Come sempre opportunamente pungente ed arguto Michele Ainis nelle sue analisi, addirittura magico quando lapidariamente rileva come la cifra politica del governo Renzi sia quella dell'incorporazione...
E' una sorta di bilancio di fine anno, ironico ed amaro, sulla meschineria politica italiana, ricordando peraltro che certe cose sono tutt'altro che nuove, anche se il rottamatore le ha modernizzate.
Era stato Andreotti l'ideatore della politica dei due forni, che smise di funzionare con l'avvento di Craxi, abile a mercanteggiare il proprio sostegno, facendo pesare moltissimo il suo 10% dei voti (il PSI nel massimo fulgore del Craxismo non credo arrivò mai al 15) .
Renzi la sua pagnotta la inforna ovunque trovi aperto : Berlusconi, Alfano, Verdini, da ultimo anche i grillini, buoni per la nomina dei giudici costituzionali.
Non un bello spettacolo, ma tant'è.
La politica dei forni (più di due)
di Michele Ainis Quanti partiti, quante maggioranze puntellano l’esecutivo Renzi? Ufficialmente governa con Alfano, matrimonio d’amore o forse d’interesse. Tuttavia la sua riforma più importante – quella costituzionale – fu benedetta a suo tempo dal patto del Nazareno, copyright Silvio Berlusconi. Senza quest’ultimo, ma insieme a Vendola, ha fatto eleggere il presidente Mattarella. Invece con Grillo va a braccetto per le nomine in Rai (Freccero), per quelle alla Consulta (prima Sciarra, poi Modugno, Barbera, Prosperetti), per la legislazione sui temi etici (il ddl Cirinnà sulle unioni civili è sostenuto dal Pd e dai 5 Stelle).
Di volta in volta c’è chi prende cappello: la minoranza del suo stesso partito vota contro l’Italicum, Alfano minaccia interpellanze all’Onu se passa l’adozione gay. Ma le reazioni parrebbero iscriversi nella dinamica amorosa, non in quella politica. «Bugiardo, mi hai tradito» tuona per esempio Forza Italia, dopo l’accordo fra democratici e grillini sui nuovi giudici costituzionali. «Hai scelto un’altra al posto mio». Nessun peccato: in politica la fedeltà è una colpa, l’adulterio una virtù. Però in queste vicende Casanova è anche Camaleonte.
Sicché Renzi indossa la maschera di Berlusconi quando abolisce l’Imu, di Vendola quando timbra la legge sul divorzio breve, di Grillo quando promette di fare soltanto due mandati, di Salvini quando bisticcia con Merkel.
E ogni volta il pubblico applaude la controfigura, non il figuro che le sta alle spalle. Mentre frotte di parlamentari ammainano le loro insegne di partito per iscriversi al Pd. Almeno in questo caso, la copia funziona meglio dell’originale.
È la cifra politica del governo Renzi: l’incorporazione.
Anziché sfidare gli avversari in campo aperto, li saggia, li assaggia, infine se li mangia. Però stavolta il nuovo rispecchia l’antico. «Politica dei due forni», si chiamava così ai tempi d’Andreotti. Negli anni Sessanta scegliendo fra la destra dei liberali (e dei missini) e la sinistra dei socialisti, quali alleati della Dc al governo; negli anni Settanta fra socialisti e comunisti. Adesso i forni sono tre, forse anche quattro, contando Verdini. O cinque, dato che la minoranza Pd è un partito nel partito. Meglio così, la concorrenza fa diminuire i prezzi. Ovvero le pretese dei fornai, e d’altronde fu esattamente questa l’intenzione di Andreotti. Il Psi vuole una banca, un ministero, una leggina di favore? Gli converrà abbassar la cresta, sennò
In quegli anni ormai lontani l’Italia attraversò un periodo di sviluppo, di crescita economica e civile. Ma all’interno d’una democrazia bloccata, senza ricambio alla guida del governo. Palazzo Chigi era una dependance di Palazzo Cenci-Bolognetti, sede storica dei democristiani. Nell’ultimo ventennio, viceversa, abbiamo sperimentato un sistema bipolare, alternando esecutivi di destra e di sinistra. E adesso siamo qui, dinanzi all’ultima curva del circuito. Laggiù, sull’orizzonte, s’intravede già il traguardo. È
Già, l’Italicum. Carta vince, carta perde. Ma la vittoria va al partito, non alla coalizione. Se i nanetti vogliono spazio, dovranno chiedere asilo nelle liste dei giganti, di quei due o tre partiti in grado d’accaparrarsi il premio di maggioranza. Venendone, per l’appunto, incorporati , com’è già successo a Scelta civica nei riguardi del Pd, come domani, forse, succederà ad Alfano. Da qui la strategia del nostro premier, durante questo biennio di governo: dopotutto, lui si sta portando avanti col lavoro.
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