sabato 12 dicembre 2015

E POI CI SONO LE MADRI DEI CONDANNATI (FORSE INNOCENTI)

Risultati immagini per elisabetta stasi

 In genere cercano di azzittirti tirando in ballo la frase : se fosse stata figlia tua…
Recentemente un argomento del genere me lo sono sentito obiettare persino da persona di grande intelligenza, a dimostrazione che la facile retorica è vizio in cui possono incorrere tutti, anche i migliori.
Quindi non mi stupirò se ci saranno persone che leggendo le mie considerazioni sulla sentenza della Cassazione che conferma la condanna definitiva ad Alberto Stasi ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2015/12/laccusa-chiede-di-rifare-il-processo-la.html ) chioseranno nel tristo, povero modo di cui sopra.
Però non ci sono solo i genitori delle vittime, ci sono anche quelli degli imputati, che hanno le loro convinzioni, esattamente come i primi, si battono per l'innocenza del loro figlio, e qualche volta ci muoiono pure, com'è accaduto a Nicola Stasi, che ha lottato come un leone convinto che Alberto non fosse colpevole (a dire il vero, anche due corti della Repubblica lo sono state, e persino il rappresentante dell'accusa ieri, in Cassazione, ha espresso forti dubbi, criticando aspramente le motivazioni della sentenza di condanna).
La mamma di Chiara Poggi è convinta che giustizia sia stata fatta.
Speriamo abbia ragione lei.
Per l'altra mamma inizia un altro tipo di inferno.


 

 Il Corriere della Sera - Digital Edition

 Il tormento di Elisabetta, l’altra mamma silenziosa
GIUSI FASANO




Nell’ombra e nel silenzio, aspettando e piangendo. Elisabetta, la madre di Alberto Stasi, è sempre rimasta in disparte. Otto anni e quattro mesi a tormentarsi e a sperare che quel figlio, quel suo unico figlio, non gli fosse portato via dalla giustizia. Fino al giorno di Natale del 2013 c’era suo marito Nicola, faceva tutto lui. Ma quella notte il cuore di Nicola si è arreso a una malattia e nell’esatto momento in cui sullo schermo il battito cardiaco è diventato una linea retta, lei e Alberto hanno capito che sarebbe stato tutto più difficile. Elisabetta ha pianto, ci saranno stati mille e mille momenti di disperazione, ci saranno state così tante notti in bianco da non contarle nemmeno più. Davanti all’omicidio di una ragazza di 26 anni, davanti alla crudeltà di quel corpo buttato giù dalle scale e davanti a un’inchiesta che ha sempre avuto soltanto Alberto come indagato, è evidente che alle sofferenze di Elisabetta nessuno abbia mai badato. Se di famiglia si è parlato è sempre successo con i nomi di Alberto e Nicola. Nicola è sempre stato accanto al figlio, ha sempre seguito le udienze, lo ha sempre difeso davanti agli inquirenti e al mondo, non lo ha mai lasciato solo. E lei, Elisabetta, è rimasta un fantasma. Mai che si sia lasciata sfuggire una parola con i giornalisti, mai che si sia presentata con suo marito a uno dei tanti appuntamenti di suo figlio davanti alla giustizia. L’ultima e l’unica immagine pubblica che si può trovare di lei negli archivi è quella del giorno del funerale di Chiara. Era agosto del 2007, era in qualche modo un’altra vita. Si vede lei, la madre del sospettato Alberto, in lacrime mentre abbraccia suo figlio e si siede accanto a lui a un passo da Rita e Giuseppe, i genitori di Chiara.Il tempo le avrebbe insegnato ciò che lei aveva sempre saputo: che umanamente è molto più semplice e immediata l’empatia con la madre della vittima che con quella del presunto assassino. Ogni volta che i riflettori si sono riaccesi sull’inchiesta o sul processo lei ha sentito addosso gli sguardi di una comunità piccola come quella di Garlasco. E non erano sempre sguardi di compassione o di comprensione. Difficile, in certi periodi, perfino uscire a comprare il pane. Così Elisabetta ha imparato a scandire il tempo fra la casa e l’officina di autoricambi che è rimasta a gestire da sola (da qualche mese con Alberto) dopo la morte di Nicola. Un fantasma, ancora una volta. .

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