martedì 6 ottobre 2015

"Già il fatto che Maradona mi conosca, per me è tantissimo..." SARRI, UN VERO SIGNORE D'ALTRI TEMPI!

 Risultati immagini per troisi e la casa umile ma onesta

Sicuramente c'entra anche la ricerca di una anti Roma in funzione scudetto, visto che la Juventus, dopo quattro scudetti di fila, ricordiamolo, e tre partenze super eccellenti (Tevez, Pirlo e Vidal, nell'ordine : non dimentichiamo nemmeno quelle) , in campionato è partita in maniera disastrosa e oggi dista 10 punti dalla vetta, con TUTTE davanti (compreso il disastrato Milan, che in prospettiva appare però messo peggio).e soggiornando, incredibile a vedersi, nella parte destra della classifica.
Negli ultimi due anni, specie nella stagione 2013-2014, senza una Juve straordinaria, la Roma avrebbe vinto il titolo, staccando nettamente tutte le altre concorrenti. Invece è finita 17 punti dietro i bianconeri, in tutte e due le occasioni. Quest'anno, come detto, la Juve è in fase di ricostruzione, e quindi sono altre le rivali per il titolo.
Tra queste, guardo con speranza il Napoli, anche lui partito maluccio, e infatti ha solo 4 punti in più dei bianconeri, ma che ha stracciato tutte le squadre di "vertice", se così si possono definire, e cioè Lazio (sepolta con cinque gol), Juventus (2-1 ma prevalendo oltre il punteggio) e Milan (stracciato a San Siro).  La Roma, per dire, ha finora avuto un solo scontro diretto, con la Juve, vinto peraltro in modo netto (è anche la partita più convincente dei giallorossi, ché il pareggio decantato col Barcellona è stato ottenuto in casa, con un gol miracoloso da metà campo, e con un catenaccio degno del miglior Paron Rocco), tutte le altre partite erano in discesa e ciononostante ne ha steccate ben tre (Verona, Sassuolo e Sampdoria), raccogliendo al momento due soli punti più degli azzurri.
Sperare dunque si può, anche perché il Napoli ha probabilmente l'attacco più forte della seria A, con Higuain e un finalmente esploso Insigne (speriamo che duri) , oltre a Martens e Callejon. In difesa è tornato un portiere vero, il reparto sembra migliorato anche perché forse meglio protetto dal centrocampo. Eppure la campagna acquisti del Napoli era stata deludente, e infatti i tifosi molto avevano mugugnato (eufemismo).
La differenza, ipotesi, potrebbe stare nel cambio di allenatore, con la partenza del monolitico Benitez, mai ben inserito nella seria A italiana, e l'arrivo di Sarri, "umile e onesto", per richiamare i termini di un grande napoletano, Massimo Troisi. 
Sarri mi conquistò quando, in una conferenza stampa, si disse emozionato per i complimenti ricevuti  da Eto - un monumento del calcio recente, pluri campione d'Europa - dopo Empoli Sampdoria dello scorso anno.
Così come straordinaria la risposta al commento non benevolo - ma legittimo - di Maradona che lo aveva definito non adeguato alla panchina azzurra :  «Già il fatto che Maradona mi conosca, per me è tantissimo...»
Il suo stare in tuta in campo, a differenza di tutti i mister azzimati in elegantissime divise sociali, è un'altra cosa fuori tempo che da la cifra dell'uomo.
So perfettamente che i miei amici partenopei non tifosi del Napoli - pochi in effetti - non condivideranno minimamente il mio auspicio e mi ricorderanno i fuochi di fuorigrotta per la sconfitta della Juventus in finale di Champions, solo per citare l'ultimo episodio di tifo contro. 
Li capisco, e sicuramente se vivessi a Napoli la penserei come loro : a TUTTI lo scudetto meno che alla squadra della città, in "odio" ai suoi tifosi. 
Ma vivo a Roma....


Il Corriere della Sera - Digital Edition

Sarri, le idee giuste rilanciano Insigne




 

NAPOLI Comunque vada in futuro, Maurizio Sarri a Napoli ha già fatto un’impresa straordinaria: ha rimesso insieme i cocci lasciati dall’illustre predecessore Benitez e ha restituito carattere e voglia di vincere a una squadra per otto undicesimi uguale a quella che sempre l’illustre predecessore aveva depresso fino a farla scivolare al quinto posto.
Che sia maestro di calcio, a dispetto di una carriera fino a ieri consumata in provincia, lo dicono troppi esperti per non crederci sulla parola, oltre ovviamente alla stagione dell’Empoli l’anno scorso e a quello che sta facendo adesso il Napoli. Che sia uomo intelligente lo dicono invece le sue scelte, e non solo quelle tattiche. Chi altri, per intenderci, avrebbe replicato così a Maradona che lo definiva «inadeguato» per la panchina azzurra: «Già il fatto che Maradona mi conosca, per me è tantissimo...»? Una risposta che è più micidiale di un cucchiaio dal dischetto, il fuoriclasse qui non è il mito argentino ma l’empolese nato a Napoli nella Bagnoli operaia dell’Italsider. Che è stata una delle sue prime mete, quando è tornato, perché l’Italsider, dove il suo papà lavorava, non c’è più, ma c’è il quartiere e c’è la sua vecchia casa, e lui che ci visse solo nei primi tre anni di vita e non poteva ricordarsene, ha voluto vedere l’uno e l’altra come fosse la prima volta.
In un mondo dove le divise societarie sono firmate dai più famosi stilisti, lui indossa sempre la tuta, e non è un vezzo né una ribellione: è un modo di essere. Uomo di campo, lo si potrebbe definire senza troppa fantasia. Ma anche uomo di spogliatoio, perché il Napoli che dopo quell’inizio balordo contro il Sassuolo si è ripreso fin quasi a incantare, e sicuramente a divertire, lo ha costruito per metà da una parte e per metà dall’altra.
Il modulo certamente conta, e Sarri che era partito con uno schema in mente — il trequartista dietro a due punte — ha saputo cambiare idea (come non fece mai l’illustre predecessore) per restituire a ognuno dei suoi uomini il proprio ruolo, ricevendo in cambio successi e gol come questo Napoli non ne aveva mai fatti (5 vittorie e 18 gol in 6 partite tra campionato e Europa League). Se Insigne oggi è tra i migliori giocatori della serie A lo deve al suo talento ma anche al suo allenatore, che lo aveva inventato rifinitore e poi è tornato sui suoi passi riportandolo nella linea a tre d’attacco dove Lorenzo sa muoversi come pochi.
E se invece Higuain non passa più metà del suo tempo a lamentarsi con gli arbitri, ma segna e se non segna fa segnare, non è una questione di moduli. Centravanti era e centravanti è, il Pipita. Solo che ora è sereno, sorride, come Sarri auspicò durante il ritiro di luglio, quando l’argentino era ancora in vacanza. E se viene sostituito non si adombra ma per prima cosa va ad abbracciare il tecnico, o almeno a dargli il cinque. Pure questo conta, si vince anche con l’armonia e l’affiatamento. E quelli non si insegnano a Coverciano.

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