giovedì 12 novembre 2015

"TUTTE INFAMITA'" . I GUAI DI DE LUCA, SCERIFFO OPACO

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De Luca è un osso duro da rodere per tutti, e lo sarà anche per i magistrati. Però il nuovo guaio è serio, e sicuramente al Nazareno staranno maledicendo il giorno in cui lo sceriffo di Salerno ha imposto la sua candidatura al governo della regione Campania.
La possibilità della millanteria, con qualcuno che si è venduto il "favore" del giudice Scogliamiglio, passando come tale un verdetto favorevole,  senza che la stessa ne sapesse nulla, semplicemente ipotizzando (o magari anche sapendo, per una chiacchiera privata) la decisione favorevole al governatore neo eletto, non è assolutamente fantasiosa.
Accade eccome, e lo so con certezza familiare.
CI fu un tempo in cui mio padre fu presidente di quello che allora si chiamava Tribunale della Libertà, oggi è del Riesame, e decideva sulle richieste di scarcerazione per gli indagati in stato di custodia cautelare. Mio padre era un fiero e convinto garantista, e quello sicuramente non era il posto giusto per lui, almeno dal punto di vista della procura di Roma, che trasse un bel respiro di sollievo quando lo lasciò per altro incarico.
Ebbene, so per certo che almeno un avvocato, ma posso pensare anche altri, a suo tempo millantò "la mossa", in gergo romano il "favore" da parte del giudice, purché adeguatamente compensato.
In realtà il difensore scommetteva anticipatamente su un accoglimento del ricorso difensivo, sapendo come, con ottime probabilità, data l'inconsistenza degli elementi addotti per giustificare a carcerazione preventiva, mio padre avrebbe revocato la misura e rimesso in libertà il cliente.
Uno ingenuo dirà : ma perché commettere un reato, piuttosto che, per esempio, attribuire alla propria bravura l'esito favorevole del ricorso ?  Semplice : un delinquente paga, senza fiatare (ovviamente a risultato acquisito, e comunque non ha dubbi sulla eventuale restituzione di quanto versato in caso che qualcosa vada storto...) qualcosa che "compra", e di cui dunque ha ragionevole certezza, mentre è sempre pronto a discutere e tirare sull'onorario...
Mio padre non ebbe mai problemi, sospetti di sorta, famoso per la sua probità. Alla procura, ripeto, non piaceva, ma lo rispettavano, sapendo che era solo affetto da una brutta malattia : il garantismo.
Però, ripeto, qualche avvocato  ci fece qualche soldino attraverso questa millanteria.
Magari la Scogliamiglio dice la verità.
Anzi, al momento bisogna crederle, in attesa della prova contraria.
Ma la posizione di De Luca è diversa, e politicamente più delicata.
L'uomo, col carattere che si ritrova, se ne frega, ma certo Renzino non sarà contento di questa ennesima tegola.



Il Corriere della Sera - Digital Edition

Il governatore e le «infamità»


di Fulvio Bufi

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Eccolo, Vincenzo De Luca il giorno dopo la bomba dell’inchiesta. Chiama a raccolta i giornalisti per spiegare quanto fatica a contenersi di fronte a «tante infamità».



NAPOLI È in un passaggio del capo di imputazione contenuto nel decreto di perquisizione esibito dalla polizia a Nello Mastursi, la sintesi di ciò che la Procura di Roma contesta a Vincenzo De Luca.
«Con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso e in tempi diversi — scrivono i pm — Anna Scognamiglio, magistrato presso il tribunale civile di Napoli e giudice relatore nella fase di merito del ricorso intentato da De Luca contro la sospensione dalla carica di presidente della Regione, abusando della sua qualità e dei poteri decisionali, in concorso con il coniuge Guglielmo Manna (...) e minacciando De Luca, per il tramite di Vetrano e Mastursi, di una decisione a lui sfavorevole da parte del tribunale, inducevano il medesimo a promettere a Manna la nomina a una importante carica dirigenziale nella sanità campana».
Perciò anche De Luca è finito nell’elenco degli indagati anziché essere ritenuto parte lesa, come invece lui sostiene, ed entrare nell’indagine solo in qualità di persona informata dei fatti. Di fronte alla minaccia che secondo l’indagine ha subito, non si è opposto, non ha denunciato, ma ha promesso la nomina che Manna voleva.
Lui non è il solo a smentire questa tesi degli investigatori. Lo fa anche la giudice Scognamiglio che dice di non conoscere «né De Luca, né Mastursi, né Vetrano, con i quali non ho mai avuto contatti di alcun genere, né, quindi, ho loro mai chiesto, né potuto chiedere, alcun favore né per me né per mio marito». Altri potrebbero averlo fatto, aggiunge , sfruttando «il mio nome e la conoscenza del fatto che ero stata designata quale relatrice del processo De Luca».
Scognamiglio prende le distanze anche dal marito: «L’unico elemento indiziante a mio carico, è costituito dal fatto che beneficiario della richiesta illecita sarebbe mio marito», con il quale però «i rapporti sono fortemente incrinati tanto da indurmi, già tre anni orsono, a presentare un ricorso di separazione».
La posizione del magistrato è ora all’esame del Csm: il vicepresidente Legnini ha già convocato una riunione straordinaria della prima commissione, e le decisioni dovrebbero arrivare in tempi brevi.
Andrà invece sicuramente per le lunghe lo scontro politico che si inasprisce con l’inchiesta. I 5 Stelle preparano una mozione di sfiducia a De Luca in consiglio regionale e chiedono a Renzi di rimuoverlo. E pure il centrodestra va all’attacco. Durissimo l’ex governatore Caldoro: «La menzogna di De Luca sporca la regione».
 






1 commento:

  1. cari pidioti, chi è causa del suo mal pianga se stesso...
    e io godo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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