci sia una squadra che si affanni (così pare) per togliere l’ex campioncino mai diventato campione dalla naftalina in cui si è cacciato è un’ottima notizia. Per il calcio italiano, che forse (non vorremmo illuderci…) ha cominciato a capire come serietà, professionalità, spessore umano, spirito di gruppo siano più importanti, che non la capacità, spesso sprecata per bullismo, di saper fare una veronica o di inventarsi un gol. Ma più ancora un’ottima notizia per lui, l’ormai panzuto ex-fantasista di Bari vecchia. Che forse sbattendo il muso contro il muro potrebbe finalmente imparare (troppo tardi come calciatore, probabilmente, ma non come uomo) quanto fossero oscene e disgustose le parole che disse contro uno molto più grande di lui, come campione e come persona, cioè Roberto Donadoni. Ricordate? Era gennaio, il Parma era sempre più nei guai e lui piantò in asso la squadra, i compagni e l’allenatore sbattendo la porta con la convinzione che tutti, dal Chelsea al Bayern, dal Barcellona al Paris Saint Germain si sarebbero precipitati a implorarlo perché si degnasse di mettere i suoi piedi inestimabili a disposizione delle loro povere squadrette. «Ci vuol più dignità a rimanere in sella che ad andarsene», disse Donadoni, «Non bisogna pensare solo per sé, è da ipocriti e vigliacchi». Al che lui twittò: «Dopo 17 sconfitte parlare di dignità è il colmo!! Capisco che hai perso l’occasione x andare via prima e capisco anche l’attaccamento ai soldi ma prima o poi qualcuno ti cercherà abbi fede Crisantemo!!». Peccato. Se fosse rimasto a Parma vivendo per intero, con onore e dolore, la via crucis fino alla retrocessione, alle aste giudiziarie e al fallimento, forse potrebbe anche lui dire ciò che dice oggi il suo ex allenatore così volgarmente insultato: «Ho imparato più da questa esperienza che in tutta la precedente carriera».
  Invece no: non ha imparato nulla. Come mai nulla aveva imparato prima. Buttando via, una dopo l’altra, tutte le occasioni che la dea Fortuna gli aveva fin troppo generosamente offerto. Una sola cosa potrebbe tentare di fare: piantarla lì col tappezzamento di tatuaggi, piantarla lì coi tweet suoi e di Carolina (una che twitta «In culo a tutti!! #grande #amoremio»), piantarla lì con le spiritosaggini offensive e tutte le cassanate e, dopo aver chiesto perdono pubblicamente a tutti, a partire da Donadoni, tornare a giocare a calcio. L’unica cosa che, a sprazzi, sapeva fare. Ammesso ne sia ancora capace .

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