venerdì 21 agosto 2015

IL DOCUMENTO DELLA GIUNTA DELLE CAMERE PENALI SULLA VICENDA LEVATO

 Risultati immagini per martina levato in clinica

Mala tempora currunt se anche un luogo di garantisti d'acciaio, com'è il gruppo di discussione degli avvocati aderenti alle camere penali presente su FB, si divide come il resto d'Italia sulla querelle Levato, facendo intravedere, in alcuni suoi esponenti, approcci hegeliani e ammiccamenti allo Stato Etico, che tutto controlla e tutto decide, sull'assunto ( nonostante la Storia dimostri l'esatto contrario) che solo QUELLO, soggetto alto e disinteressato, sa cosa sia il bene dei suoi sudditi (che certo difficile chiamarli cittadini). 
Ho scritto tanto sul tema, qui ribadisco solo che sono consapevole di essere lontano dal caso concreto, come del resto praticamente tutti quelli che ne hanno parlato in questi giorni.
Non ho certezze, non affermo che il bambino dovrà assolutamente rimanere con la madre. Ma fino a quando non verrà accertato, in modo serio, approfondito, ascoltando le difese, che veramente questa cosa innaturale - separare il figlio dalla madre - è indispensabile per il bene del bimbo, bé, pur adottando cautele (del tipo appunto la presenza di terzi agli incontri tra madre e figlio) , il contatto lo avrei conservato (come mi pare stia accadendo, sia pure in modo molti limitato). Invece c'è chi, come l'analista Ravasi Bellocchio (parente del regista visionario ? ), spara a palle incatenate sul Corriere della Sera contro la Levato e l'ipotesi di un affidamento ai nonni, senza aver visto nessuno dei soggetti di cui parla, in nome di una "scienza" che intanto è la sua, e quindi soggettiva (oltre che da testare...),, e che poi, ormai è palese a tutti, scienza NON è. 
E' uno strumento che può essere utile, ma come altri. Non può essere la macchina della verità (che astrattamente esiste, e per fortuna non viene presa come vangelo). Credo che la giunta, nel suo intervento netto, voglia appunto difendere   il principio della tutela dei diritti naturali delle persone, fino a quando non si raggiunga la prova ragionevolmente certa che vi siano stringenti motivi per limitarli o, in questo caso, negarli. E io su questo sono d'accordo. Dicono che la giunta della Camera Penale di Milano ha scritto "meglio", e sono pronto a leggere e a dare spazio.
Intanto, propongo questo.



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SULLA PRESUNTA TUTELA DEL MINORE,

Quanto accaduto è l'ennesimo inaccettabile segnale della distanza di quella cultura della dignità della persona che troppo spesso governa l’amministrazione della giustizia, l’esecuzione delle pene detentive e l’utilizzo dello strumento custodiale


L' Unione Camere Penali Italiane, con il suo Osservatorio Carcere, è dalla parte del bambino, dalla parte della madre, contro la vergogna di Stato che rapisce il neonato ad una donna detenuta. Violentata la natura; stracciati anni di studi medici; inflitta ad una donna una pena suppletiva non prevista da alcuna norma; negato al nuovo nato, innocente, il calore materno. La stessa madre è "presunta innocente" perché condannata con sentenza appellata e quindi non definitiva. Ma seppure fosse colpevole? Esiste forse una pena che possa coinvolgere la creatura che si porta in grembo? Quando arriverà - ma quando ? - la decisione del Tribunale per i Minorenni sarà troppo tardi. L'attimo fuggente sarà svanito. Il piccolo avrà sentito altri odori, altre voci, altro calore . Calore artificiale, avendo invece diritto a quello di sua madre. L'unico immediatamente riconoscibile . Dopo chissà !
Eppure l'evento era annunciato. Non sono bastati nove mesi alla Giustizia Italiana per predisporre quanto necessario per evitare questa barbarie. Abituata a rinvii di ogni genere, ad aggirare principi di civiltà predisponendo norme che non troveranno applicazione, la nostra malandata Giustizia è stata "sorpresa" dalla nascita ed ora , in attesa della decisione dei suoi Giudici, mette i sigilli al rapporto madre-figlio, sovrapponendosi alla natura, minando per sempre una giovane vita.
Occorre rivendicare con la massima decisione che le persone condannate a pene detentive - e nel caso di specie si tratta addirittura di soggetti ancora in attesa di giudizio definitivo - non cessano per ciò stesso di essere titolari di diritti, quale che sia la gravità dei delitti che vengono loro ascritti, e che lo Stato ha il dovere di tutelare il loro diritto a coltivare gli affetti e, prima di tutti, l'affetto genitoriale. La legge in particolare tutela il diritto delle madri detenute ad occuparsi personalmente della cura dei propri figli in tenera età (ed il correlato diritto dei figli a godere dell'affetto e delle cure delle proprie madri recluse) anche in contesto detentivo, quando eccezionali esigenze di cautela non consentano di concedere loro gli arresti domiciliari. Nessuna condanna penale può autorizzare a sottrarre d'imperio un neonato alla propria madre, a meno che essa non venga motivatamente giudicata incapace di accudirlo. 

Per converso, lo straordinario clamore mediatico che circonda il caso in questione, come tanti altri, sembra ammantare di normalità anche una simile incondivisibile decisione giudiziaria, nel cinismo della cronaca che deborda in pubblica invettiva contro il colpevole.
Signor Ministro, faccia sentire la Sua voce. L'Unione Camere Penali crede nella svolta impressa alla cultura dell’esecuzione ed alle parole significative ed innovative e soprattutto in linea con la legislazione interna e comunitaria, con le quali ha sostenuto la necessità di una complessiva riforma del sistema. Quanto accaduto è l'ennesimo inaccettabile segnale della distanza di quella cultura della dignità della persona che troppo spesso governa l’amministrazione della giustizia, l’esecuzione delle pene detentive e l’utilizzo dello strumento custodiale.


La Giunta dell'Unione Camere Penali Italiane
L'Osservatorio Carcere UCPI

1 commento:

  1. DOMENICO BATTISTA

    Questa volta non basta dire "bravo" all'amico Camerlengo , ma qualcosa di più, perché coglie perfettamente il punto centrale del tema in discussione.

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