mercoledì 11 novembre 2015

3 METRI UNA CELLA ? PURE TROPPI !

Risultati immagini per celle carcere san vittore


Per molte persone, sicuramente quelle che "hanno perso l'innocenza", come mirabilmente ha scritto oggi sul Corsera Michele Ainis ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2015/11/gli-italiani-colpevolisti-e-che-hanno.html ) , la decisione di risarcire un detenuto perché costretto a scontare la pena in una cella di appena 3 mq sarà vissuta come peggio che incomprensibile : sciagurata, scandalosa (se non peggio)
Perché le pigioni non "sono un albergo" , e se quello era in galera, ben si meritava di stare come un cane. In fondo, stanno lì per espiare no ?
"Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
E mo'  'ste minchiate chi le ha dette ??
Quelli che hanno scritto la costituzione (art.27).
Vabbè, si vede che quel giorno avevano bevuto !






Quel supplizio in cella da otto euro al giorno

GIAN ANTONIO STELLA
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Qual è la superficie di un letto? Poco meno di due metri quadri. Si può cucinare, mangiare, giocare a carte, leggere e vivere con un minimo di dignità in un altro metro quadro? No, ha risposto il giudice della I Sezione civile del tribunale di Genova Maria Cristina Scarzella. E nella scia di qualche altra (rara) sentenza ha condannato lo Stato a risarcire Adrian Claudiu Florea con 4.328 euro. Per 541 giorni. L’uomo non è un pericolosissimo «Nemico Pubblico n.1». Non è mai finito neppure nell’archivio dell’Ansa. Era stato incarcerato per un reato che il verdetto non precisa ma certo non doveva essere particolarmente infamante. E dopo avere scontato la sua pena, per un totale di 721 giorni, era stato espulso e rimandato al suo Paese d’origine, in Romania. «Aveva appunto questa “aggravante”: era rumeno», ironizza la legale genovese Alessandra Ballerini, che anche per conto dell’«Associazione Antigone» ha seguito tutto l’iter processuale. In base alla legge europea, l’avvocato aveva chiesto il risarcimento perché l’uomo a San Vittore aveva avuto a disposizione per tutto il periodo una «superficie pro capite di mq 3» e durante quella nel carcere di Cremona lo stesso. Quanto agli ulteriori periodi di carcerazione, in cui aveva condiviso la cella con altro detenuto, «la superficie al netto del mobilio era pari a 7,24 mq, per cui la superficie pro capite era pari a 3,6 mq. Quindi di poco superiore a quanto stabilito dalla Corte Europea».
   In ogni caso, scrive il giudice, «deve escludersi dalla superficie “disponibile” quella dell’annesso locale bagno, poiché, se è vero che la disponibilità in cella di un bagno separato, adeguatamente accessoriato e fornito di acqua corrente, rappresenta certamente un fattore positivo di cui tenere conto ai fini della valutazione delle condizioni detentive, è anche vero che la superficie di tale locale, per la sua specifica destinazione, non può computarsi nella quantità di spazio “vitale” assegnato a ciascun detenuto».
   Al contrario, lo «spazio fruibile per la vita quotidiana» è anche «quello, non occupato da arredi fissi, eventualmente destinato a “cucina”, poiché il confezionamento del cibo e dell’approntamento dei generi alimentari e delle bevande costituiscono un momento significativo della vita quotidiana, anche sotto l’aspetto della socializzazione». Un Paese serio, oggi, non può tenere i detenuti come l’abate Faria nella cella al Castello d’If.
Detto questo: il prezzo del supplizio di una prigionia in meno di 3 metri quadri vale davvero solo otto euro al giorno?

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