Così anche in Spagna gli elettori sono andati a dormire senza sapere chi ha vinto, o, più precisamente, chi li governerà.
E da noi l'infanta della Boschi - chi, come me, sperava che la grana del padre e della banca dell'Etruria avrebbe comportato un periodo di riposo esternativo da parte della ministra bonazza, è rimasto deluso - non ha perso l'occasione per dire che con l'Italicum questo non accadrebbe. Ma possibile che questi non stiano mai zitti ?
Intanto, proprio loro, che si sono cuciti addosso un sistema elettorale a proprio uso e consumo ( e trattandosi delle famose "regole del gioco", quelle che si "fanno insieme", come quel pinocchio di renzino diceva ere fa, non è di per sé una bella cosa), probabilmente dovranno fare la pessima figura di rimetterci mano, perché la sfida tra singoli partiti non sono più sicuri di vincerla, con il PD sceso al 31% nei sondaggi e i grillini saliti al 29... E quindi ecco che torna d'attualità il premio alla coalizione vincente, oggi escluso.
Ma a parte questo, il 40% necessario per far scattare il premio di maggioranza ( il compianto porcellum non aveva asticelle e per questo renzino lo piange tutti i giorni, la domenica due volte, ma è il motivo per cui fu ghigliottinato dalla Consulta) al primo turno in questo momento in Italia non c'è nessun partito che può nemmeno avvicinarlo ( qualcuno crede alle panzane propagandistiche renziane in materia ? vuole scommettere con me ? Riccardo, Cataldo ? qualche soldino facile mi piacerebbe ) . Quindi l'"invenzione" resterebbe il ballottaggio.
E qui casca l'asino, come i sondaggi recenti - ultimissimo quello di Pagnoncelli - rivelano, oggi in caso di ballottaggio tra pentastellati e piddini avrebbero più probabilità di vincere i primi.
La ragione è semplice. L'elettorato di destra, quello più arrabbiato, già adesso vota gli ortotteri. La sinistra - sinistra, quella radicale, voterebbe Grillo. A quel punto la salvezza per renzino potrebbe venire solo dagli elettori moderati, a cui infatti lui fa una gran corte. Ritengo che molti, piuttosto che vedere i grillini a palazzo Chigi, voterebbero PD, ma altrettanti tanti si asterrebbero.
Insomma, uno scenario da brivido.
Ma a parte questo, ragioniamo in astratto, e quindi la logica che la più "forte minoranza ", come l'ha definita uno stanco Sabino Cassese (gli anni pesano) prevalga per garantire la famosa "governabilità". Secondo questo principio in Portogallo e in Spagna dovrebbe governare il centro destra e invece no, perché, non essendoci lì super premi finalizzati a drogare fino ad alterare il responso elettorale, chi ha preso più voti non ne ha presi ABBASTANZA.
Di qui la necessità di formare delle alleanze, e questo, in Portogallo ieri e sembra in Spagna domani favorirà la sinistra.
Posso essere io contento di questo ? Ovviamente no.
EPPURE ritengo meno ingiusto questo che un sistema dove, tramite artifici numerici, una forza che non è riuscita ad avere un consenso sufficiente poi governi DA SOLA, come se veramente rappresentasse la maggioranza dei cittadini.
E' un concetto che ormai vado ripetendo fino alla noia, ma ad ogni tornata elettorale che si realizza trovo conferma della validità del mio ragionamento e dell'idiozia di quello di Boschi, renzino e compagni.
In Spagna Parlamento frantumato: e adesso? Cresce l’ipotesi di un governo di sinistra anti-Pp
Rajoy è primo, ma lontano dal 50% dei seggi. In salita lo scenario «Grande coalizione» perché i socialisti (secondi) guardano a Podemos. Dalla seconda votazione in Parlamento basterà la maggioranza semplice
AP
Pedro Sanchez, 43 anni, leader del Psoe
21/12/2015
inviato a madrid
Scenari, possibilità, ostacoli. La frammentazione del Congresso spagnolo, frutto del voto di ieri, restituisce un quadro politico assolutamente difficile da definire. Però, se si vuole evitare il ritorno alle urne, è necessario trovare un schema che sia in grado di sostenere un governo.
Nessuno ha la maggioranza assoluta, quindi nasceranno per forza governi di coalizione?
Sicuramente servirà l’unione di più forze per formare una maggioranza, ma attenzione perché il sistema politico spagnolo è molto diverso da quello italiano. Specialmente per quanto riguarda l’investitura del capo del governo.
In che senso?
Non esiste il voto di fiducia, anche se il governo deve avere il voto del Congresso (non del Senato).
Dunque, su 350 deputati ne servono 176?
Questo è vero solo in parte. Perché nella prima votazione è necessaria la maggioranza assoluta, ma nella seconda - dopo 48 ore - basta la maggioranza semplice.
E questo cosa significa?
Significa che un gruppo politico potrebbe anche decidere di dare un appoggio esterno a un governo, astenendosi. Così si abbassa il quorum e di fatto si forma un governo di minoranza.
Il Partito Popolare può farcela?
Questo è ciò che Rajoy cercherà di fare. Essendo il Pp il partito più votato, tocca a lui tentare di formare un governo che possa godere dell’appoggio di altri partiti. O meglio, che abbia il minor numero di voti contrari.
Come potrebbe?
Un accordo solo con Ciudadanos, che è il suo alleato naturale, non basterebbe. Avrebbero 163 seggi e ce la potrebbero fare solo in caso di astensione del Psoe, cosa poco probabile. O di Podemos, che è praticamente impossibile.
Dunque che possibilità ha Mariano Rajoy di restare al governo?
Solo un accordo con il Psoe lo salverebbe: 213 seggi, una maggioranza chiara e stabile. Ma Pedro Sanchez, segretario dei socialisti, nella notte subito dopo i risultati ha fatto capire che non è interessato a questo tipo di accordo «alla tedesca».
E se Rajoy non riesce a formare un governo?
Tocca ai socialisti, arrivati secondi. Sanchez sta già preparando la sua strategia.
Con chi potrebbe allearsi?
L’ipotesi più probabile, anche se per nulla scontata, è quella di un maxi-cartello formato dai partiti di sinistra e da quelli autonomisti, o comunque con un appoggio esterno di questi ultimi. Lo hanno già fatto alle ultime amministrative di maggio. Un’alleanza solo con Podemos e Izquierda Unida, infatti, non basterebbe: 162 voti a favore e 189 contrari.
Ciudadanos potrebbe entrare in questo schema?
Numericamente sì: con l’astensione del partito di Rivera, la coalizione Psoe-Podemos avrebbe più voti a favore che contrari. E una coalizione dei tre partiti avrebbe addirittura 199 seggi. Ma politicamente è uno scenario molto difficile: Ciudadanos ha già detto che non favorirebbe mai la formazione di un governo con Podemos, partito che vuole il referendum E in Catalogna (pur essendo contro l’indipendentismo).
E un patto tra Psoe e Ciudadanos?
Da soli, non ce la farebbero (solo 130 seggi). Tecnicamente potrebbero farcela se il Pp favorisse questa formazione astenendosi (sarebbe una strategia per evitare di inglobare Podemos nel governo), ma è uno scenario dato per improbabile. Oppure se il Pp fosse l’unico a votare contro e tutti gli altri partiti si astenessero (difficilissimo). Idem se i voti contrari fossero solo quelli di Podemos.
Se nessuno di questi scenari portasse alla formazione di un governo?
Dopo due mesi di trattative e consultazioni, in cui il re Felipe VI giocherà un ruolo fondamentale da “arbitro” super partes, si tornerebbe alle urne.
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