lunedì 2 novembre 2015

RIMPIANGERE RIMPIANGERE RIMPIANGERE

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Ricordate il celebre "resistere resistere resistere " di Saverio Borrelli ? Non rimpianto capo della procura milanese ai temi di Mani Pulite ?
Pierluigi Battista  gli fa il verso e declina il suo - nostro "rimpiangere, rimpiangere, rimpiangere" per una figura di giudice discreto, scrupoloso, garantista, nel senso di rispettoso delle regole e del principio di presunzione di non colpevolezza, non politicizzato e ancor meno maniaco dei media e della pubblicità.
Esistevano giudici così ? Qualcuno sì, chiosa il giornalista, e io aggiungo con orgoglio che uno era mio padre.



La nostalgia per i giudici non in cerca di notorietà



Forse ha ragione Massimo Bordin: forse giudici come si vorrebbe che fossero i giudici non ve ne sono mai stati, e neanche la nostalgia, come è noto, è più quella di una volta. Però, anche sull’onda delle ultime esternazioni di un giudice che anticipa sui social network le idee alla base dei verdetti che emetterà, che nostalgia struggente per i giudici che parlavano solo con le sentenze. Che se ne stavano chini sui codici e le carte della giurisprudenza invece di rilasciare interviste, farsi applaudire ai convegni, atteggiarsi a capipopolo. Giudici che studiare studiare studiare invece che resistere resistere resistere contro il governo che stava loro antipatico. Che inviavano avvisi di garanzia, o come diavolo si chiamavano, prima agli indagati e poi ai giornali. Che non vedevano l’ora di far uscire migliaia di pagine di intercettazioni telefoniche sui fatti privati anche di persone non indagate. Che non facevano conferenze stampa dando alle inchieste nomi suggestivi di modo che i giornali ne parlassero con più spazio. Che nelle conferenze stampa non emettevano già giudizi di colpevolezza attenendosi al principio costituzionale, questo ferrovecchio da compatire, questa mania garantista di quattro rompiscatole, della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.
   Che nostalgia per magistrati e giudici formalisti, convinti che nello Stato di diritto la forma è tutto e che il sostanzialismo, l’andare al sodo senza rispettare garanzie e diritti, sia l’inizio della barbarie. Che cercavano faticosamente le prove di quello che sostenevano e giudicavano se c’erano prove sufficienti per condannare qualcuno. Giudici che si vergognavano un po’ della notorietà e non telefonavano in continuazione ai media per far circolare il proprio nome. Giudici che volevano apparire imparziali, addirittura terzi. Giudici scrupolosi, che non protestavano se un provvedimento del governo accorciava di qualche giorno le meritate vacanze. Giudici e magistrati che non volevano sottoporre le leggi in discussione in Parlamento al loro vaglio preventivo. Giudici che rispettavano scrupolosamente il principio della separazione dei poteri, che non è un’invenzione di Al Capone ma di un garantista peloso (chissà perché i garantisti sono «pelosi») come Montesquieu. Giudici che non postavano detti su Facebook riguardanti materie su cui dovevano esprimersi con le sentenze. Mai esistiti giudici così? Qualcuno sì. Che nostalgia. Rimpiangere, rimpiangere, rimpiangere.

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